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Vaiolo Scimmie

Monkeypox (vaiolo delle scimmie), cosa dicono istituzioni e medici

Ecco cosa hanno detto ministero della Salute, Iss, Società italiana di malattie infettive e tropicali, Ecdc, Oms e alcuni medici sui casi di vaiolo delle scimmie (monkeypox). Fatti, commenti e polemiche

 

Occhi puntati sui casi confermati e sospetti di vaiolo delle scimmie (monkeypox), il virus che causa una malattia con sintomi simili, ma meno gravi, rispetto al vaiolo.

Dopo le segnalazioni in Europa di Regno Unito, Portogallo, Spagna, Francia, e oltreoceano di Stati Uniti e Canada, anche allo Spallanzani di Roma ieri è stato identificato il primo caso in Italia, a cui oggi ne sono stati collegati altri due accertati.

Ecco cosa hanno detto medici e istituzioni nazionali e internazionali.

ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ

“L’Istituto superiore di sanità (Iss) ha costituito una task force composta da esperti del settore e ha contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse al fine di monitorare continuamente la situazione nazionale”. È quanto scrive l’Iss in una nota.

MINISTERO DELLA SALUTE

“Il ministero della Salute – ha detto all’Ansa Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss – sta monitorando attentamente i casi di vaiolo delle scimmie segnalati in Italia, che sarebbero al momento pochi, e ha allertato le Regioni per un tracciamento degli eventuali casi. Al momento nel nostro Paese non si registra una situazione di allarme e il quadro è sotto controllo”.

Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, a Berlino per la riunione dei ministri del G7, ha commentato a caldo la notizia sui casi di vaiolo delle scimmie: “Teniamo alto il livello di attenzione grazie alla nostra rete di sorveglianza europea e nazionale. Proprio qui a Berlino al G7 ne ho parlato informalmente con la commissaria Stella Kyriakides e gli altri ministri”. Speranza ha poi aggiunto che “verranno coinvolti Ecdc e Hera”.

“Massima attenzione, ma nessun allarme eccessivo”, ha commentato il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. “La raccomandazione – suggerisce – è quella di rivolgersi al medico di fiducia nel caso in cui si avvertano i sintomi specifici di questa malattia, ed in particolare la comparsa sulla pelle di vescicole tondeggianti, specie se accompagnate da dolori muscolari, febbre o cefalea”.

Secondo Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero alla Salute, “dato che il virus si trasmette per contatto diretto o molto stretto, i focolai tendono poi generalmente ad autolimitarsi” e quindi non ci si aspetta una grande diffusione.

ECDC (E POLEMICHE)

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha attivato un sistema di allerta a livello europeo, al quale partecipa anche l’Iss, e ha osservato che è la prima volta che compaiono catene di trasmissione senza legami con l’Africa centrale o orientale.

Ha poi aggiunto che “questi sono anche i primi casi al mondo osservati nella categoria di uomini che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini”.

Commento che ha ovviamente suscitando l’indignazione del Partito Gay: “Chiediamo al Ministero – ha dichiarato il portavoce Fabrizio Marrazzo – di intervenire per evitare che, come negli anni ‘80, si crei uno stigma contro le persone gay”.

Lo stesso Iss e anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), tuttavia, hanno scritto in un comunicato che i casi finora segnalati hanno interessato “giovani MSM (maschi che fanno sesso con maschi)”.

Anche l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco frena su discriminazioni e allarmismi: “Prima che si alzi un nuovo polverone mediatico e si dia il via ai puntuali commenti discriminatori e complottisti, cerchiamo di capire di cosa si tratta […] L’uomo si infetta raramente con il monkeypox. I casi umani riportati fino a oggi si riferiscono principalmente a infezioni accidentali in laboratori o allevamenti che ospitano animali infetti […] Spero che l’informazione possa essere utile a evitare di dire scemenze sull’immigrazione dai Paesi africani”.

IL VACCINO CONTRO IL VAIOLO “TRADIZIONALE”

Poiché non esiste un vaccino specifico l’Ecdc ha raccomandato che “se i Paesi hanno vaccini contro il vaiolo [tradizionale, ndr], dovrebbero prendere in considerazione la vaccinazione dei contatti ad alto rischio”.

Secondo El Paìs, la Spagna, che attualmente ha confermato 7 casi, ha già deciso di acquistare migliaia di dosi di Imvanex, prodotto dal laboratorio danese Bavarian Nordic e autorizzato dall’Ema nel 2013. Negli Stati Uniti, dove è commercializzato con il marchio Jynneos, è già autorizzato sia contro il vaiolo tradizionale che contro quello delle scimmie.

OMS

L’Oms, che già monitorava il vaiolo delle scimmie perché considerato a rischio epidemia, ha definito “atipici” i casi emersi in questi giorni in quanto identificati in Paesi non endemici senza collegamenti diretti con un’area endemica.

“Sono in corso ulteriori indagini per determinare la probabile fonte di infezione e limitare l’ulteriore diffusione – si legge nella nota – Poiché la fonte di questo focolaio è in corso di indagine, è importante esaminare tutte le possibili modalità di trasmissione per salvaguardare la salute pubblica. L’entità della trasmissione locale non è chiara in questa fase e c’è la possibilità di identificare altri casi”.

Intanto, però, “non raccomanda alcuna restrizione per i viaggi e gli scambi commerciali con il Regno Unito sulla base delle informazioni disponibili in questo momento”, e ha annunciato una riunione tra esperti per l’inizio della prossima settimana.

CICCOZZI (CAMPUS BIOMEDICO ROMA)

Tra gli esperti prevale un atteggiamento cauto ma anche non allarmante. Come sempre, con qualche eccezione.

“Non è un virus dalla contagiosità elevatissima – ha spiegato Massimo Ciccozzi, professore di epidemiologia del Campus Biomedico di Roma – Da uomo a uomo si può trasmettere attraverso il contatto con le vescicole e le pustole del soggetto infetto, può diffondersi attraverso la saliva, i droplet, in caso di lesioni cutanee e alcune situazioni di promiscuità. Dormire nello stesso letto o mangiare e bere dagli stessi piatti e bicchieri, sono fattori di rischio”.

SOCIETÀ ITALIANA DI MALATTIE INFETTIVE E TROPICALI

“Il vaiolo delle scimmie è soggetto a un periodo di incubazione che dura circa 2 settimane e può arrivare a 3”, ha ricordato Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). “L’esordio – ha proseguito – è caratterizzato da 2-3 giorni di febbre e poi da esantema vescicolare” e si tratta “di una malattia prevalentemente di importazione. L’unica perplessità è sul fatto che la popolazione più giovane, non vaccinata contro il vaiolo, non sia protetta.

“Generalmente nell’uomo si presenta in una forma non grave. Come accade spesso con le forme virali, possono avere problemi più importanti le persone fragili a causa di patologie o comunque immunodepresse. Loro devono fare più attenzione e rispettare le regole necessarie a evitare il contagio”, ha detto il collega e segretario di Simit che lavora all’ospedale di Pisa, Marco Falcone.

POLICLINICO GEMELLI

Per il professor Roberto Cauda, responsabile Malattie infettive al Policlinico Agostino Gemelli e consulente esterno dell’Ema “non bisogna allarmarsi” perché “si tratta di una malattia che guarisce spontaneamente; in alcuni casi può dare forme gravi ma di norma si risolve con riposo senza terapia”, quindi “attenzione sì, nel senso che in presenza di sintomi occorre rivolgersi immediatamente al medico, ma niente panico”.

BASSETTI

Infine, fuori dal coro, il professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova, il quale prevede che dalla ventina di casi finora accertati “arriveremo a qualche migliaio”.

“Più che il Covid, – ha detto – oggi dobbiamo cercare di metterci in sicurezza dal vaiolo delle scimmie […] Chi non ha fatto la vaccinazione contro il vaiolo non è coperto”.

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