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Banca Popolare Di Bari

Banca Popolare di Bari, tutte le sorprese dell’assemblea dei soci

Che cosa è successo davvero nell'assemblea degli azionisti della Banca Popolare di Bari. Fatti, nomi e indiscrezioni

 

La famiglia Jacobini ha ancora saldamente in mano le sorti della Banca Popolare di Bari.

E’ questo il succo dell’assemblea dei soci del maggior istituto di credito del sud che si è svolta ieri a Bari.

Certo, ci sono stati interventi in assemblea anche critici verso il presidente da parte di alcuni soci, ma alla fine Jacobini non solo si è ripresentato per il prossimo cda ma è stato anche eletto (d’altronde il suo mandato scade a fine anno).

Jacobini ha escluso un possibile passo indietro (“Ci sono, resto”). Salvo poi aggiungere parole che hanno dato adito a interpretazioni su possibili dimissioni prossimamente da presidente, rimanendo nel cda.

Jacobini dal 1989 è al vertice – come presidente o amministratore delegato – di quella che è diventata negli anni la più grande banca popolare del Sud e ora è il principale istituto di credito con sede nel Mezzogiorno.

Ma la conferma di Jacobini alla presidenza non è stata l’unica sorpresa.

Anche i rumors dei giorni scorsi sugli auspici della Banca d’Italia per un ricambio alla presidenza si sono rivelati fallaci.

D’altronde non poche volte Jacobini ha tolto le castagne dal fuoco a Bankitalia. In primis quando proprio su moral suasion dell’Istituto centrale la Popolare di Bari fu indotta a rilevare la Tercas, con tutti gli effetti negativi per la banca pugliese che ancora ora si fanno sentire.

Jacobini a Roma da tempo può contare sull’appoggio del segretario generale di Assopopolari, Giuseppe De Lucia Lumeno, da sempre amico ed estimatore della famiglia Jacobini.

Pure la prospettiva delineata nei giorni scorsi sulla fine della diarchia fra Jacobini e De Bustis non è stata confermata: anche l’amministratore delegato Vincenzo De Bustis – nonostante le frizioni con il presidente – resta al suo posto.

D’altronde sia Jacobini che De Bustis – con l’ausilio dello studio Gualtieri&Associati – possono vantare un successo istituzionale agli occhi degli azionisti: la norma fiscale approvata dal governo e dal Parlamento che favorisce le aggregazioni bancarie grazie a una diversa contabilizzazione di partite tributarie (trasformando le attività fiscali differite in credito di imposta fino a 500 milioni, qui l’approfondimento di Start).

Ma che cosa è successo ieri a porte chiuse (niente giornalisti presenti) alla Fiera del Levante? L”assemblea dei soci ha approvato i risultati del 2018, chiuso con un rosso di 420,2 milioni dopo 2 modifiche a sorpresa dei conti, e ha sciolto il nodo della governance, eleggendo i consiglieri che sostituiranno quelli in scadenza.

Il bilancio 2018, che a causa delle perdite accumulate nel registrava un patrimonio netto del 54% inferiore all’anno precedente, è stato approvato quasi all’unanimità (con poche decine di voti contrari sugli oltre 2mila presenti).

Per far fronte alle perdite, il consiglio di amministrazione “ha delineato una serie di iniziative strategiche che si innestano nel quadro del nuovo Piano industriale 2019-2023 approvato a gennaio 2019” e che prevedono principalmente due operazioni da realizzare entro l’anno: la “cartolarizzazione sintetica tranched covered su portafogli di crediti in bonis” e la “cessione della partecipazione di controllo nella Cassa di Risparmio di Orvieto” (qui l’approfondimento di Start sul caso Orvieto e le critiche della fondazione umbra a Jacobini).

Via libera dei soci anche ai nuovi consiglieri: Vincenzo De Bustis (attuale amministratore delegato, già in Mps) e Gianvito Giannelli (nipote del presidente Jacobini e per molti potenziale successore dello stesso Jacobini) e le new entry Giulio Codacci Pisanelli (già in Bnp Paribas, da sempre attivo nell’investment banking e ora advisor di StormHarbour Securities), Patrizia Michela Giangualano (da tempo nel network Ibm, specializzata in fusioni e acquisizioni bancari, ora nel comitato di sorveglianza di Ubi Banca) e Francesco Ago, senior of counsel dello studio Chiomenti (che subentrano a Modestino Di Taranto, Luca Montrone e Francesco Giovanni Viti).

Completano il board i consiglieri Francesco Pignataro, Raffaele De Rango, Francesco Venturelli, Paolo Nitti e Gianfranco Viesti (economista, già assessore alla Regione Puglia in giunte di centrosinistra e in queste settimane alfiere nel mondo accademico delle critiche al progetto di autonomia voluto dalla Lega).

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