Alla luce della recente vicenda della liberazione della nostra connazionale Silvia Romano la nostra attenzione non può che rivolgersi a una considerazione diremmo quasi ovvia e cioè alla perdita di centralità e di rilevanza del nostro paese nello scacchiere del Mediterraneo.
È infatti difficile infatti negare come l’Italia stia ormai perdendo sempre di più la partita sullo scacchiere del Mediterraneo orientale per esempio con la Turchia.
Diverse sono le ragioni. Per esempio l’assenza di una politica estera costruita su obiettivi chiari, ma soprattutto la mancanza di una politica di proiezione di potenza, assenza questa fatale di fronte ad un rivale come la Turchia che sta perseguendo una politica estera spregiudicata sia in Libia che a Cipro.
Più in generale, come abbiamo avuto modo di dire diverse volte su queste pagine, l’uso del pacifismo in senso lato come strumento di interpretazione della politica estera e di prassi politica va di pari passo con il rifiuto dell’uso dello strumento militare letto ancora in un’ottica ideologica dicotomica fascista/antifascista.
Fra le concause vi è certamente anche l’assenza di una identità nazionale che ha sempre caratterizzato la storia del nostro paese rispetto alla Francia, all’Inghilterra e alla Germania, mancanza che ha determinato – e determinerà – per il nostro paese danni considerevoli nel perseguimento del suo interesse nazionale.
E che dire della incompetenza e della ignoranza di buona parte della nostra classe politica – a destra come a sinistra – in relazione alle questioni strategiche e alla politica estera?
Come dimenticare che il conflitto politico fra governo e opposizione è stato quasi sempre caratterizzato non da una logica costruttiva ma solo destabilizzante che ha sistematicamente ignorato gli interessi nazionali a vantaggio degli interessi di parte?