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India Cina

Come e quanto la Russia incassa con l’export di energia a Cina e India

Il commercio di petrolio, carbone e gas verso la Cina e l'India ha permesso alla Russia di raccogliere 24 miliardi di dollari, nonostante le sanzioni. Tutti i dettagli.

Nei tre mesi successivi all’invasione dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio scorso, la Russia ha ottenuto 24 miliardi di dollari attraverso la vendita di energia alla Cina e all’India, nonostante i tentativi degli Stati Uniti e dell’Europa (soprattutto) di isolare economicamente il regime di Vladimir Putin.

LE CIFRE DEGLI ACQUISTI

Da fine febbraio a fine maggio, riporta Al Jazeera, la Cina ha acquistato petrolio greggio, gas naturale e carbone dalla Russia per 18,9 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2021. Nello stesso periodo, l’India ha importato idrocarburi russi per 5,1 miliardi, cinque volte tanto rispetto a un anno prima. Per Mosca queste vendite aggiuntive a Pechino e Nuova Delhi si sono tradotte in ricavi extra per 13 miliardi, rispetto a febbraio-maggio 2021.

CINA E INDIA COMPENSANO LE SANZIONI

L’aumento delle esportazioni verso i due paesi asiatici ha aiutato la Russia a compensare il calo delle vendite all’America e all’Europa. Lauri Myllyvirta, analista presso il think tank CREA (Centro per la ricerca sull’energia e l’aria pulita), ha monitorato i flussi energetici russi dall’inizio della guerra in Ucraina e ha detto ad Al Jazeera che “la Cina sta già comprando sostanzialmente tutto quello che la Russia può esportare attraverso le condotte e i porti sul Pacifico”. L’India, invece, “è stata la principale acquirente dei carichi sull’Atlantico che l’Europa non vuole più”.

RAPPORTI DESTINATI A DURARE

Secondo l’analista, è molto probabile che questi rapporti di compravendita tra Mosca e le due nazioni asiatiche continueranno nei mesi a venire. Anche perché i prezzi alti dell’energia incentivano Nuova Delhi e Pechino – entrambe sono grandi importatrici di combustibili fossili – a proseguire con gli acquisti di idrocarburi russi, che il Cremlino sta vendendo con un forte sconto rispetto ai benchmark internazionali (come il Brent per il petrolio, che si scambia a circa 101 dollari al barile).

SCONTI E PAGAMENTI IN VALUTA LOCALE

Myllyvirta dice che le importazioni energetiche cinesi dalla Russia hanno continuato a crescere a giugno, seppur lentamente. Quanto all’India, potrebbe decidere di comprare ancora più greggio da Mosca nei prossimi mesi, una volta che entrerà in vigore l’embargo europeo sul petrolio russo, che potrebbe far crescere ulteriormente il prezzo dei barili, riducendone di fatto la disponibilità sul mercato (la Russia ne è una grande esportatrice).

Per favorire la prosecuzione delle vendite di energia a Cina e India nonostante le sanzioni internazionali, la Russia, oltre a offrire forti sconti sul prezzo, sta anche accettando pagamenti nelle valute locali (lo yuan cinese e la rupia indiana).

IL CASO DELL’INDIA: PETROLIO, CARBONE E GNL

L’aumento delle importazioni di idrocarburi russi è stato notevole soprattutto in India, che prima della guerra – ad esempio – acquistava pochissimo petrolio da Mosca. Inoltre, il paese non confina con la Russia (la Cina, al contrario, è collegata ai giacimenti siberiani da tubature) e i suoi porti sono distanti, condizione che fa salire i costi del trasporto marittimo. Ciononostante, dal 24 febbraio al 30 giugno l’India ha speso 8,8 miliardi di dollari per importare carbone e petrolio dalla Russia: è più del doppio della somma spesa per la totalità dei prodotti russi nell’intero 2021, secondo una fonte di Al Jazeera.

Nuova Delhi ha anche acquistato tre carichi di gas liquefatto dalla Russia da quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Nello stesso periodo del 2021, ne aveva importato solo uno.

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