I leader il Partito popolare europeo, il gruppo dei Socialisti&Democratici e i liberali di Renew ieri hanno trovato un accordo per confermare la socialista spagnola Teresa Ribera e il sovranista italiano Raffaele Fitto come vicepresidenti della Commissione, aprendo la strada al voto di fiducia sull’intera squadra il 27 novembre al Parlamento europeo che permetterà a Ursula von der Leyen di iniziare il suo secondo mandato il primo dicembre. Il patto concluso da Manfred Weber per il PPE, Iratxe Garcia Perez per i socialisti e Valérie Hayer per Renew, con la benedizione di Pedro Sanchez, Giorgia Meloni e di von der Leyen mette fine a uno “psicodramma” che poteva essere evitato. Cambia in modo significativo la maggioranza che sosterrà la Commissione di Ursula von del Leyen. Fuori i verdi e una parte dei socialisti, dentro i sovranisti dell’Ecr.
Il 18 luglio 2024 von der Leyen era stata eletta dal Parlamento europeo per un secondo mandato con una solida maggioranza europeista formata dal PPE, dai socialisti, dai liberali e dai verdi: 401 voti a favore contro 284 “no”, in gran parte provenienti dai gruppi della destra sovranista, dell’estrema destra e dell’estrema sinistra. Il 27 novembre 2024, nella stessa plenaria, la nuova Commissione von der Leyen II sarà confermata da una maggioranza meno europeista e più frammentata.
Dopo il 5 novembre, l’alibi è l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. L’Ue non poteva permettersi una crisi politica interna che la lascerebbe senza esecutivo per diversi mesi. Dopo lo spettacolo poco edificante delle audizioni dei candidati commissari, non c’era più tempo da perdere. Doveva prevalere il “senso di responsabilità”. Bisognava smetterla con le guerre partigiane, tanto più che nessuno commissario è stato contestato per la prestazione durante l’audizione di conferma.
L’appello al senso di responsabilità ha preso la forma di un documento sottoscritto da Manfred Weber per il PPE, Iratxe Garcia Perez per i socialisti e Valérie Hayer per i liberali di Renew. Due pagine nella quale tutti e tre si impegnano a seguire le linee guida fissate da Ursula von der Leyen a luglio. Ma il documento non è un contratto di coalizione. Non c’è niente di vincolante per i presidenti dei gruppi o i deputati che rappresentano. Non c’è nemmeno l’impegno a non collaborare con l’estrema destra. Il presidente del PPE, Manfred Weber, è determinato a fare in modo che in questa legislatura le maggioranze siano fluide. Il PPE voterà con socialisti e liberali su alcuni temi, e con la destra sovranista e l’estrema destra su altri. Il documento è una foglia di fico per cercare di convincere i deputati semplici dei socialisti e dei liberali a votare per von der Leyen.
Di fatto il patto Weber-Garcia Perez-Hayer fa uscire dal cordone sanitario il gruppo ECR, di cui fanno parte Fratelli d’Italia (il partito di Giorgia Meloni) e i polacchi Legge e Giustizia (il partito nazionalista e anti europeo di Jarosław Kaczyński. L’ECR non è più considerato come “estrema destra”. E’ diventato frequentabile. E nel voto del 27 novembre in plenaria una parte dell’ECR prenderà il posto dei Verdi rispetto alla maggioranza europeista di luglio, anche se il PiS polacco voterà contro. La presidente della Commissione non ha invitato gli ecologisti a partecipare agli incontri con Weber, Garcia Perez e Hayer. “Finora non abbiamo ricevuto alcun segnale dal gruppo del PPE che vuole una maggioranza pro europea con noi”, ha riconosciuto la co-presidente dei Verdi, Terry Reintke.
Nell’Ue è normale che le maggioranze cambino tra il voto per eleggere il presidente della Commissione in luglio e la conferma di tutta la Commissione in autunno. Delegazioni di partiti al governo a livello nazionale che votano contro il presidente della Commissione, generalmente votano a favore del collegio perché al suo interno c’è un loro membro. Nel 2019 Ursula von der Leyen ottenne 383 voti a favore (e 327 contro) al momento dell’elezione in luglio e 461 voti a favore (e 157 contro) al momento del voto di conferma della Commissione a novembre. Cinque anni dopo, i numeri potrebbero invertirsi.
La crescita dell’influenza dei sovranisti sull’Ue è il risultato delle elezioni europee di giugno. Il presidente del PPE, Manfred Weber, ha anche realizzato il uso obiettivo di spostare sempre più a destra il Parlamento europeo. Ma il cambio di maggioranza non è un buon segnale per la stabilità e la governabilità dell’Ue. Ancor meno per l’europeismo tradizionale. La polarizzazione tra socialisti e liberali da un lato, e PPE e sovranisti dall’altro, è destinata ad aumentare. L’ECR promuove una visione intergovernativa delle istituzioni comunitarie. Politicamente e culturalmente è più vicino a Donald Trump che ai padri fondatori. Il PiS e altri partiti nazionalisti dell’ECR saranno meno affidabili dei Verdi e più propensi ad attaccare l’Ue, tanto più se nei loro Stati membri sono all’opposizione.
(Estratto dal Mattinale Europeo)