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Russia Prodi

Quanto russano i prodiani su Putin?

Le posizioni di Prodi e l’analisi del suo ex consigliere militare sono significative per comprendere come una parte del mondo Pd veda il ruolo della Russia e della Nato

 

Il 27 febbraio l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha scritto un editoriale sul Messaggero in cui delinea “il nuovo assetto sfavorevole all’Europa” circa la guerra in corso tra Ucraina e Russia e descrive le responsabilità dell’attacco russo attribuite a Nato e Ue, argomento su cui si è pronunciato su Limes anche l’ex consigliere militare di Prodi, Giuseppe Cucchi.

L’UE STA SPINGENDO LA RUSSIA TRA LE BRACCIA DELLA CINA?

Prodi ritiene che Mosca non si dispererà se i Paesi europei dovessero decidere di fare a meno di lei per il gas perché si sente forte della sua alleanza con la Cina. Tutta questa situazione, scrive l’ex premier ed ex presidente della Commissione europea, “avrà la possibile conseguenza di trasformare gli attuali buoni rapporti fra Russia e Cina in un’alleanza strategica in grado di cambiare la politica mondiale, certamente non a favore dell’Europa”.

I RAPPORTI ENERGETICI TRA CINA E RUSSIA

Nell’editoriale si ricorda anche che “i rapporti commerciali fra Cina e Russia sono aumentati di un impressionante 35% solo nel corso dell’ultimo anno e che le importazioni cinesi, prevalentemente di petrolio e gas, sono arrivate alla cifra di 79 miliardi di dollari”.

COLPA DELL’UE?

L’ex premier sembra poi bacchettare l’Ue di questo avvicinamento tra Russia e Cina. “È comunque certo – prosegue l’editoriale – che questo comportamento russo nasce proprio dalla constatazione delle debolezze europee, a cui si accompagna il disegno di avere nella Cina un’alternativa all’acquisto di energia e alla fornitura di tecnologie finora prodotte in Europa”.

MA LA CINA È DAVVERO AMICA DELLA RUSSIA?

Sebbene, dunque, sembri che la Russia stia cercando un’alternativa alle relazioni con l’Europa, Prodi ricorda che la Cina “non ha ancora direttamente appoggiato le azioni russe nei confronti dell’Ucraina” dato che oltre ad astenersi nelle decisioni del Consiglio di sicurezza Onu riguardanti l’Ucraina, il presidente Xi Jinping si è limitato a dire che “la Cina sostiene la Russia nell’affrontare il problema ucraino attraverso un negoziato con l’Ucraina”.

GLI SBAGLI DELL’UE (SECONDO PRODI)

Prodi afferma che “sono proprio le molte decine di miliardi di dollari all’anno che arrivano nelle casse della Russia dalla vendita del petrolio e del gas, a rendere possibile la politica espansiva di cui siamo testimoni”.

PERCHÉ L’UE NON SI METTE D’ACCORDO SULLE SANZIONI

“Forse – ipotizza il professore bolognese – proprio la sicurezza derivante dai molti anni di rifornimenti sicuri e a un prezzo tollerabile e garantito ha messo in secondo piano la necessità di organizzare una comune politica energetica europea […] Se, pur condividendo la necessità di reagire di fronte all’attacco all’Ucraina, noi europei fatichiamo a elaborare una politica comune riguardo alle sanzioni contro la Russia, questo deriva proprio dalla mancanza di una comune politica energetica”.

LE COLPE DI NATO E UE (SECONDO L’EX CONSIGLIERE MILITARE DI PRODI)

Anche il generale Giuseppe Cucchi, dal 1996 al 1999 consigliere militare del premier durante il primo governo Prodi, nell’analisi su Limes dal titolo “Un trentennio di errori nei rapporti con la Russia”, non ha risparmiato parole di rimprovero a Nato e Ue riguardo all’espansione a est.

Pur condannando fermamente il presidente russo, Vladimir Putin, paragonando il suo atteggiamento a quello di un “tiranno asiatico dei secoli bui” per cui ci sarebbe già “materiale più che sufficiente per un nuovo processo di Norimberga”, Cucchi ritiene che siamo “costretti a constatare come nei decenni trascorsi dalla caduta del Muro di Berlino nessuno di noi abbia saputo immedesimarsi nella mentalità della Russia, o perlomeno in quella del suo attuale zar”.

L’ESPANSIONE A EST DELLA NATO

“Si è trattato di un rifiuto portato avanti con tale persistenza e arroganza che per decenni, anche dopo aver accettato l’ingresso dei paesi ex comunisti nella Nato, – scrive Cucchi – abbiamo continuato a considerare esagerate, se non assurde, le loro paure. In particolare quelle delle tre repubbliche baltiche, che ammonivano sulla possibilità di un ritorno offensivo della Russia”.

PER CUCCHI BISOGNAVA TENDERE LA MANO ALLA RUSSIA

Secondo l’ex consigliere militare di Prodi, “nel decennio intercorso tra la caduta del Muro nel 1989 e l’ascesa al potere del presidente Putin nel 1999, una politica della mano tesa avrebbe potuto avvicinare considerevolmente la Russia all’Occidente, o addirittura permettere il suo ingresso fra le grandi democrazie”.

“Invece, – ammonisce Cucchi – ci siamo mossi in senso esattamente contrario, cercando unicamente di recuperare quanto prima possibile (e a nostro esclusivo vantaggio) ciò che risultava utile fra le macerie della casa crollata, favorendo la nascita di un capitalismo russo che ha depredato il proprio paese”.

“Il colpo di grazia a ogni possibilità di serena ed amichevole cooperazione lo hanno certamente dato le premature “corse verso l’Est” delle nostre due maggiori istituzioni collettive, la Nato e l’Unione Europea. Ma molto probabilmente a ciò si è aggiunto anche un desiderio di rivalsa, di vedersi cioè riconosciuto un posto nel mondo. Cosa che la Russia riteneva le spettasse di diritto e che gli altri non apparivano disposti a concederle”, secondo Cucchi.

COSA PENSA PARISI DELLA RISPOSTA ITALIANA ALLA GUERRA

Non del tutto collimanti con queste posizioni sembra essere un altro prodiano-ulivista. Per Arturo Parisi, ex ministro della Difesa nel secondo governo Prodi, il decreto per le armi all’Ucraina così come la decisione sulle sanzioni e l’inibizione dello spazio aereo “sono un chiaro prendere parte dentro un confronto armato”.

“Decisioni forti”, dice in un’intervista ieri al Mattino, “da assumere perciò, anche se nei tempi più stretti possibili, con il massimo rispetto delle forme e delle procedure previste dalla legge, portando la scelta in Parlamento come rappresentante della sovranità popolare […] Queste sono occasioni nelle quali le democrazie crescono o muoiono”.

Non sono i sensazionalismi, dunque, a dover prevalere secondo l’ex ministro, il quale ritiene necessario che “la scelta non sia delegata alla leggera agli specialisti di turno o a organi lontani, e ancor meno intestata ai sondaggi o alle piazze”.

Secondo Parisi sarà inoltre fondamentale iniziare fin da ora a pensare e a farci carico delle disastrose conseguenze che colpiranno anche il popolo russo, “cominciando inevitabilmente col riflettere sulle nostre azioni ed omissioni successive all’89”.

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