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Hacker

Unicredit, Ford e Vodafone nel data breach di Capital One?

L'articolo di Giusy Caretto

 

UniCredit e la casa automobilistica americana Ford hanno avviato delle indagini per accertare se i dati dei loro clienti siano finiti negli elenchi di dati rubati a Capital One, una banca basata in Virginia con un’intensa attività nel settore delle carte di credito.

Continuano anche le verifiche di esperti e legislatori per valutare se l’hacker che ha colpito Capital One avesse altri obiettivi. Andiamo per gradi.

LE INDAGINI DI UNICREDIT

Come scrive il Financial Times, un portavoce di Unicredit ha annunciato mercoledì 31 luglio che il gruppo capeggiato da Jean-Pierre Mustier ha “contattato le autorità competenti” per verificare se anche i dati dei propri clienti siano finiti negli elenchi dei dati di Capital One.

“Il 30 luglio Unicredit è venuto a conoscenza del fatto che il suo nome è stato menzionato in relazione all’hackeraggio di Capital One”, ha dichiarato il portavoce in una nota. “La sicurezza e la privacy dei dati sono le nostre priorità fondamentali in ogni momento.” Al momento pare che non ci siano indizi di una violazione dei sistemi di sicurezza della banca.

ANCHE FORD HA AVVIATO ACCERTAMENTI

In modo separato, anche Ford ha avviato delle indagini “per determinare se le informazioni Ford fossero coinvolte negli elenchi” di Capital One.

ANCHE VODAFONE COINVOLTA?

Secondo rivelazioni della società di sicurezza informatica CyberInt ha affermato che ci sarebbero dei file inviati dalla sig.ra Thompson parlavano anche di Ford e Vodafone.

Vodafone ha dichiarato di “non essere a conoscenza di alcuna informazione relativa alla violazione della sicurezza di Capital One”.

QUALE COLLEGAMENTO?

Ma cosa unisce Unicredit, Ford, Vodafone e Capital One? Amazon. La violazione sarebbe partita, secondo le prime indagini, dal cloud Amazon su cui Capital One archivia i propri dati. Sul cloud del gruppo guidato da Jeff Bezos conserva i propri dati anche la banca italiana.

Uno del file di dati rubati era soprannominato “Unicredit”.

IL PRECEDENTE DI UNICREDIT

Se le indagini dovessero svelare che Unicredit è realmente coinvolta nella questione, la cosa rappresenterebbe un duro colpo per l’istituto finanziario. Nel luglio 2017, Unicredit, come ricorda il Financial Times, ha rivelato una violazione dei dati che ha interessato 400.000 clienti.

L’istituto ha incolpato un fornitore di terze parti per le due violazioni dei dati che ha scoperto, che si è verificato tra settembre e ottobre 2016 e giugno e luglio 2017.

COSA E’ SUCCESSO A CAPITAL ONE

Facciamo un passo indietro. Fondata nel 1994 da Richard D. Fairbank, Capital One è una banca basata a McLean, in Virginia, specializzata nel settore delle carte di credito (qui i dettagli). Nella giornata di lunedì, la società ha annunciato che sono stati rubati i dati di 100 milioni di possessori di carte di credito negli Stati Uniti e di 6 milioni in Canada.

Il dipartimento di giustizia ha arrestato Paige Thompson, un ex dipendente dei servizi Web di Amazon, su cui pesa una denuncia penale.

“L’inchiesta è ancora in corso”, ha detto un portavoce dell’ufficio del procuratore americano a Seattle. Per ora l’Fbi, il Federal Bureau of Investigation, ha sequestrato una serie di dispositivi digitali dalla casa della presunta hacker.

SALVI I NUMERI DELLE CARTE DI CREDITO

L’hackeraggio sarebbe avvenuto nelle settimane che vanno dal 12 marzo e al 17 luglio. Sono stati prelevati nomi e indirizzi, ma non i numeri delle carte di credito seppur nel mirino siano finiti clienti in possesso di carte o che ne abbiano fatto richiesta, ha assicurato Capitol One.

I COSTI DELL’HACKERAGGIO

Il furto dei dati  costerà alla compagnia 100-150 milioni di dollari a breve termine, come spieghiamo qui.

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