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Banca Popolare di Bari, ecco mosse e azzardi di De Bustis (contro Jacobini e Papa)

Fatti, nomi e indiscrezioni sulla Banca Popolare di Bari guidata (fino a quando?) da Vincenzo De Bustis

Acque agitate ai vertici della Popolare di Bari.

Giovedì 12 dicembre è in programma un consiglio di amministrazione dell’istituto di credito pugliese in gravi difficoltà finanziarie.

All’ordine del giorno c’è una mossa dirompente studiata dall’amministratore delegato Vincenzo De Bustis: un’azione di responsabilità contro le passate gestioni della banca.

Una mossa dai contorni non ancora chiari che anche nelle istituzioni sta suscitando interrogativi.

Ma evidentemente – si bisbiglia in ambienti bancari – per De Bustis la miglior difesa è l’attacco.

Un’ipotesi che ricollega il progetto di fatto anti Jacobini e anti Papa (l’ex presidente ed ex direttore generale della Popolare di Bari) – progetto che lo stesso De Bustis ha confermato due giorni fa al Corriere della Sera – alle iniziative giudiziarie che lambiscono il capo azienda della Popolare di Bari per un’operazione maltese che era stata orchestrata con l’obiettivo di trovare nuovi soci e investitori.

“In questi ultimi tre o quattro anni di mala gestione hanno prevalso vere e proprie patologie, con un processo decisionale concentrato in un’enclave ristretta che ha tenuto il vecchio consiglio d’amministrazione e il collegio sindacale all’oscuro di quanto avveniva. I verbali del comitato crediti erano addomesticati, non veritieri, redatti ad uso e consumo di quella enclave”, ha detto De Bustis giustificando l’architettata azione di responsabilità.

Un’azione che sta attirando domande e perplessità anche in ambienti istituzionali: sarà un’azione ad personam contro alcuni ex dirigenti?, e quali criteri seguirà la scelta di aggredire in maniera legale chi ha gestito in passato i crediti della banca? E sarà votata anche da consiglieri che hanno fatto parte dei precedenti consigli di amministrazione che evidentemente non avrebbero ben seguito queste vicende? Non solo: l’azione sarà approvata tra l’altro anche dall’attuale consigliere Gregorio Monachino che in passato ha seguito proprio il comparto del credito?

Le risposte a queste domande giungeranno dal board di giovedì 12 dicembre.

Una mossa azzardata? Di certo, secondo la visione di De Bustis, una mossa che rientra nella richiesta di aiuto esplicitata due giorni fa: la Popolare di Bari “ha bisogno di una ricapitalizzazione immediata, tanto più rapida dal momento che deve avvenire in un approccio di piena trasparenza che inciderà ancora di più sul patrimonio. Occorrono fra 800 milioni e un miliardo. La banca ha crediti deteriorati (non performing exposures, npe) per il 25-26% del portafoglio. Il costo del credito ha superato ogni misura accettabile”, ha detto senza perifrasi il banchiere ex Banca 121 ed ex Mps che è stato direttore generale della Popolare di Bari dal 2011 al 2014.

Un’invocazione dunque di un salvataggio anche statale visto che nell’operazione un ruolo fondamentale lo avrà – se andrà in porto – il Mediocredito centrale, controllato da Invitalia (100% Tesoro) in simbiosi con il Fondo interbancario di tutela dei depositi, che chiede – secondo le indiscrezioni – la sostituzione dell’attuale management a partire da De Bustis.

Il capo azienda aveva scommesso tutte le carte su alcuni cavalieri bianchi che dovevano entrare nel capitale della banca – da qui l’operazione maltese e l’interessamento di Maurizio Tamagnini – invece di perseguire il progetto (non facile, comunque) di una superpopolare del Mezzogiorno per usufruire anche dei benefici fiscali introdotti con le Dta dalla passata maggioranza di governo; agevolazioni di fatto lasciate cadere (ma nel dossier c’è un rimpallo di responsabilità fra banca e strutture del Tesoro).

Nel frattempo, con la cura garantita da De Bustis, la banca si è accartocciata industrialmente, come ha preso atto anche la Banca d’Italia.

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AGGIORNAMENTI:

TUTTE LE GRANE DI DE BUSTIS (CHE CONTRATTACCA CONTRO PAPA E JACOBINI)

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