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Telecom Sparkle, Unicredit e Generali. Che cosa si dice tra Copasir e Servizi

Primi commenti all'iniziativa del Copasir con i rumors su Unicredit, Assicurazioni Generali e Telecom Sparkle. Il tweet di Crosetto, il ruolo di Volpi, l'intervento di Bessi e l'analisi di Aresu

Maggioranza e opposizione concordi nel difendere le aziende strategiche dell’Italia da Stati esteri, anche europei.

E’ quello che emerge dopo l’iniziativa del Copasir (Comitato parlamentare di sicurezza della Repubblica) di avviare una serie di audizioni sul rischio scalate per gruppi italiani: Unicredit, Assicurazioni Generali, ma non solo.

IL TWEET DI CROSETTO

Tra i primi, se non il primo, a elogiare l’iniziativa è stato un esponente di spicco dei Fratelli d’Italia, Guido Crosetto, che presiede l’Aiad, l’associazione che riunisce e rappresenta le aziende del comparto difesa, aerospazio e sicurezza. Emblematico il suo tweet a commento dell’articolo con informazioni e indiscrezioni di Start Magazine:

GLI OCCHI DELLA LEGA

In prima fila sul tema c’è la Lega: il partito guidato da Matteo Salvini esprime il presidente del Copasir, Raffaele Volpi, un passato da democristiano e poi leghista della prima ora che di recente nel governo Conte 1 come sottosegretario alla Difesa si è scontrato su tutti i principali dossier con l’ex ministro pentastellato Elisabetta Trenta. Proprio su Unicredit e Assicurazioni Generali, i leghisti hanno puntato le attenzioni nelle scorse settimane, a ridosso dell’attivismo di Leonardo Del Vecchio con la sua Delfin nella filiera Unicredit-Mediobanca-Generali: “Si intravede – notò criticamente il deputato della Lega, Giulio Centemero – un piano di Delfin su Generali i cui contorni, finanziari e personali, dipenderanno da molti elementi”. In questa chiave – rimarcò Centemero – è centrale il ruolo di Unicredit, la banca guidata dal francese Jean-Pierre Mustier, che di Mediobanca è primo azionista, con l’8,8% e che con Del Vecchio è in ottimi rapporti”. Negli scorsi mesi c’è chi ha ipotizzato un’aggregazione di Assicurazioni Generali con la francese Axa, considerato anche che il capo azienda del gruppo assicurativo di Trieste e il francese Philippe Donnet. Conclusione di Centemero: “Ho deciso dunque di interrogare il governo per capire quali misure si vogliano intraprendere, poiché non si corre solo il rischio di indebolire il nostro sistema imprenditoriale, ma anche di depotenziare il sistema finanziario italiano consegnando in mani francesi il controllo di due entità fondamentali per l’ecosistema finanziario italiano”.

L’INTERROGAZIONE DI FORZA ITALIA

Anche Forza Italia segue la questione. Nelle scorse settimane Mauro D’Attis, membro della Commissione Bilancio Tesoro e Programmazione della Camera, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, circa le indiscrezioni di stampa relative alle strategie del patron di Essilor-Luxottica, Leonardo Del Vecchio, riguardo alle quote da lui possedute in Generali e Mediobanca: “Le voci di un passaggio sotto il controllo francese del primo gruppo assicurativo italiano, detentore di oltre 60 miliardi del debito pubblico italiano, e le ripercussioni di questo cambio di quote azionarie anche all’interno di Mediobanca preoccupano non poco. Per questo motivo, ho chiesto se da parte di Consob sono state rilevate procedure anomale riguardo l’evoluzione del quadro azionario di Mediobanca S.p.A. e di Assicurazioni Generali S.p.A. E ho inoltre chiesto al governo se è al corrente delle suddette notizie ed eventualmente come è intenzionato a tutelare l’interesse nazionale evitando che il controllo di Assicurazioni Generali  e di Mediobanca – già oggi controllata per il 14 per cento del capitale da investitori istituzionali di origine francese – possa finire definitivamente in mani straniere, soprattutto francesi che hanno già dato prova di voler fagocitare il patrimonio economico del nostro Paese”.

Lo afferma l’on. Mauro D’Attis di Forza Italia, membro della Commissione Bilancio Tesoro e Programmazione della Camera.

DOSSIER TELECOM SPARKLE

Anche esponenti della maggioranza di governo che seguono i dossier a cavallo tra economia, finanza, energia e sicurezza sono attenti alle mosse del Copasir. Ieri, nel corso dell’audizione dell’Aise al Copasir, il tema tlc ha fatto capolino quando il generale Luciano Carta (direttore dell’Aise) ha parlato – come ha svelato ieri Start – di reti di comunicazione con eventuali infrastrutture tecnologiche cinesi o Stati occidentali ma “senza un reale coordinamento Nato”. Ha chiosato Alessandro Da Rold oggi sul quotidiano La Verità: “Si tratta di un’affermazione che sarebbe stata riferita a Vivendi, azionista francese di Telecom-Tim, il nostro colosso delle telecomunicazioni che controlla Telecom Sparkle, ovvero il traffico dati che transita dai cavi del Mediterraneo”.

L’INTERVENTO DI BESSI

Un tema sul quale si è soffermato Gianni Bessi, consigliere Pd in Emilia Romagna: “Il territorio libico è quello da cui passano e passeranno i preziosi cavi delle telecomunicazioni e dove sono collocate le centrali di raccordo. Ed è per questo che non è certo da oggi che la Libia ha attratto l’attenzione di Francia, Usa, Egitto e Russia. Uno scenario che, verrebbe da dire come di consueto, vede l’Italia ai margini, nonostante non siamo certo gli ultimi nello sviluppo di queste tecnologie: chiedere a Telecom Italia Sparkle spa, la controllata Telecom che gestisce la rete di tipo Tier-1 per i dettagli”, ha scritto Bessi su Formiche (la rivista che ha recente festeggiato i 150 numeri alla presenza come ospite d’onore del direttore del Dis, Gennaro Vecchione, come ha documento con testo e foto il sito Dagospia).

L’ANALISI DI ARESU

Anche un esponente del governo ha apprezzato l’iniziativa del Copasir. Ha scritto l’analista Alessandro Aresu, consigliere scientifico di Limes, direttore scientifico della Scuola di Politiche fondata da Enrico Letta e ora capo della segreteria tecnica del ministero per il Sud retto da Giuseppe Provenzano: “Un tema sempre più importante del sistema creditizio e assicurativo è la sua intensità tecnologica e innovativa. In termini di infrastrutture, da questo punto di vista conta in particolare il destino di Borsa Italiana, già all’attenzione del governo. Nel medio termine, sarà interessante capire se in questo decennio alla crescente capacità tecnologica dei principali operatori assicurativi cinesi si accompagnerà l’acquisizione di asset europei. La sensibilità anticinese del Copasir potrebbe già portare a guardare con maggiore attenzione le joint venture e gli accordi tra banche e assicurazioni italiane con gli operatori di Pechino”. Non solo: “Sia nell’ambito finanziario e in quello industriale, l’aspetto delle scalate andrebbe legato alle prospettive delle aggregazioni europee. Come mostrato da alcuni casi della disciplina golden power (nata per corrispondere a regole europee), si può ritenere che la minaccia di grave pregiudizio agli interessi dello Stato possa giungere da aziende di altri Stati europei. In seguito, questo tema potrebbe riproporsi proprio per gli equilibri di future aggregazioni”.

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