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Che cosa fare contro la Russia dopo gli orrori di Bucha?

Il massacro di Bucha ha trasformato la guerra della Russia di Putin all'Ucraina in un delitto contro l'umanità. Come reagire? Il taccuino di Federico Guiglia

Da oggi nessuno può più dire “io non sapevo”. Satelliti e testimoni diretti, immagini tv e cronache indipendenti rivelano al mondo intero e attonito l’orrore senza fine in una piccola città -Bucha è il suo tragico nome-, che trasforma la guerra di Putin contro gli ucraini in un delitto contro l’umanità.

“Bisogna processarlo per crimini di guerra”, invoca il presidente americano Biden, mentre l’Ue, incredula di fronte a tanta e tale crudeltà, punta a rafforzare le sanzioni economiche contro Mosca. Ma non ancora -frenano Berlino e Vienna- fino al punto, peraltro sempre più difficile da eludere, di bloccare il gas russo all’Europa, come i più attenti e diversi osservatori, fra i quali l’ex presidente del Consiglio, Prodi, sottolineano: chiudere i rubinetti dell’energia a Putin, sarebbe la sua rovina. La madre di tutte le battaglie economiche per metterlo davvero in difficoltà. E per indurre gli europei a trovare subito una via autonoma e alternativa al perenne ricatto dell’invasore.

Lo scontro si inasprisce, in Ucraina e fuori, dopo la scoperta di fosse comuni con civili ammazzati con le mani legate dietro la schiena, e cadaveri buttati lungo le strade, e testimonianze su donne stuprate e carbonizzate, anziani torturati, bambini uccisi. Un massacro all’insegna del terrore, “ma Bucha è la punta dell’iceberg, a Mariupol è peggio”, denuncia il ministro degli Esteri ucraino, Kuleba.

Mosca prova a negare ogni responsabilità (“messinscena dell’Occidente e Kiev”) e dice: sui crimini di guerra bisogna cominciare “dai bombardamenti in Jugoslavia e l’occupazione dell’Iraq”.

Ma perfino la dura polemica è irrilevante a fronte della disumanità, delle mine anti-uomo disseminate nel Paese, delle stragi di inermi, come ricorda il presidente della Repubblica, Mattarella.

La discesa nell’abisso che il mondo può vedere e valutare da sé, conduce al dovere di non lasciare impunito l’eccidio di Bucha. Già circola una prima lista di carnefici. Prenderli, processarli, punirli.

E poi l’embargo a Mosca, ecco la seconda grande questione.

Se il nostro modo di aiutare un popolo sottoposto a simile violenza significa colpire Putin al cuore del gas, se oltre a sostenere chi si difende, asciughiamo la fonte economica che sta alla base di chi attacca e massacra, e al costo -per noi europei sopportabilissimo- di un inverno più freddo, non c’è altro tempo da perdere.

(Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi)

Federico Guiglia
www.federicoguiglia.com

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