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Chi bluffa, chi impapocchia e chi gufa sulle riaperture

Istituzioni ed esperti si lavano le mani nella fase 2: si riapre (nel caos di regole) ma tutto dipende dalle responsabilità dei cittadini. E le mascherine? E i test? E i tamponi? E l'app? Il corsivo del direttore di Start

 

“Queste confusioni fra Stato e regioni sulle riaperture possono servire per diluire le responsabilità in caso di inchieste che – chissà – ci saranno per accertare colpe su ritardi ecc. che ci sono stati nel contrasto alla pandemia”.

Luca Ricolfi senza tanta enfasi in tv oggi ha pronunciato queste parole.

Il professore Ricolfi non è un giornalista ma un sociologo e docente di Analisi dei dati che va in tv per accrescere l’audience ma per far riflettere.

La confusione sulle regole fra governo e regioni sulla riapertura non è un’opinione. E’ un fatto, secondo il presidente della Regione Campania. E se lo dice lui.

“È bene dire ai nostri concittadini che da oggi la vita delle persone è legata solo alla responsabilità dei comportamenti individuali”, ha detto oggi Vincenzo De Luca.

Il 7 maggio Start in un commento ha scritto: “”Se gli italiani continuano così, il contagio non risale”, ha detto Conte. Quindi se il contagio risale sarà colpa degli italiani? E le istituzioni su tamponi, test sierologici, medicina di base e app stanno facendo tutto il possibile con efficacia?”.

De Luca oggi conferma e certifica: se va tutto male, è colpa dei cittadini.

Sintesi estrema? Nient’affatto.

Ecco quello che ha detto oggi Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità e membro del Comitato tecnico-scientifico:”Io spero, anzi sono certo, che continuerà questo senso di responsabilità degli italiani che abbiamo visto in queste prime due settimane di fase 2. Il comandamento, la stella polare, deve essere l’aderenza alle indicazioni fornite e il senso di responsabilità individuale”.

Quindi – cari cittadini, imprenditori e lavoratori – state lontani fra di voi, indossate la mascherina e studiatevi un centinaio di pagine di protocolli.

E i tamponi? Non fondamentali. E i reagenti? Abbiamo fatto una gara. E i test sierologici? Fate pure, pagateveli. L’app? Ci risentiamo a fine mese, forse. Mascherine? Citofonare Arcuri.

Si esagera?

Oggi su La7 Anna Pozzi, medico di base a Pioltello e segretario della federazione provinciale di Milano dei medici di base, ha documentato: “I dispositivi di protezione che abbiamo sono arrivati grazie a donazioni private, nulla o quasi da Stato e regione”.

Pozzi ha anche descritto la tortuosa procedura per fare test sierologi e tamponi pure ai medici di famiglia.

Per questo non c’è da meravigliarsi se c’è già chi, volendo magari un lockdown a tempo indeterminato per stare a posto con scienza e coscienza, gufa.

Ecco il tweet di domenica sera di Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, e membro italiano nel board dell’Oms, oltre che reduce come governo, Oms e virologi vari di capriole e piroette su tamponi, mascherine e test (Ricciardi è anche noto per aver quasi svillaneggiato in tv a fine febbraio la Regione Veneto di Luca Zaia perché non rispettando le indicazioni del governo e dell’Oms – come ha ammesso il virologo Andrea Crisanti – aveva deciso di fare tamponi):

Visto che Ricciardi twitta i video del Corriere della Sera, si spera che oggi abbia letto le ultime righe di un ampio servizio sull’inserto L’Economia dello stesso quotidiano.

Ha detto Carlo Cricelli, presidente della società italiana di medicina generale: “I 46 mila medici di medicina generale sono sentinelle sul territorio ma sono stati di fatto sempre estranei al Servizio sanitario nazionale. Non siamo una parte ben integrata”.

D’altronde a Roma e non solo già da gennaio c’erano delle strane influenze (con congiuntiviti) che sfociavano spesso in polmoniti. Ma se il centro non dialoga e non ascolta le “sentinelle” – anche se i signori del Cts avevano la testa a Wuhan – i Ricciardi che twittano e si beano in tv non sapranno mai cosa succede nella realtà perché sono intenti a sghignazzare contro i Crisanti che lavorano e non sono su Twitter.

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