Il governo ha approvato quattro decreti interministeriali in merito alla vendita di prodotti contenenti farine di insetti. A firmarli sono stati i ministri di Agricoltura e Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, e della Salute, Orazio Schillaci.
I provvedimenti sono stati notificati alla Commissione europea che ha 90 giorni per dare il suo parere e in caso di mancata risposta vale la regola del silenzio-assenso. Per diventare effettivi dovranno poi essere pubblicati in Gazzetta ufficiale.
I DECRETI
Dopo l’autorizzazione della Commissione europea all’immissione sul mercato di locusta migratoria, larva gialla della farina, farina di grillo e larva del verme della farina minore, il governo, che ha sempre dichiarato battaglia ai novel food, ha inviato a Bruxelles quattro decreti interministeriali – uno per ogni specie – indicando regole, indicazioni e obblighi per la commercializzazione di questi prodotti.
ETICHETTATURA CHIARA
In particolare, i ministri chiedono che i cibi al cui interno sono presenti farine di insetti abbiano un’etichetta con caratteri visibili e leggibili in cui dovranno essere indicate la percentuale, la provenienza e le eventuali reazioni allergiche relative alle farine.
“Alla base dei provvedimenti firmati oggi vi è il principio della trasparenza su cui si fonda la capacità di scelta di consumatori, che devono sapere come un prodotto è stato realizzato, da dove proviene e con cosa è fatto, per esser liberi di utilizzarlo o meno”, ha dichiarato Urso.
A oggi comunque solo le aziende che hanno fatto richiesta alla Commissione europea hanno l’autorizzazione a immettere sul mercato di questi nuovi prodotti.
SCAFFALI SEPARATI
I prodotti dovranno, inoltre, avere degli scaffali dedicati, segnalati con appositi cartelli, e separati dai prodotti “tradizionali”.
“Il nostro obiettivo – ha spiegato Lollobrigida – è dare informazioni chiare e rafforzare la capacità di discernimento delle persone rispetto al tema fondamentale dell’alimentazione. Non considero gli insetti in concorrenza con i cibi della Dieta Mediterranea, ma ritengo fondamentale evitare che i prodotti del Made in Italy siano confusi con queste farine. Per questo occorre una etichettatura specifica su questi prodotti”.
TRATTAMENTO SPECIALE PER PASTA E PIZZA
Infine, un’attenzione particolare verrà data a due prodotti simbolo della dieta mediterranea e made in Italy, la pasta e la pizza, per i quali si vuole applicare il divieto di utilizzo di farine di insetti: “Vigileremo con attenzione anche grazie al rigoroso controllo dei carabinieri dei NAS sia nell’utilizzo di queste farine sia nel rispetto degli obblighi di trasparenza e di tutela della salute. Questo Governo vuole difendere i consumatori da eventuali commistioni, con l’utilizzo di farine da insetti nei nostri prodotti tipici come pasta e pizza”, ha concluso Schillaci.
RISCHI PER LA SALUTE
Per quanto riguarda l’eterno dibattito sulla sicurezza delle farine di insetti, citato anche dal ministro della Salute – “Chi acquista questi prodotti a base di farine di insetti deve sapere che c’è un rischio di allergia anche se adesso non sappiamo quantificare quanto nello specifico” – Agostino Macrì, già direttore del Dipartimento di Sanità Alimentare dell’Istituto superiore di sanità e consulente per la sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori, ha spiegato che è giusto segnalare sempre cosa è contenuto negli alimenti, ma ha anche rassicurato sul loro utilizzo.
La farina di grilli, ha precisato, “si ottiene con una tecnica di allevamento e produzione molto precisa, non dobbiamo pensare che si utilizzino i grilli selvatici, e il controllo è garantito […] è fatta seguendo sempre le medesime procedure e dal punto di vista sanitario è ineccepibile: non ci sono organismi patogeni, micotossine, metalli pesanti, idrocarburi”.
LE REAZIONI
La filiera alimentare italiana, come era prevedibile, plaude ai decreti varati dal governo. A partire da Federico Caner, coordinatore nazionale della Commissione Politiche Agricole della Conferenza Regioni, che ha lavorato con il governo sui decreti: “L’utilizzo di farine provenienti da insetti va ben esplicitata, così come i possibili rischi per la salute. Occorrono informazioni chiare sulle confezioni di tutti questi prodotti, inclusa la loro esposizione al pubblico in scomparti ben identificabili e in scaffalature dedicate”.
Caner si oppone inoltre alla definizione di questi novel food: “Non chiamiamole farine. Va tolta la parola farina per evitare la confusione con le farine vere, quelle di frumento e mais, non vogliamo che si approprino della parola”. In realtà, i regolamenti Ue parlano di “polvere”.
“L’indicazione della presenza di farine di insetti con grande evidenza è importante per garantire la libertà di scelta della maggioranza degli italiani che vogliono evitarli ma anche per tutelare la salute di quanti sono sensibili ai rischi di reazioni allergiche che sono stati evidenziate dall’Autorità Alimentare Europea (Efsa)”. È quanto dichiarato da Coldiretti, un cui sondaggio afferma che il 54% degli italiani è contrario agli insetti a tavola, il 24% è indifferente, il 16% si dice favorevole e il 6% non ha risposto.
Soddisfazione anche da parte di Assipan Confcommercio, l’Associazione Italiana Panificatori: “Pur comprendendo i processi di globalizzazione e i relativi cambiamenti nel modo di alimentarsi, sentiamo il dovere di tutelare il buon pane fresco artigianale italiano ricco di storia e di tradizione. Ben vangano in tal senso norme che agevolino acquisti consapevoli. Condivido pienamente le parole del ministro Lollobrigida”, ha affermato il presidente Antonio Tassone.
I NUMERI DEL SETTORE
Ma cosa dicono i numeri del mercato delle farine di insetti? Per Cia-Agricoltori italiani e Nomisma l’aumento dei prodotti a base di insetti in Europa sfiorerà, entro il 2030, le 260mila tonnellate che interesseranno oltre 390 milioni di consumatori.
Si legge infatti su Ansa che “il settore è cresciuto notevolmente” e “si stima possa crescere ancora: in Europa, in particolare, il valore di mercato del novel food si appresta a triplicare, passando da 82 milioni di dollari del 2018 ai 261 milioni previsti nel 2023, aprendo importanti opportunità per le aziende”.
IPIFF, organizzazione no-profit che rappresenta gli interessi del settore dei produttori di insetti, ha osservato che se a oggi gli investimenti hanno già superato quota 1 miliardo di euro, si stima che arriveranno a 3 miliardi nel 2025 ed entro il 2030 gli impiegati full time del settore saranno oltre 30mila.
Si tratta, tuttavia, di prodotti ancora di nicchia perché, come ha ricordato Macrì, sono molto cari: la farina di grillo costa circa 70 euro al chilo, mentre quella di frumento 2 e quella di soia, farina vegetale più vicina a quella dei grilli dal punto di vista nutrizionale, circa 3.
I LATI POSITIVI
Ma allora quali sono i lati positivi delle farine di insetti? Per Macrì “i prodotti a base di insetti potrebbero aiutarci nelle produzioni di origine vegetale”: “Ricordiamo infatti che gli animali non sono gli unici a incidere sulle nostre risorse ambientali: anche l’effetto della produzione di soia e mais è devastante. In Sudamerica, ad esempio, intere aree sono state deforestate per fare spazio non agli allevamenti animali, ma proprio a coltivazioni di soia e mais utilizzati per l’alimentazione di polli e maiali”.
Inoltre, ha sottolineato l’esperto, l’allevamento controllato degli insetti potrebbe “ridurre il consumo degli animali selvatici anche nei paesi asiatici, riducendo il rischio di contaminazioni e problemi per la salute”.