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BCE E Grecia

Vi racconto la guerra di Italia, Grecia e Turchia sulle Zee

Che cosa cambia dopo l’accordo sulla delimitazione delle Zone economiche esclusive (Zee) tra Italia e Grecia

Sarà un caso, ma il giorno dopo la firma dell’accordo sulla delimitazione delle Zone economiche esclusive (Zee) tra noi e la Grecia, una fregata ellenica sotto comando di Eunavformed “Irini” – come  del resto si prevedeva su queste colonne – ha avuto un incontro ravvicinato con unità turche che scortavano un mercantile diretto a Tripoli.

Il fatto è che Atene, all’indomani di un’intesa che suoi media hanno subito definito storica, pare aver iniziato una nuova fase di risposta alle pretese marittime della Turchia, ed in particolare alla sua Zee con la Libia.

Forse avevamo avuto la percezione che il nostro accordo sarebbe stato motivo di tensioni. Ma oramai il dado è tratto (anche per via di vantaggiose contropartite per il nostro comparto pesca), sicchè all’Italia non resta che continuare sulla via di ulteriori delimitazioni di Zee con i vicini.

ACCORDO PRO FUTURO

Né la Grecia né l’Italia (che tuttavia ha una “quasi Zee” nel Tirreno) hanno ancora istituito Zee: esse  hanno stabilito che per il futuro, quando dovessero farlo, sarà valido per la colonna d’acqua il confine della piattaforma continentale  definito con il trattato del 1977.

Valenza futura ha anche l’impegno della Grecia, assunto a margine dell’intesa, a concedere a 68 nostre barche da pesca, sulla base del regolamento Ue 1380/2013, l’accesso alle proprie acque territoriali nella fascia tra le 6 e le 12 mg – visto che la loro estensione è oggi di 6 mg. l beneficio, che attesta la  presenza italiana in antiche aree di pesca, è valso anche a scongiurate quelle criticità che hanno invece impedito sinora la ratifica dello sfortunato trattato di Caen con la Francia.

In termini generali, l’accordo appare un modello virtuoso volto a comporre in anticipo ogni questione controversa: tra l’altro una specifica dichiarazione congiunta è dedicata all’impegno congiunto nella politica comune europea della pesca e nello sfruttamento delle risorse energetiche in aree offshore di reciproco interesse prospicienti il Salento.

STRATEGIA ELLENICA

Atene, in realtà, guarda lontano: dal confine concordato con noi dovrebbe partire la strategia di proclamazione della propria grande Zee, i cui limiti a Est saranno definiti con Egitto e Cipro. La nuova Zee ellenica dovrebbe così sovrapporsi a quella pretesa da Ankara, in parte già delimitata con Tripoli. Quanto concesso ai nostri pescatori appare inoltre come la premessa per quell’allargamento delle acque territoriali a 12 mg che la Turchia ha più volte dichiarato di considerare come un casus belli.

Insomma, si profilano una serie di mosse nello scacchiere mediterraneo volte a contrastare le pretese  della Turchia alla quale Grecia e Cipro riconoscono una Zee di limitata estensione adiacente le coste dell’Anatolia.

TUTTO SI TIENE

Anche se non avesse definito il confine della Zee con l’Italia, Atene avrebbe sicuramente avviato la sua strategia delle Zee contro la Turchia. Ankara non può perciò imputarci alcuna colpa, se non quella di aver concluso un accordo per così dire dovuto, visto che la prassi di estendere alla superficie la delimitazione del fondale è oramai diffusa. Né può dire, come ha cominciato a fare pensando alla sua disputa con la Turchia, che abbiamo riconosciuto effetto alle sue isole, poiché questo era già avvenuto con l’accordo del 1977 nell’ambito di una trattativa in cui vi erano state reciproche concessioni.

Le prossima mosse greche potrebbero essere ulteriori intese con i vicini: l’Albania, Cipro e sicuramente l’Egitto, la cui estesa Zee – in cui ricade il giacimento gasiero di Zhor scoperto dall’Eni- dovrebbe essere sorvegliata da unità navali di fabbricazione italiana, incluse le due Fremm già operative nella Marina militare.

A questo punto, nulla impedisce al nostro Paese di entrare nella partita delle Zee, sia istituendole nel proprio ordinamento (anche per contrastare la pretesa algerina), sia validando per la colonna d’acqua i confini della piattaforma continentale già stabiliti con Spagna, Tunisia, Albania e Croazia. Tra l’altro, questa sarebbe l’occasione per definire le questioni di pesca pendenti con Tunisi (per la spartizione della zona riservata di pesca) e con Zagabria (per l’accesso alle acque territoriali dell’Isola di Pelagosa secondo il Trattato di Pace del 1947).

Il nostro Paese, forte dei buoni rapporti con Tripoli e il Cairo, potrebbe anche giocare un ruolo di mediazione lanciando una conferenza o un forum dedicato alle questioni controverse delle Zee: in fondo, tutti i contendenti, Turchia e Cipro in testa, fanno appello a soluzioni negoziate.

(Articolo pubblicato su Affari Internazionali

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