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Antibiotico-resistenza

Cosa fanno ministero, Aifa e case farmaceutiche contro l’antibiotico-resistenza?

Per il ministero della Salute il problema dell’antibiotico-resistenza "sta peggiorando". Inoltre l'Italia, nonostante stia riducendo l’uso di antibiotici, ne consuma comunque di più di molti Paesi europei. Fatti, numeri, rischi e rimedi

 

Da tempo diversi esperti mettono in guardia dal rischio di andare incontro a un’ondata di antibiotico-resistenza, ovvero all’incapacità degli antibiotici di combattere batteri, anche comuni. Questo solitamente accade perché si è abusato troppo di quei farmaci che quindi non risultano più efficaci.

L’Italia, l’anno scorso, risultava tra i Paesi europei con il maggior numero di decessi attribuibili alla resistenza antimicrobica, con circa 11mila morti e seconda solo alla Grecia.

Ecco quindi come le istituzioni stanno affrontando il problema.

LA CAMPAGNA DEL MINISTERO DELLA SALUTE

A metà novembre il ministero della Salute e l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) hanno lanciato uno spot, con la giornalista Francesca Fagnani come testimonial, per sensibilizzare sull’uso degli antibiotici. Come ricorda Fagnani, scegliere una cura fai-da-te, senza aver consultato un medico può infatti condurre a un consumo inutile e dannoso di medicinali che mette a rischio la propria salute e contribuisce a sviluppare batteri resistenti alle cure.

Il ministero, inoltre, ha pubblicato una serie di risposte alle domande più comuni sull’antibiotico-resistenza che, oltre a rendere il decorso della malattia più lungo e ad aumentare il rischio di complicanze, ha anche “un rilevante impatto economico per il singolo e per la collettività”.

Come sottolinea il dicastero, “un uso scorretto degli antibiotici potrebbe portarci indietro nel tempo, quando gli antibiotici non esistevano e le malattie infettive avevano frequentemente un esito fatale”.

QUANTO È GRAVE IL PROBLEMA?

A questa domanda il ministero non lascia troppo spazio alle interpretazioni. “La situazione – afferma – sta peggiorando con l’emergere di nuovi ceppi batterici resistenti a più antibiotici contemporaneamente (noti come batteri multi-resistenti), soprattutto negli ospedali. In particolare, i batteri resistenti agli antibiotici di ultima linea limitano fortemente le opzioni di trattamento per i pazienti infetti. Questi batteri possono addirittura diventare resistenti a tutti gli antibiotici esistenti, con la conseguente assenza di terapia efficace per l’eventuale paziente”.

“Senza antibiotici efficaci – prosegue il ministero – potremmo tornare all’era pre-antibiotica, quando i trapianti di organi, la chemioterapia per il cancro, la terapia intensiva e tutte le altre procedure mediche, incluse alcune cure odontoiatriche, non sarebbero più possibili senza l’insorgenza di infezioni anche gravi. Le malattie batteriche si diffonderebbero e, non potendo più essere curate, causerebbero la morte”.

L’unica possibilità a disposizione è, dunque, non abusare di questi farmaci.

I DATI SUL CONSUMO DI ANTIBIOTICI IN ITALIA…

Nel 2021, affermava l’Aifa lo scorso aprile a proposito dell’ultimo rapporto sull’uso degli antibiotici in Italia, è proseguito il trend in riduzione dell’uso di antibiotici (-3,3% rispetto al 2020), sebbene i consumi si mantengano ancora superiori a quelli di molti Paesi europei – come già riscontrato un anno fa anche dal report del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).

antibiotico-resistenza
Fonte: Aifa

Sempre nel 2021 circa 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con una prevalenza che aumenta all’avanzare dell’età, raggiungendo il 50% negli over 85. Nella popolazione pediatrica i maggiori consumi si concentrano nella fascia di età compresa tra 2 e 5 anni, in cui circa 4 bambini su 10 hanno ricevuto nell’anno almeno una prescrizione di antibiotici.

L’analisi conferma poi un’ampia variabilità regionale nei consumi, con significativi margini di miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva soprattutto nelle regioni del Sud.

Fonte: Aifa

… E SUL LORO ABUSO

Dall’analisi dei dati della Medicina Generale sulle prescrizioni ambulatoriali di antibiotici per specifiche patologie infettive, si legge nel rapporto, è emersa una prevalenza di uso inappropriato che supera il 24% per quasi tutte le condizioni cliniche studiate (influenza, raffreddore comune, laringotracheite, faringite e tonsillite, cistite non complicata).

Nel 2021 le stime osservate sono tutte in aumento rispetto all’anno precedente, in modo più evidente per le infezioni delle prime vie respiratorie, ad eccezione della cistite non complicata nelle donne, per la quale non si osservano variazioni rispetto all’anno precedente.

L’ITALIA A CONFRONTO CON L’EUROPA

Nel confronto europeo, l’Aifa riferisce che il nostro Paese fa maggior ricorso ad antibiotici ad ampio spettro, che hanno un impatto più elevato sullo sviluppo delle resistenze antibiotiche.

L’Italia inoltre è uno dei Paesi con la minor quota di consumo degli antibiotici del gruppo “Access” (47%), considerati antibiotici di prima scelta, che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dovrebbero costituire almeno il 65% dei consumi totali entro il 2030.

ALCUNI CASI DI ANTIBIOTICO-RESISTENZA

Gli Stati Uniti a inizio anno segnalavano la resistenza agli antibiotici di alcuni ceppi responsabili di malattie sessualmente trasmissibili. Il mese scorso, dopo aver escluso che circolasse un nuovo virus, l’ondata di polmoniti che ha travolto la Cina – ma anche Vietnam, Francia e Stati Uniti – ha preoccupato perché, pur essendo causate in gran parte da un batterio comune come il mycoplasma pneumoniae, ha riportato alla luce l’inefficacia dell’azitromicina, uno tra i farmaci prediletti per il suo trattamento e di cui negli ultimi anni si è erroneamente abusato anche per curare il Covid-19.

In Italia, l’Aifa riferisce infatti che i consumi complessivi nel 2021 di azitromicina, al terzo posto tra i primi 10 antibiotici più acquistati, non sono diminuiti rispetto all’anno precedente e nel primo semestre 2022 hanno registrato una tendenza in aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 (+65,5%).

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