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Giorgio Palù

Che cosa pensa Palù (Aifa) di Covid, vaccini, lockdown e non solo

Ecco il pensiero del professore ed ex presidente della Società italiana ed europea di Virologia, Giorgio Palù, nuovo presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), su Covid, vaccini, lockdown e non solo

È destinata a far discutere la nomina di Giorgio Palù a nuovo presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Non per il curriculum dell’esperto, sia chiaro, quanto per le forti dichiarazioni del personaggio, ormai anche un po’ televisivo, rilasciate a cadenza quotidiana. Riecheggiano infatti ancora nella testa di tutti le parole che scandì dalle colonne del Corriere della Sera in merito al lockdown, secondo il professore frutto di un’isteria collettiva. Ma non mancano le dichiarazioni sferzanti, secondo i critici al limite del negazionismo (e infatti è stato accusato a più riprese di esserlo), perciò sulla base di alcune sue ultime esternazioni proviamo a capire davvero quale sia il Palù-pensiero.

COSA PENSA PALÙ DEL LOCKDOWN

Il futuro numero 1 dell’Aifa, ex presidente della Società italiana ed europea di Virologia, intervistato dal Corsera, lo scorso 24 ottobre disse chiaramente cosa pensava della linea seguita da Giuseppe Conte e Roberto Speranza: “Sono contrario come cittadino a un nuovo lockdown perché sarebbe un suicidio per la nostra economia; come scienziato perché penalizzerebbe l’educazione dei giovani, e come medico perché vorrebbe dire che malati, affetti da altre patologie, specialmente tumori, non avrebbero accesso alle cure. Tutto questo a fronte di una malattia, la Covid-19, che, tutto sommato ha una bassa letalità. Dobbiamo porre un freno a questa isteria”.

COSA PENSA PALÙ DEGLI ASINTOMATICI

Nella medesima occasione Palù pronunciò parole nette anche su un altro tema discusso: gli asintomatici. Vanno considerati malati e, dunque, chiusi in casa o meno? “C’è tanto allarmismo. È indubbio che siamo di fronte a una seconda ondata, ma la circolazione del virus non si è mai arrestata, anche se a luglio i casi sembravano azzerati, complice la bella stagione, l’aria aperta, i raggi ultravioletti che uccidono il virus. Poi c’è stato il ritorno dalle vacanze, la riapertura di tante attività e, soprattutto, il rientro a scuola”, ha detto Palù. “Parliamo di ‘casi’ – ha motivato il virologo – intendendo le persone positive al tampone. Fra questi, il 95% non ha sintomi e quindi non si può definire malato”. Anche questa sua dichiarazione non mancò di suscitare clamore e subito la testata online Open di Enrico Mentana pubblicò in risposta un fact checking fatto da David Puente per smentire le parole del virologo.

COSA PENSA DEI BOLLETTINI DELLA PROTEZIONE CIVILE

Ma quelli non sono i soli sassolini che Palù si è tolto dalle scarpe. Il neo presidente dell’Aifa impallinò anche il modo in cui il governo, tramite la Protezione Civile, ha deciso di gestire la comunicazione mediatica dell’avanzata del Covid-19, tramite i noti bollettini quotidiani (peraltro nei periodi clou enfatizzati dalle conferenze stampa serali): “Quello che veramente conta è sapere quante persone arrivano in terapia intensiva. In ogni caso questo virus ha una letalità relativamente bassa, può uccidere, ma non è la peste”. Indirettamente Palù fece anche capire dove l’esecutivo avesse sbagliato nel gestire la seconda ondata. Per il virologo, infatti, l’attuale impennata che stiamo iniziando a lasciarci alle spalle è dovuta “certamente alla riapertura delle scuole. Il problema non è la scuola in sé, ma sono i trasporti pubblici su cui otto milioni di studenti hanno cominciato a circolare. Tenere aperte le scuole è, però, indispensabile”.

COSA PENSA SULLA POSSIBILITA’ DI LIBERARSI DEL COVID

Per Palù, “non ci libereremo del virus”. Queste le sue precise, ferali, parole, “ma – ha comunque rassicurato – non soccomberemo”.  “Ci adatteremo a lui o viceversa” – ha detto in una recente intervista nella quale ha motivato perché il Covid non sparirà per magia: “Lo insegna la storia delle pandemie. L’H1N1, circola ancora: è ritornata nel ’77. L’H3N2 pure: nel ’68 ha causato un milione di morti. Sono virus stagionali, non sono più pandemici ma si presentano ancora. L’influenza, in Italia, ogni anno colpisce circa 10 milioni di persone e fa 10mila morti: ce lo siamo dimenticati?”.

COSA PENSA SULLA LETALITA’ DEL COVID

Nella medesima occasione, sempre su Libero, Palù ha ribadito ciò che pensa della letalità del Coronavirus: “Dobbiamo riprenderci il mondo: il Covid-19 è più virulento di una normale influenza, certo. Ha una letalità maggiore, ma non è minimamente paragonabile a quella provocata da altri virus. Poi voglio aggiungere un altro elemento, che spiace citare, addolora, ma è oggettivo, e io mi limito a questo: l’età media dei decessi è di 81 anni, esattamente la vita media di un maschio adulto italiano. E chi muore, purtroppo, ha 2-3 comorbosità. Ripeto: non ce ne libereremo perché il virus diventerà molto probabilmente endogeno alla specie umana, avrà origine interna”.

COSA PENSA SULLA MUTAZIONE DEL COVID

“Il virus – ha recentemente spiegato –  potendosi replicare solo all’interno delle nostre cellule, se uccide l’ospite muore anche lui. Il Covid è mutato, in Italia gira un ceppo simile a quello spagnolo, ma la mutazione della proteina “s” lo differenzia dal prototipo uscito da Wuhan. L’ha reso più contagioso ma non più virulento, sembra l’evoluzione di un virus destinato a permanere nella specie umana e che conviverà con l’ospite come successo per molti altri. L’orologio biologico del genoma dice che il Covid-19 gira da settembre. Si è adattato all’uomo. Questo virus non è Sars, non è Mers, non è vaiolo, che hanno avuto un tasso di mortalità superiore anche al 30%. Il Covid ha una letalità media dello 0,4%».

COSA PENSA PALÙ DEL VACCINO

Particolarmente interessante, soprattutto per il ruolo che andrà a ricoprire, è il Palù – pensiero sui vaccini: “Si parla tanto del vaccino, ma c’è già la cura a base di anticorpi monoclonali. Il Regeneron è una combinazione di tre monoclonali che ha curato Trump in 48 ore. Berlusconi è guarito col Remdesivir, l’eparina e il cortisone. Il problema dei monoclonali, al momento, è che non vengono prodotti in grande quantità, ma hanno dimostrato che questo virus dà l’immunità. Non è l’Hiv, sottolineiamo anche questo”.

COSA PENSA PALÙ DELLA TERZA ONDATA

Infine, ecco quanto ha dichiarato al quotidiano di Maurizio Belpietro in merito alla possibilità di una terza ondata: “Chi lo afferma lo fa senza alcuna base. Questa è la prima pandemia generata da un Coronavirus. La Sars e la Mers sono arrivate dal pipistrello passando per il dromedario e dalla civetta delle palme e si sono affievolite rapidamente perché avevano una mortalità elevatissima, dal 10 al 36%. Nel nostro caso invece dovremmo limitarci a dire che sappiamo di non sapere, come affermava Socrate. Tutte le pandemie da virus respiratori che davano forme acute sono passate in un paio d’anni: il vaiolo, la Spagnola nel 18, l’Asiatica nel 57, nel ’68 l’influenza Hong Kong, nel 2009 l’H1N1 variante suina. Comunque, dal punto di vista semantico, anche parlare di seconda ondata è scorretto, perché gli unici ad azzerare la prima sono stati i cinesi. Nel resto del mondo si può parlare di seconda fase. Per sintomi, modalità di trasmissione, morbosità e letalità questo virus assomiglia molto di più all’influenza, che ha una mitigazione estiva e una riacutizzazione autunno-invernale. Ha caratteristiche stagionali”.

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