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Vi racconto chi era Karzai, presidente dell’Afghanistan prima dei talebani

Il ricordo di Paola Sacchi da Kabul.

 

Hamid Karzai, l’uomo più elegante del mondo, come lo definì lo stilista americano Tom Ford, noi lo abbiamo conosciuto. Era un 14 febbraio del 2002 a Kabul. In modo un po’ avventuroso, correndo anche qualche rischio, quel S. Valentino, da giornalisti di Panorama, al seguito della prima delegazione dei parlamentari italiani al nostro contingente militare in Afghanistan.

Hamid Karzai, il suo mantello multicolore, la barba ben curata , il cappellino segno dell’etnia Pashtun. Modi eleganti e brillanti. Calma serafica. Persino ironia.

Come abbiamo raccontato nella nostra piccola testimonianza da inviati a Kabul dal direttore di Panorama Carlo Rossella, dopo l’insediamento di Karzai da premier a interim, poi primo presidente eletto dell’Afghanistan, irregolarmente entrati nel Palazzo presidenziale, laddove i giornalisti non erano ancora ammessi, pur di potergli fare qualche domanda in anteprima per Panorama, uno dei primissimi colloqui dei giornalisti con lui, ci buttammo praticamente addosso a lui, sfuggiti al controllo dei ragazzini body guard. Dove, dopo il primo attentato fallito, scoprimmo mesi dopo che si nascondevano i Talebani.

Karzai, amico personale di Gustavo Selva, presidente della commissione Esteri di Montecitorio, che, con Luigi Ramponi, presidente della commissione Difesa del Senato, era alla guida di quella prima delegazione, dopo una lieve espressione di sorpresa, rispose veloce e cortese alle nostre domande. Un uomo che non sembrava neppure alle prese con i Talebani. Si mise a scherzare con la delegazione: ” Scusate, sono in ritardo vengo da Jalalabad, non mi lasciavano più andar via. A che ora vi parte l’aereo? Inizio il conto alla rovescia: meno dieci, meno nove…”.

Da non crederci, davvero Karzai, anche in quei comportamenti era “l’americano”. Vissuto in Usa a lungo, dove fu anche ambasciatore, ci comunicò una forte immagine di leadership politica, un grande senso di sicurezza in se stesso, un pensiero molto occidentale come quello per le donne. “Proverò a ottenere tutto per loro”. Poi, grande attenzione per le origini del suo Paese e sulla necessità di creare un esercito afghano,  “bisognerà unire tutte le tribù sul territorio “.

Elogio per gli italiani. Definito da Tom Ford l’uomo più elegante del mondo, mi rispose che invece no, eravamo noi italiani i più eleganti del mondo. Venne qualche mese dopo a Roma, ricevuto a Palazzo Chigi dal premier Silvio Berlusconi.

Con Karzai quel S. Valentino a Kabul non sembrava neppure di stare nell’Afghanistan sbrindellato e devastato, tale era il forte senso di sicurezza e il carisma che comunicava.  Tornai la sera tardi con la delegazione all’Intercontinental di Abu Dhabi, a bordo del C130 dell’Aeronautica militare, consapevole di aver avuto a che fare con una notevole personalità. Come allora, di nuovo l’Occidente o almeno un pezzettino di questo riuscirà nella mission impossible di restare per quel che sarà possibile ancora a Kabul?

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