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Russia Prodi

Cosa dice e non dice Prodi sulla Russia di Putin

L'opinione di Giuseppe Gagliano.

 

Credo sia opportuno formulare alcune considerazioni a margine dell’intervista che Romano Prodi ha rilasciato ad un giornalista di Rai Tre durante il telegiornale del 22 febbraio.

Alla domanda del giornalista sul fatto se si aspettava che Putin potesse fare un discorso di questo genere e agire in questo modo, Prodi ha risposto con molta sincerità che non si aspettava neppure lontanamente da parte di una persona che avuto il piacere di conoscere che si esprimesse e che agisse in questo modo.

Ebbene, la risposta data dall’ex presidente del consiglio è certamente bizzarra e di un candore che ispira tanta commozione. Ma ci domandiamo: non è la Russia che sta sostenendo in Siria il regime di Assad? Non è la Russia che ha invaso la Crimea e sta portando con successo operazioni di penetrazione in Africa in funzione antifrancese (basterebbe guardare al ruolo del gruppo Wagner in Mali)?

Passiamo alla seconda questione. Prodi ritiene che il discorso di Putin ispirato alla potenza sia un discorso che storicamente affonda le sue radici in un periodo ormai lontano, un periodo da guerra fredda. Eppure le riflessione di Putin sono ispirate ad una profonda conoscenza dei documenti strategici sia americani che atlantici, che indicano proprio nella Russia e nella Cina i due maggiori pericoli per l’ordine globale cioè per l’egemonia americana a livello globale.

Riguardo poi – caro Prodi – al concetto di potenza, basterebbe ricordare che l’import-export di armi – a cominciare da quello che viene fatto dal nostro paese – è proprio finalizzato all’incremento della potenza militare (oltre che al profitto delle aziende militari italiane e non).

Ed ancora: gli Stati Uniti non hanno forse posto in essere una politica di potenza – certamente fallimentare – in Iraq e in Afghanistan? Oppure vogliamo forse affermare che quando la Russia agisce ispirandosi alla potenza lo fa ispirandosi ad una visione totalitaria, mentre quando viene attuata dagli Stati Uniti la violenza è democratica e liberale?

E veniamo al problema energetico: che l’Italia – in questo caso Draghi – non si possa permettere il lusso di formulare sanzioni o di approvare sanzioni contro la Russia è pacifico. Ma se è così ciò non dipende dalla Russia ma dipende dal fatto che la politica energetica lungimirante di Enrico Mattei non è stata realizzata nel nostro paese, che ha preferito genuflettersi di fronte alle pressioni delle sette sorelle.

Veniamo infine al Pil russo che sarebbe equivalente a quello italiano o addirittura al di sotto di esso: forse mi sbaglio, ma è la Russia che ci fornisce il gas o il è contrario?

Caro ex presidente del consiglio, non guasterebbero una maggiore prudenza ed una maggiore autoironia… soprattutto tenendo conto che il cattocomunismo non ha nulla a che vedere dal punto di vista storico con la Russia, né con quella di tradizione comunista né tantomeno con quella di ispirazione nazionalista di Putin. Il melenso cattocomunismo è una tradizione esclusivamente italiana della quale faremo volentieri a meno.

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