skip to Main Content

Giorgetti

Tutti gli strepitii politici fra Cartabia e Olimpiadi

I Graffi di Damato

Persino Francesco Storace, l’ex ministro della destra e poi presidente della regione Lazio, che non è certo l’economista consulente di Palazzo Chigi Riccardo Puglisi, col quale se l’è presa Marco Travaglio deridendone “la lingua più veloce del mondo” per avere avvertito qualcosa più di una “coincidenza” fra gli ori di Tokio agli atleti italiani e il governo guidato da Mario Draghi, si è lasciato tentare dalla riconoscenza, chiamiamola così, con la promozione del presidente del Consiglio a “un portafortuna” del suo e nostro Paese. Speriamo che ora il direttore del Fatto Quotidiano, sempre nostalgico di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, convinto che ne sia stato allontanato con un delitto politico, non s’infili negli uffici dell’Anagrafe romana o comunque non provveda direttamente sul proprio giornale a storpiare il cognome di Storace per dargli dello Starace, il gerarca fascista che imbarazzò per il suo zelo persino Mussolini.

D’altronde, le notizie da Tokyo hanno strappato applausi unanimi anche in un’aula tesa politicamente come quella di ieri a Montecitorio. Dove si discute con le maglie della questione di fiducia la riforma del processo penale fra recriminazioni di ogni tipo su chi ha ceduto di più o di meno nel compromesso raggiunto nella maggioranza sulle modifiche finali del governo al testo originario per archiviare in qualche modo la prescrizione targata Bonafede, e assegnare tempi certi almeno ad una parte dei giudizi d’Appello e di Cassazione. Quella della Camera è stata un po’ una standing ovation liberatoria, giustamente apprezzata anche dall’oratore forzista inizialmente inconsapevole dei motivi per i quali nessuno stava praticamente a sentirlo, preferendogli le informazioni per telefonino dalle Olimpiadi.

Non avremo mai processi rapidi come la corsa di Marcel Jacobs, l’italiano più veloce del mondo nei cento metri, né il Pil nazionale, per quanto in ripresa, salterà mai come Gianmarco Tamberi, l’italiano che schizza più in alto nel mondo, ma non è questo certamente che possiamo chiedere ed aspettarci dal governo in carica da febbraio. Può bastarci che continui a portarci fortuna anche e oltre il temuto semestre bianco che comincerà domani, durante il quale i giocolieri della crisi potrebbero essere tentati dalla impossibilità del presidente della Repubblica, in scadenza di mandato, di sciogliere anticipatamente le Camere. Salvo che, in caso di crisi appunto, Sergio Mattarella non li spiazzi anticipando con le dimissioni la fine dell’incarico. E restituendo al suo successore, o a se stesso in caso di rielezione, quel potere tanto angoscia un Parlamento in cui per forza di cose – tra seggi tagliati e voti perduti- sono più quelli in uscita sicura che quelli in grado di potere tornare davvero.

Vale anche per i governi ciò che Napoleone, abituato alle guerre, diceva dei generali, preferendo i più fortunati ai più bravi. Meglio naturalmente se sono insieme bravi e fortunati.

Back To Top