L’antimicrobico-resistenza, causata nella maggior parte dei casi dall’abuso di antibiotici, che diventano quindi inefficaci nel combattere batteri che prima vi erano invece sensibili, è uno dei principali problemi di sanità pubblica a tutti i livelli: mondiale, europeo e soprattutto italiano.
Lo hanno denunciato l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).
Oggi lo ha ribadito presso il ministero della Salute anche la Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) che, in collaborazione con altre società scientifiche e associazioni di pazienti, ha promosso l’incontro scientifico L’antimicrobico resistenza: una minaccia globale – la prima iniziativa della seconda edizione del progetto ‘La Sanità che vorrei’.
I DATI SULL’ANTIBIOTICO RESISTENZA
I dati dell’Oms, delle Nazioni Unite e del G20 – ricorda Simit – stimano nel 2050 una mortalità per germi multiresistenti agli antibiotici analoga alle patologie oncologiche, con 10 milioni di decessi a livello globale.
Già oggi in Europa, secondo l’Oms, si verificano ogni anno più di 670mila infezioni da germi antibiotico-resistenti che causano circa 33mila decessi. Di questi, un terzo avvengono in Italia, spesso a causa proprio dell’abuso di antibiotici, rendendoci il Paese con la più alta mortalità in Europa.
In Italia, infatti, come scriveva Start citando i dati dell’Aifa, ogni anno, dal 7 al 10% dei pazienti va incontro a un’infezione batterica multiresistente con migliaia di decessi.
A fianco dell’antibiotico-resistenza, anche le infezioni correlate all’assistenza (Ica) sono un fenomeno in crescita in Europa.
LE PROPOSTE DI SIMIT
Il direttore scientifico di Simit, Massimo Andreoni, dopo aver ribadito l’urgenza di intervenire, ha ricordato che a febbraio il ministero della Salute ha approvato il nuovo Piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza 2022-2025.
“Per supportarne una concreta implementazione – ha detto -, Simit propone un tavolo tecnico che quantifichi l’impatto delle Ica in Italia, verifichi i dati di ogni nosocomio e crei un sistema di sorveglianza capillare. Inoltre, auspichiamo un impegno di tutti i direttori generali e la presenza in ogni ospedale di un infettivologo competente sul tema”.
RIDURRE LE INFEZIONI È POSSIBILE
Andreoni ha precisato inoltre che “una stewardship [strategia di gestione etica dei beni comuni e dei prodotti, ndr] antibiotica, come dimostrato dalla letteratura scientifica, può ridurre fino al 70% le infezioni resistenti agli antibiotici, soprattutto se coniugata a interventi per migliorare l’igiene degli ospedali e il lavaggio delle mani degli operatori sanitari”.
Come ha dichiarato, infatti, qualche giorno fa il professor Walter Ricciardi, ordinario di Igiene Generale e Applicata Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica Università Cattolica, campus di Roma e Presidente del nuovo Osservatorio Nazionale sull’Antimicrobico Resistenza (ONsAR): “La buona notizia è che 3 decessi su 4 di quelli correlati alle antibiotico-resistenze potrebbero essere prevenuti, la cattiva è che se non agiamo subito entro il 2050 la resistenza agli antibiotici potrebbe diventare più letale del cancro e prima causa di morte nel nostro Paese”.
IL PROGETTO SIMIT
Il presidente di Simit, Claudio Mastroianni, ha poi spiegato che l’iniziativa della Società è volta a “stimolare una concreta riflessione sulle emergenze infettivologiche che ci troviamo ad affrontare già oggi e che potrebbero degenerare con effetti su ogni piano, come ha dimostrato il Covid”.
Tra i temi che verranno affrontati in questo ciclo di incontri, infatti, Mastroianni ha detto che “vi sono spunti di attualità come prevenzione vaccinale, nuovi strumenti terapeutici, screening nelle malattie infettive come intervento di sanità pubblica, infezioni emergenti e riemergenti, cambiamenti climatici e tropicalizzazione del clima”.
“Il Covid – ha concluso il presidente di Simit – ha dimostrato come sia indispensabile un approccio multidisciplinare dal punto vista scientifico e dal punto di vista della governance un’interazione tra clinici, istituzioni, autorità sanitarie, società civile”.