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Banca Generali

Che cosa faranno Del Vecchio e Unicredit in Mediobanca e Generali

Fatti, nomi, indiscrezioni e scenari dopo la mossa di Del Vecchio in Mediobanca: il ruolo di Unicredit e le mire su Assicurazioni Generali

 

Perché Del Vecchio ha investito circa 600 milioni di euro per portare la sua Delfin al 6,94% di Mediobanca? E perché secondo alcune indiscrezioni sarebbe pronto ad arrivare fino al 10% dell’Istituto di Piazzetta Cuccia?

Ufficialmente Del Vecchio ha spiegato in una nota che «l’investimento rappresenta per Delfin un’ottima opportunità per la qualità, la storia e le potenzialità di crescita di Mediobanca in Italia e all’estero. Siamo un azionista di lungo periodo e daremo il nostro sostegno per accelerare la creazione di valore a vantaggio di tutti gli stakeholder».

Una supercazzola per dire tutto e niente. Gli uomini che navigano nella finanza – anche gli industriali – non sempre pensano quello che dicono. Eppure a 84 anni e con un patrimonio di circa 20 miliardi di dollari si potrebbe attendere meno fuffa comunicativa.

Quindi cerchiamo di capirne di più. Partendo da qualche numero.

Del Vecchio è diventato il terzo azionista di Piazzetta Cuccia dietro a Unicredit (8,81%) e Financiere de l’Odet del gruppo Bolloré (7,86%), ponendosi davanti a BlackRock (4,98%) e a Mediolanum, salita di recente al 3,28% dopo gli acquisti di Ennio Doris in più puntate nei mesi scorsi.

Il patron di Essilor-Luxottica – secondo gli analisti di Intermonte – ha investito 2,4 miliardi di euro tra Mediobanca, Generali (ha il 4,86%) e Unicredit (circa il 2%).

Non sono miliardi per fare beneficenza, ovviamente.

Quindi quale sarebbe l’obiettivo reale, immediato, di Del Vecchio oltre alla speranza di guadagnare tanto? Mettere nel mirino lo statuto e, indirettamente, il vertice della banca d’affari milanese.

Ha scritto Mf-Milano Finanza: “Nella city milanese circola da qualche giorno l’ipotesi che Del Vecchio possa chiedere la modifica degli articoli 15 e 24. Questi paragrafi disciplinano la carica dell’amministratore delegato, prevedendo che sia scelto tra chi è dirigente del gruppo da almeno tre anni. La misura arriva da lontano e finora è stata interpretata come una garanzia di indipendenza per il top management”.

Morale della favola: Del Vecchio vuole scardinare il castello in cui regna l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel.

Non a caso Del Vecchio ha acquistato a sorpresa una bella fetta di Mediobanca senza informare più di tanto Nagel. Non proprio un segnale amichevole. “E’ entrato senza bussare”, si mormora negli ambienti mediobancheschi.

Ma per rivoluzionare la governance di Mediobanca al patron di Luxottica servono alleati. Sarà Unicredit l’alleato?

La banca capitanata da Jean-Pierre Mustier con l’8,8% è il primo azionista dell’istituto di Piazzetta Cuccia.

La vicinanza di Del Vecchio al gruppo guidato da Mustier si è vista nella partita Ieo-Monzino – ha ricordato il Corriere della Sera – con l’imprenditore milanese che voleva iniettare 500 milioni per il rilancio europeo del polo sanitario e che ha visto dalla sua parte Mustier ma non Piazzetta Cuccia.

Una mossa ostile di Unicredit su Mediobanca, “seppure sensata dal punto di vista strategico e finanziario, modificherebbe in modo rilevante gli assetti di governance di Unicredit”, hanno scritto gli analisti di Equita.

Con il suo 8,8% Unicredit rimane non solo il primo azionista di Mediobanca ma anche il pivot dell’accordo di consultazione che dal gennaio scorso ha sostituito il vecchio sindacato di voto.

Ma Mediobanca – per la coppia Del Vecchio-Mustier – è solo un primo passo per l’obiettivo finale: Generali.

Con la presa su Mediobanca, il presidente esecutivo di Essilor-Luxottica avrebbe mano libera per rimettere in discussione il vertice della compagnia e insistere su un’operazione straordinaria, magari sull’asse Trieste-Parigi: “Non occorre molta fantasia per capire che l’obiettivo del blitz di Del Vecchio sia il Leone di cui è azionista al 4,86% dopo i robusti acquisti dei mesi scorsi”, ha scritto Milano Finanza.

D’altronde le tensioni fra Unicredit e Mediobanca riguardano anche il colosso assicurativo triestino.

Mediobanca non vuole mollare tanto la presa di Assicurazioni Generali. Mentre Mustier scalpita non poco.

A luglio, in un’intervista alla Stampa, alla domanda “dopo Fineco siete pronti all’uscita da Mediobanca?”, il capo azienda di Unicredit ha risposto: “E’ un investimento finanziario. Allo scioglimento del vecchio patto l’anno scorso avevamo proposto un patto più vincolante per proteggere le banche e le sue controllate, Generali in primis. I soci italiani non hanno voluto. La banca è ben gestita, spero che il prezzo salga di conseguenza”.

Una bordata indirizzata a Nagel. “Mustier nella sostanza ha fatto notare che Mediobanca blocca il deal su Generali perché teme che il castello di Mediobanca salti”, dice a Start un addetto ai lavori.

In Generali, Del Vecchio potrebbe contare su un altro alleato: Francesco Gaetano Caltagirone, terzo socio di Generali al 5% ma pronto a salire, acquisendo anche il 4% della famiglia Benetton con cui il costruttore ha consolidati rapporti.

Del Vecchio e Caltagirone non sono riusciti, in occasione dell’ultimo rinnovo del board di Generali, a scalfire il potere di Mediobanca, che con la sua lista ha riconfermato i consiglieri uscenti. E Caltagirone, in particolare, che meditava un blitz alla presidenza, si è imbufalito, esternando contro l’esclusione di rappresentanti dei Benetton nel board.

Nel board del Leone di Trieste è presente però un rappresentante di Delfin-Del Vecchio, Romolo Bardin, giudicato “vecchio” da Caltagirone secondo quanto scrive oggi il Corriere della Sera. A riprova che le tre famiglie imprenditoriali, in Assicurazioni Generali, si muovono in ordine sparso e che Del Vecchio di certo non va a rimorchio del costruttore siculo-romano.

Alla prossima puntata.

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