I 5 milioni di tamponi che il governo si stava preparando a spedire alle Regioni erano realmente solo bastoncini. Non erano dotati di reagenti (soluzioni utilizzate per estrarre Rna virale, passaggio fondamentale dell’analisi dei tamponi molecolari). O almeno non ancora. Dopo la denuncia del virologo Andrea Crisanti sui kit di tamponi incompleti, il commissario all’emergenza Domenico Arcuri ha annunciato una gara per ottenere il maggior numero di reagenti possibili.
Reagenti che, ha spiegato Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute, sembrano essere il problema di “tutti i paesi Ue”. Ma andiamo per gradi.
LE PAROLE DI ARCURI
“Faremo una richiesta di offerta per chiedere alle imprese italiane ed internazionali di darci il numero massimo di reagenti che ci servono a fare 5 milioni di tamponi, che abbiamo già acquisito, ai cittadini italiani”, ha detto il commissario all’emergenza sanitaria Domenico Arcuri al Tg1.
LA GARA E LE RICHIESTE DI OFFERTA
Arcuri ha dichiarato che pubblicherà in mattinata una “richiesta di offerta” per l’acquisto dei reagenti e dei tamponi, rivolta alle aziende nazionali ed internazionali. Queste richieste dovranno essere pubblicate entro una settimana: l’obiettivo è ottenere i prodotti richiesti in 15 giorni. I reagenti sono fondamentali per i tamponi sul coronavirus, e sono materiali che ormai scarseggiano in tutto il mondo. In Italia si sta provando anche ad aumentarne la produzione nazionale.
LA DENUNCIA DI CRISANTI
Parole che sembrano essere una conferma a quanto affermato dal virologo Andrea Crisanti, che affianca Zaia nella gestione dell’epidemia in Veneto, sulla questione tamponi.
“Cosa vuole dire 5 milioni di tamponi? Vuole dire due bastoncini con la garza assorbente per prendere il materiale dalla mucosa o sono tutti i reagenti che lo accompagnano?”, aveva commentato Crisanti, in collegamento con Corrado Formigli a Piazzapulita, mentre era in collegamento il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri (M5S), la notizia che il governo avrebbe inviato alle regioni 5 milioni di tamponi nei successivi due mesi.
LA CONFERMA DI SILERI
In realtà, già Sileri aveva in parte confermato quanto sostenuto da Crisanti, sempre a Piazza Pulita. Il viceministro della Salute aveva sostenuto che il materiale finora arrivato non sempre affianca ai bastoncini (necessari a prelevare il materiale naso-faringeo) i corrispondenti reagenti (essenziali per portare a termine l’analisi).
SANDRA ZAMPA: TUTTI I PAESI UE HANNO PROBLEMI CON I REAGENTI
Ulteriore conferma che il governo abbia impapocchiato sulla questione tamponi è quanto dichiarato da Sandra Zampa, sottosegretario alla salute: “La richiesta (dei reagenti, ndr) l’abbiamo sempre fatta, adesso parte in un’altra forma e cioè una gara, un bando, un appalto” perché c’è “la disponibiltà di arrivare ovunque a comprare”, ha detto stamattina Zampa, in collegamento ad Omnibus, la trasmissione di La7 condotta oggi da Gaia Tortora.
Zampa ha sottolineato anche “che tutta l’Europa, tutti i Paesi Ue sono nella nostra condizione. L’Europa si è data uno strumento per acquisire sul mercato internazionale ciò che serve”.
#omnibus @szampa56 risponde alle domande sui #reagenti dopo le dichiarazioni del virologo #Crisanti: "In tutti i paesi UE ci sono difficoltà di approvvigionamento. Ci sarà un bando di acquisto predisposto dalla Protezione Civile" #tamponi #COVID19 https://t.co/T0OOKo9rgq
— La7 (@La7tv) May 11, 2020
RICHIESTE DISORDINATE DA PARTE DELLE REGIONI
Ma perché – allora – il governo non si è mosso prima? Perché attendere la Fase 2 per decidere di investire pesantemente nei reagenti, sostanze essenziali per effettuare i tamponi?, ha incalzato la conduttrice di Omnibus. Perché, ha risposto Zampa, “la previsione che i reagenti non fossero sufficienti è stata fatta su delle richieste disordinate da parte delle regioni, solo ora è chiaro quanto ne serve perchè noi abbiamo deciso di intensificare enormemente la quantità di tamponi”.
TEMPI BREVI PER NUOVI REAGENTI
Oltre alle regioni, che hanno fatto pervenire al governo delle richieste disordinate, anche l’Europa secondo la sottosegretaria alla Salute ha le sue responsabilità: “Il nostro Paese, come tutti i Paesi europei, non produce più cose essenziali come le mascherine ed i reagenti. L’Europa le ha comprate per tutti e ce le da per 4 giorni”.
Comunque, ha rassicurato Zampa, ora che il governo ha deciso di prendere in mano la questione “Ci vuole poco a produrre reagenti”, basta investire “denaro sufficiente a remunerare qualcosa che non si fa più perché non remunerativa. È un problema serio. Intanto ne abbiamo per un po’ e speriamo ci accompagni fino a quando non se ne produce di nuovo”.
I CONSIGLI DI CRISANTI PER LA FASE 2
Intanto, dal virologo Crisanti, che già dal 20 gennaio si è mosso per produrre in house i tamponi (mentre dal governo è arrivato l’allarme sull’emergenza sanitaria il 31 gennaio), arrivano nuovi consigli per una ripartenza sicura: “La fase due è un terreno inesplorato per cui servono prudenza, tamponi mirati per diagnostica e sorveglianza, e prontezza nel creare microzone rosse”, ha detto Crisanti in un’intervista alla Stampa.
E tra l’altro a febbraio il membro italiano del board dell’Oms e consulente del ministero della Salute, Walter Ricciardi, biasimava su giornali e tv la politica dei tamponi seguita dalla Regione Veneto presieduta da Zaia suggerita da Crisanti: “La strategia del Veneto non è stata corretta perché ha derogato all’evidenza scientifica”, sentenziava il 27 febbraio Ricciardi.
“Tra una settimana avremo i primi dati sulla fase due per decidere se i casi saranno ancora in diminuzione si potrebbe riaprire ovunque, ma suggerirei prudenza ad alcune Regioni”; per Piemonte e Lombardia “aspetterei qualche settimana. Tutto ciò che aumenta i contatti tra persone comporta un rischio, che diventa più accettabile con il calo dei contagi. L’epidemia non è finita e possono crearsi altri focolai. Bisogna essere pronti a fare delle microzone rosse, soprattutto in quelle regioni dove l’organizzazione territoriale non è efficiente”.
TAMPONI MIRATI PER FASE 2
Importanti erano e restano i tamponi, per Crisanti: “I tamponi vanno fatti mirati per mettere al sicuro un territorio e proteggere quelli confinanti. All’inizio il Veneto aveva più casi della Lombardia, ma siamo riusciti a contenerli”.
I test “non permettono di stabilire se si è guariti, valgono solo come sondaggio, e a chi risulta positivo va fatto anche il tampone”, afferma Crisanti, aggiungendo: l’erpidemia potrebbe “tornare dall’estero. Bisogna controllare gli aeroporti, tracciare chi arriva e fare tamponi mirati. Servono accordi internazionali”.
LA STORIA DELLA MACCHINETTA NELL’APPROFONDIMENTO DELL’ADN KRONOS
“Voglio quella macchina. Compratela, e se non riuscite a trovarla rubatela a Padova”. Suonava più o meno così la battuta di un alto dirigente di una Regione italiana al suo staff. Parlava della ‘super pipettatrice’ che ha permesso di far volare le analisi dei tamponi per la diagnosi del nuovo coronavirus in Veneto. Tutti la vogliono, tutti la cercano. Prodotta in California, ormai è introvabile, “per il blocco delle tecnologie ritenute strategiche voluto da Trump”, in un’America alle prese con la pandemia di Covid-19. La macchina è diventata “un mito che si autoalimenta. Funzionari, manager di ospedali di diverse Regioni da Nord a Sud hanno chiesto informazioni” ai fortunati che sono riusciti ad accaparrarsela, cioè l’azienda ospedaliera universitaria di Padova. A raccontarlo all’Adnkronos Salute è il direttore generale Luciano Flor. L’intuizione di poterla usare per eliminare il collo di bottiglia che rallenta il processo di analisi dei tamponi è nata proprio qui, dal virologo Andrea Crisanti.