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Petrolio

Trump vuole punire con i dazi anche i porti cinesi in America latina

L'amministrazione Trump potrebbe non limitarsi ai dazi sulla Cina: un consigliere del presidente eletto ha proposto di imporre tariffe del 60% anche sulle merci cinesi che raggiungono i porti dell'America latina, come quello appena inaugurato in Perù. Tutti i dettagli.

La nuova amministrazione di Donald Trump, che inizierà a governare dal 20 gennaio 2025, potrebbe imporre dei dazi al 60 per cento sulle merci spedite dai porti cinesi verso l’America latina ed eventualmente destinate al mercato statunitense, in modo da colpire anche le triangolazioni commerciali: il presidente eletto, infatti, ha promesso delle tariffe al 60 per cento su tutti i beni che gli Stati Uniti importeranno direttamente dalla Cina.

I DAZI “LATINOAMERICANI” DI MAURICIO CLAVER-CARONE

L’idea dei dazi sull’America latina è stata proposta nei giorni scorsi da Mauricio Claver-Carone, consigliere di Trump e già direttore per gli affari latinoamericani durante il primo mandato del presidente. Claver-Carone è stato anche presidente, dal 2020 al 2022, della Banca interamericana di sviluppo, un istituto di credito finalizzato alla promozione dello sviluppo della regione sudamericana-caraibica.

L’amministrazione Trump, insomma, potrebbe voler penalizzare tutti i paesi della regione – storicamente vicina agli Stati Uniti, ma ormai legatissima alla Cina sul commercio – che collaborano con Pechino sulle infrastrutture marittime.

“Qualsiasi prodotto che passi per Chancay o per qualsiasi porto di proprietà o controllato dalla Cina nella regione dovrebbe essere soggetto a una tariffa del 60 per cento, come se il prodotto provenisse dalla Cina”, ha spiegato Claver-Carone.

IL PORTO DI CHANCAY IN PERÙ

La proposta è giunta poco dopo l’inaugurazione del mega-porto di Chancay in Perù, che è gestito dalla Cina e che dovrebbe potenziare parecchio l’interscambio tra i due paesi, anche perché diventerà il primo porto della regione in grado di accogliere le navi troppo grandi per attraversare il canale di Panama. L’intero centro logistico-tecnologico sarà gestito per trent’anni dalla compagnia statale cinese Cosco; le gru da carico verranno fornite da Shanghai Zhenhua Heavy Industries e le aziende cinesi realizzeranno anche i camion elettrici a guida autonoma destinati allo spostamento delle merci.

L’entusiasmo peruviano per Chancay potrebbe però scemare se Trump deciderà di realizzare la proposta sui dazi. Dazi che, in caso, colpiranno tutti i porti della regione, da quello di Buenos Aires in Argentina a quello di Manzanillo in Messico; anche il Brasile potrebbe venire danneggiato, visti i piani per l’esportazione di soia, mais e altri prodotti agroalimentari dal porto di Chancay.

L’IMPATTO SUL MESSICO

Ma le tariffe peserebbero soprattutto sul Messico, il maggiore socio commerciale degli Stati Uniti, dove la Cina possiede diverse concessioni portuali: gestisce ad esempio il porto di Ensenada, nel nord del paese, e quelli di Lázaro Cárdenas e di Veracruz, a sud.

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