I neonazisti putiniani di Alternative fur Deutschland, insieme ai partiti filorussi e filocinesi dell’ungherese Orban (Fidesz) e dello slovacco Fico (SMER), potrebbero far parte di una nuova maggioranza di destra nel Parlamento di Strasburgo. Il rischio esiste e spetta alla politica italiana prenderne piena consapevolezza in vista della campagna elettorale per le europee.
IL RISCHIO FILOCINESE E FILORUSSO NEL PARLAMENTO EUROPEO
Il rischio che i “barbari” di AfD che siedono al Parlamento Europeo nello stesso gruppo (Identity & Democracy) della Lega di Salvini possano entrare in una coalizione conservatrice è confermato dagli esiti dei sondaggi più recenti.
Le ultime notizie confermano, inoltre, l’allarme che avevo segnalato nel luglio scorso circa i contatti tra Alternative fur Deutschland e il Cremlino. I media mainstream non hanno ripreso in modo adeguato la materia e l’opinione pubblica italiana non è stata informata della eventualità di un centrodestra allargato ad AfD e che di conseguenza favorirebbe gli interessi della Federazione russa in Europa.
L’azione di AfD e di alcuni altri partiti di I&D è sostenuta con ritmo crescente dalle campagne di influenza di Mosca; un’attività capillare di disinformazione che sembra far capolino anche sul Corriere della Sera con l’intervista a Eugeny Minchenko, non certo un intellettuale indipendente ma presidente e amministratore delegato di una nota società di pubbliche relazioni e lobbying – Communication Group Minchenko GR-Consulting – che lavora per il Cremlino.
IL RUOLO DI SALVINI
La sottovalutazione del pericolo rappresentato dei legami tra la destra sovranista e gli ambienti putiniani coinvolge in Italia sia l’estrema destra che l’estrema sinistra. Per quanto riguarda il versante della destra, occorre innanzitutto tener conto che l’accordo in essere Lega-Russia Unita del 2017 getta un’ombra sulla politica estera del governo.
Sotto questo profilo, molti analisti hanno dimenticato che dal luglio 2018, con il blocco della nave militare irlandese Samuel Beckett, Matteo Salvini al Viminale ha di fatto smantellato la missione militare UE “Sofia” che aveva rilevanti funzione di intelligence e di contrasto alla criminalità organizzata, con a bordo agenti di Europol e importanti collegamenti con l’operazione “SEA Guardian” della NATO. Al di là delle sue stesse intenzioni, Matteo Salvini – con la complicità di Giuseppe Conte e contro il parere dei ministri degli Esteri e della Difesa dell’epoca – ha innescato una spirale perversa che ha paralizzato la presenza militare della UE nel Mediterraneo, a vantaggio della flotta russa.
ANCHE LA SINISTRA (NON SOLO D’ALEMA) STRIZZA L’OCCHIO A RUSSIA E CINA
Un atteggiamento molto simile sussiste sul versante della sinistra, dove non da oggi esponenti di spicco hanno assunto un atteggiamento indulgente verso il Cremlino nonché posizioni dichiaratamente filo-cinesi. Sebbene negli ultimi cinque anni le politiche di Russia, Iran e Cina abbiano subìto una involuzione preoccupante (sempre più repressive in politica interna e caratterizzate da grande aggressività in politica estera), numerosi leader politici, intellettuali e opinionisti della estrema sinistra e del M5Stelle hanno continuato ad agire come se niente fosse accaduto.
Trovo sconcertante che personalità quali Massimo D’Alema, Michele Santoro, Beppe Grillo, Oliviero Diliberto, Giuseppe Conte, ecc. abbiano di fatto ignorato il drammatico significato politico delle morti di Alexey Navalny, di Masha Amini e del medico cinese Li Wenliang, per citare i tre casi che descrivono in modo paradigmatico la deriva totalitaria dei regimi guidati da Putin, Khamenei e Xi Jinping.
Non so se valutare se questi comportamenti politici abbiano implicazioni negative per la sicurezza nazionale del nostro paese. Per fortuna in Italia per non è possibile rispondere a questa domanda. Viviamo in un paese libero in cui – contrariamente a quanto avviene nella dispotica Russia di Putin o in analoghi regimi dittatoriali – la legge vieta, infatti, ai servizi segreti di mettere il naso nei partiti politici, nei sindacati, nei media e last but not least in Parlamento.
Di fronte alle nuove minacce che provengono dalla Russia, dall’Iran e dalla Cina ed alla complicità di partiti europei come la AfD tedesca, la risposta può essere giustamente soltanto politica e non repressiva.