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Banda Ultralarga

Tim e Open Fiber, che cosa pensano Cdp, Enel e Fastweb della rete unica

Tutte le ultime dichiarazioni di Cdp, Enel e Fastweb sul progetto di rete unica incentrata su Cdp. L'approfondimento di Giusy Caretto

Come evitare di accumulare un ulteriore ritardo nello sviluppo di infrastrutture a banda ultralarga in Italia? Il governo sembra avere la soluzione a portata di mano: una rete unica data dalla fusione delle reti di Tim e di Open Fiber.

A fine novembre, infatti, M5S e Lega hanno raggiunto l’accordo e approvato un emendamento al decreto fiscale che incentivi l’aggregazione fra le reti delle due società.

UNA RETE BASATA SU CDP CON TIM E OPEN FIBER. IL PIANO DEL GOVERNO

L’idea non è certo nuova, ma è la prima volta che  il governo punti a creare una rete “pubblica”. Il risultato di una possibile aggregazione tra le reti, infatti, sarebbe dovuto essere controllato da terzi. Il testo della relazione preparata dai tecnici del governo, svelata dal Sole 24 Ore, parla esplicitamente di rete pubblica.

IL RUOLO POTENZIALE DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI

La società indicata dagli osservatori come quella che farà da perno azionario del progetto governativo è Cassa depositi e prestiti (controllata dal ministero dell’Economia), che al momento possiede il 5% circa di Tim ed il 50% di Open Fiber (l’altro 50% è di Enel).

CHE COSA HA DETTO TONONI DI CDP SULLA RETE UNICA

L’idea non dispiace a Cdp. “La duplicazione” delle reti “può rappresentare uno spreco di risorse”, ha affermato il presidente di Cdp Massimo Tononi in occasione della presentazione del piano industriale della Cassa la scorsa settimana: “Tutto quello che accade, comunque, lo vediamo da osservatori esterni e siamo osservatori esterni delle iniziative del governo che tuttavia ci sembrano ragionevoli perché una duplicazione può rappresentare uno spreco di risorse”, ha aggiunto Tononi, espressione delle fondazioni bancarie, azioniste di minoranza di Cdp.

COSA PENSA ENEL? ECCO IL PENSIERO DI STARACE

Ma Cassa Depositi e Prestiti potrebbe scontrarsi proprio con il suo socio in Open Fiber. Enel, infatti, è da sempre stata contraria all’unificazione della rete.

“Noi abbiamo una società che sta andando esattamente come previsto. Cabla circa 40mila case e fabbriche a settimana. A fine anno ne avremo 4,8 milioni e continueremo a crescere. Pensiamo che in tre anni raggiungeremo 8,5 milioni di unità immobiliari nelle zone A e B, siamo soddisfatti della performance. Sul resto non so che dire, assisto a una lite e vorremmo starne fuori. Speriamo che Tim trovi una qualche forma di accordo sul destino della società. Il resto per noi è fantascienza”, ha affermato oggi il numero uno di Enel, Francesco Starace, a Corriere Economia. “Noi continuiamo a cablare, abbiamo i finanziamenti e tutti sono contenti. Mi auguro che in Tim risolvano perché qualunque azienda entra i difficoltà se gli azionisti non sono d’accordo tra loro”, ha aggiunto Starace.

LE DICHIARAZIONI DI CALCAGNO (FASTWEB)

Ad esprimersi sulla questione è stata nei giorni scorsi anche Fastweb, pioniera della banda ultra larga in Italia, grazie a Metroweb (poi acquistata da Open Fiber). La società è favorevole alla nascita di una rete unica a condizione che si salvaguardi la concorrenza a vantaggio anche dei clienti: “Il nostro unico interesse è che il settore rimanga competitivo. Se Tim e Open Fiber scelgono di fondersi sarà una loro scelta, ma un’eventuale sinergia dovrà garantire maggiore efficienza, riduzione dei prezzi e soprattutto meccanismi per mantenere alto il livello di competizione”, ha affermato Alberto Calcagno, amministratore delegato di Fastweb, a Radiocor-Il Sole 24 Ore.

ANCHE ANTITRUST DOVRÀ DIRE LA SUA

Resta da vedere come affronteranno il dossier l’Ue e l’Antitrust: “Quando l’Antitrust si è pronunciata su Flash Fiber ha stabilito che una società unica della rete tra Fastweb e Tim, contestata dai nostri concorrenti, era auspicabile perché portava alla realizzazione di più reti in fibra in parallelo, grazie alle quali Tim e Fastweb avrebbero potuto mettere sul mercato offerte completamente autonome e molto diverse tra loro. I risparmi si conseguono scavando una volta sola, poi si possono posare più fibre e questo è un vantaggio per tutti anche nella prospettiva dello sviluppo del 5G”, ha aggiunto Calcagno.

LE DIVERGENZE IN TIM

La questione rete unica, divide invece Tim. Vivendi si è sempre opposta alla scorporo della rete Tim e l’azienda guidata da Amos Genish, destituito dalla carica di amministratore delegato a metà novembre, si è mossa nella direzione di una societarizzazione che non escludeva lo sbarco in Borsa purché il gruppo mantenesse il controllo dell’asset.

A far cadere Genish sono stati i voti del fondo Elliott che stanno spingendo il consiglio di amministrazione ad attuare il piano della società statunitense per la creazione di valore: tra le iniziativa, appunto, c’è la separazione della rete, come ha evocato anche il nuovo amministratore delegato della società, Luigi Gubitosi.

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