Nei primi sei mesi del 2022 il surplus delle partite correnti della Russia – la misura più ampia dei flussi commerciali e di investimento, spiega Bloomberg – è più che triplicato rispetto all’anno scorso: ha sfiorato i 167 miliardi di dollari, contro i circa 50 miliardi del periodo gennaio-luglio del 2021.
RICAVI ENERGETICI IN FORTE CRESCITA
A contribuire al surplus è stato il collasso delle importazioni dopo l’imposizione delle sanzioni internazionali imposte per l’invasione dell’Ucraina. Nel contempo, l’aumento dei prezzi del gas naturale e la crescita delle esportazioni di petrolio – gli idrocarburi valgono il 40 per cento delle entrate del paese – permetterà quest’anno alla Russia di registrare ricavi per 337,5 miliardi, il 38 per cento in più rispetto al 2021.
Sono soldi che il Cremlino potrà utilizzare per sostenere l’economia in recessione, aumentando i salari e le pensioni per adeguarli al tasso di inflazione; oppure potrà spenderli per finanziare la guerra.
IMPATTO DISOMOGENEO
Reuters scrive però che l’aumento dei guadagni energetici permetterà di compensare solo in parte i danni provocati dalle sanzioni. “L’impatto delle sanzioni sull’economia russa è molto disomogeneo”, ha spiegato all’agenzia Janis Kluge, analista del German Institute for International and Security Affairs. “In alcuni settori è stato catastrofico, come l’industria automobilistica. Il settore petrolifero è relativamente indenne per ora”.
Oltre all’industria dell’auto, anche i settori dell’informatica e della finanza stanno venendo danneggiati. “Questi settori avevano i legami più forti con l’Occidente e di conseguenza stanno soffrendo di più”, sostiene Kluge.
Peraltro, stando alle previsioni ufficiali russe, i guadagni delle esportazioni energetiche si ridurranno nel 2023, arrivando a 225,8 miliardi di dollari, una cifra comunque superiore a quella del 2021 (244,2 miliardi).
COME VANNO GAS E PETROLIO
Secondo la stima del ministero dell’Economia russa, quest’anno il prezzo medio di esportazione del gas naturale raddoppierà, arrivando a 730 dollari per mille metri cubi; dopodiché il suo valore diminuirà gradualmente fino alla fine del 2025.
Le esportazioni via gasdotto all’Europa – il mercato principale di destinazione del gas russo – scenderanno a 170,4 miliardi di metri cubi nel 2022, meno di quanto stimato a maggio (185 miliardi) e meno di quanto esportato nel 2021 (205,6 miliardi).
Quanto al petrolio, la Russia ha iniziato ad aumentare la produzione a seguito della richiesta di paesi asiatici come l’India e la Cina, benché stia vendendo loro barili a prezzi scontati.
L’ECONOMIA RUSSA VA MEGLIO DEL PREVISTO?
Reuters scrive che, a giudicare dalle previsioni ufficiali, l’economia della Russia sta gestendo le sanzioni meglio di quanto si credeva. Mesi fa il ministero dell’Economia stimava una contrazione del prodotto interno lordo di oltre il 12 per cento; adesso pensa che si ridurrà del 3-4 per cento. Il dato del Fondo monetario internazionale è più alto, del 6 per cento.
“Considerando che prima della guerra la Russia cresceva del 4-5 per cento”, ha scritto Luciano Capone sul Foglio, “vuol dire che nessun paese europeo, neppure i più esposti alla dipendenza dal gas russo, hanno subìto una recessione di tale intensità. Ma le conseguenze delle sanzioni sono destinate a durare nel tempo”.
LO STUDIO DI YALE SULL’IMPATTO DELLE SANZIONI ALLA RUSSIA
Uno studio dell’Università di Yale aveva fatto notare come la Russia stia avendo difficoltà a garantirsi gli approvvigionamenti di componenti e tecnologie. In mancanza degli input di base, il paese potrebbe non riuscire ad avanzare nell’innovazione industriale, perdendo competitività.
Mosca dipende dalla tecnologia occidentale anche per alcuni dei suoi armamenti, non producendo da sé la gran parte dei componenti elettronici necessari al loro funzionamento.
COSA DICE LA BANCA CENTRALE
La banca centrale russa ha fatto sapere che l’indice del clima imprenditoriale nel paese è stato positivo ad agosto. Ma “le valutazioni negative sulla produzione” da parte delle aziende “sono aumentate a causa dei continui vincoli della domanda, dei problemi con gli approvvigionamenti importati e della carenza di manodopera”.
Dmitry Tulin, vicepresidente della banca centrale russa, ha detto recentemente che gli istituti bancari del paese hanno perso collettivamente quasi 25 miliardi di dollari nel primo semestre del 2022. I due terzi circa di queste perdite sono legate a operazioni in valuta straniera.
DISOCCUPAZIONE E INFLAZIONE
A luglio il tasso di disoccupazione ufficiale in Russia è stato del 3,9 per cento, il minimo storico. A giugno però l’inflazione aveva causato una riduzione del 3,2 per cento su base annua dei salari reali.
A luglio, ancora, le vendite al dettaglio nel paese – un importante indicatore della domanda dei consumatori – sono diminuite dell’8,8 per cento rispetto all’anno prima; a giugno erano calate del 9,6 per cento.