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Vaiolo Scimmie Mpox

Che succede con il vaiolo delle scimmie (mpox)?

Il vaiolo delle scimmie, il cui nome ufficiale è ormai mpox, torna a preoccupare per la sua elevata diffusione. A differenza dell'epidemia del 2022, però, stavolta i più colpiti a causa di un nuovo ceppo sono i bambini. Ecco dove è stato riscontrato e cosa dice il ministero italiano della Salute

 

Dopo l’epidemia del 2022, il vaiolo delle scimmie (monkeypox) – rinominato “mpox” dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) -, torna a far parlare di sé.

Il numero di casi registrati negli scorsi mesi dalla Repubblica Democratica del Congo ha fatto prima scattare l’allarme in tutto il continente per poi allargarsi al resto del mondo con la decisione dell’Oms di dichiarare la malattia “emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale”. A preoccupare non sono solo le dimensioni della sua diffusione in Africa, ma anche il rilevamento di un nuovo ceppo.

Finora non è stata segnalata alcuna infezione in Italia ma la Svezia ha riportato il primo caso al di fuori del continente africano, che secondo gli esperti sarà seguito da altri nelle prossime settimane.

COME SI TRASMETTE L’MPOX

Come chiarivano gli esperti nel 2022, l’mpox non è una malattia a trasmissione sessuale, ma un’infezione virale.

Questo significa che può diffondersi durante i rapporti sessuali, ma non solo.

“L’infezione – spiegava la Federazione degli ordini dei medici – può derivare da uno stretto contatto con secrezioni respiratorie, lesioni cutanee di una persona infetta od oggetti recentemente contaminati [es. abiti, asciugamani, lenzuola, ndr] e la trasmissione attraverso le particelle respiratorie delle goccioline [droplet, ndr] di solito richiede un contatto faccia a faccia prolungato, il che mette a maggior rischio il personale sanitario oppure i membri della famiglia dei casi attivi. […] La trasmissione può avvenire anche attraverso la placenta dalla madre al feto (vaiolo delle scimmie congenito)”.

L’INIZIO DELLA NUOVA EPIDEMIA IN AFRICA

È la seconda volta in tre anni che l’Oms designa un’epidemia di mpox come emergenza globale. Rispetto al 2022, però,  osserva il New York Times, “questa volta la minaccia è più letale”. Infatti, due anni fa, l’epidemia aveva colpito quasi 100.000 persone, soprattutto uomini gay e bisessuali, in 116 Paesi e ucciso circa 200 persone. Ma stavolta, dall’inizio di quest’anno, la sola Repubblica Democratica del Congo ha riportato 15.600 casi di mpox e 537 decessi. I soggetti più a rischio sono le donne e i bambini sotto i 15 anni.

A oggi l’epidemia si è diffusa in 13 Paesi africani, compresi alcuni che non avevano mai segnalato casi prima d’ora. Ecco perché martedì scorso i Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno dichiarato un’“emergenza sanitaria di sicurezza continentale”.

IL NUOVO CEPPO

La decisione dell’Oms di estendere a livello mondiale l’emergenza, oltre all’elevato numero di infezioni, come spiegato dal direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, è dovuta “al rilevamento e alla rapida diffusione di un nuovo ceppo di mpox (clade 1b, sottotipo del clade 1) nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo”. Inoltre, il fatto che sia stato individuato anche in Paesi vicini che non avevano precedentemente segnalato la malattia fa temere per una sua diffusione in Africa e oltre.

I Paesi limitrofi in cui nell’ultimo mese sono stati confermati più di 100 casi relativi al nuovo ceppo – e in cui non vi era stato prima riscontrato l’mpox – sono Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda. Tuttavia, gli esperti ritengono che il numero reale di infezioni sia più alto, in quanto un’ampia percentuale di casi clinicamente compatibili non è stata analizzata.

Come osservato dal Nyt poi il nuovo ceppo colpisce soprattutto i più piccoli. Stando infatti ai dati Oms, il 39% dei casi e il 62% dei decessi riportati dall’inizio dell’anno fino a maggio nella Repubblica Democratica del Congo riguardavano bambini con meno di 5 anni. Il 20% delle persone decedute non aveva ancora compiuto un anno e negli ospedali, riferisce Save the Children, sono ricoverati a causa della malattia anche neonati di appena due settimane.

COSA SUCCEDE FUORI DALL’AFRICA

Poche ore dopo l’annuncio dell’Oms, l’agenzia svedese per la salute pubblica ha dichiarato di aver registrato il primo – e per ora unico – caso del nuovo ceppo di mpox al di fuori del continente africano. “La persona colpita è stata infettata durante un soggiorno in un’area dell’Africa in cui è in corso un’ampia epidemia di mpox clade 1”, ha riferito l’autorità. L’emergenza sanitaria nel 2022 era invece stata causata dal clade 2.

Per il dottor Jonas Albarnaz, specializzato in virus del vaiolo presso il Pirbright Institute, il primo caso al di fuori dell’Africa è preoccupante perché significa che la diffusione “potrebbe essere più ampia di quanto sapevamo ieri”. E anche il dottor Brian Ferguson, professore associato di immunologia presso l’Università di Cambridge, ha convenuto che si tratta di “uno sviluppo chiaramente preoccupante”, ma non sorprendente data la gravità e la diffusione dell’epidemia in Africa.

Secondo l’agenzia svedese, che ha esortato altri Paesi ad agire rapidamente e in modo trasparente, questo nuovo ceppo è probabilmente più pericoloso perché legato a “un aumento del decorso più grave della malattia e a una maggiore mortalità”.

LA POSIZIONE DEL MINISTERO ITALIANO DELLA SALUTE

“La situazione epidemiologica in Italia al momento è sotto controllo poiché non sono stati accertati casi del nuovo ceppo (clade I) di Mpox (noto come vaiolo delle scimmie, ndr). I nostri uffici sono in costante contatto con gli organismi internazionali, per elaborare misure condivise”. Lo ha dichiarato Mara Campitiello, capo del dipartimento della Prevenzione del ministero della Salute.

“Il ministero della Salute – ha aggiunto – ha attivato i canali operativi con Aifa e Iss per la pianificazione di strategie di contenimento del rischio nell’eventualità di variazione dello scenario attuale; contestualmente si sta procedendo con il rafforzamento della rete di sorveglianza diagnostica su tutto il territorio nazionale. La scorta nazionale di vaccini al momento è sufficiente a garantire il fabbisogno e stiamo elaborando una nuova circolare informativa alle Regioni con indicazioni alla popolazione e agli operatori impegnati nei siti di frontiera”.

“Inoltre – ha concluso Campitiello – è in corso la valutazione dell’istituzione di un tavolo interministeriale di concerto con il ministero degli Esteri, dell’Economia e delle finanze, degli Interni e dei Trasporti per concordare piani operativi di contrasto alla diffusione del patogeno con un approccio strategico organizzato”.

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