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Qatar

Come si muove il Qatar fra Stati Uniti e Africa

Le ultime mosse del Qatar fra Stati Uniti e Africa. L'articolo di Giuseppe Gagliano

 

Anche il Qatar – al pari degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita – sta aumentando in modo considerevole le proprie sinergie con gli Stati Uniti, come dimostra il ruolo sempre più importante che presso l’ambasciata del Qatar a Washington hanno le numerose società di lobby americana. Pensiamo in primo luogo allo studio legale legale Becker & Poliakoff, alla Fozzie Miller Group, al Nurnberger & Associates e all’Integrated Strategy Group.

Tutto ciò non deve sorprendere, data la centralità che ha il Qatar per gli Stati Uniti.

Infatti la presenza della della United States Space Force (USSF) in Qatar, presso la base di al-Udeid, ha come sua precisa finalità quella di dissuadere la postura offensiva dei propri rivali in Medio Oriente (quali l’Iran e l’Isis ad esempio) e in Asia – attraverso un coordinamento tra le forze spaziali, le forze terrestri e marittime statunitensi – e di monitorare gli snodi strategici del Golfo, a cominciare dallo stretto di Hormuz.

Tuttavia, il fatto che l’infrastruttura militare di al-Udeid in Qatar sia la base più importante in Medio Oriente – sono presenti infatti 5000 soldati e numerosi cacciabombardieri –, e il fatto che nel maggio del 2019 il Qatar e il Comando Centrale dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti abbiano siglato un accordo per una partnership in ambito Nato, fanno supporre che l’obiettivo effettivo degli Usa sia quello di servirsi della base aerea per consolidare la propria proiezione di potenza trasformando la base aerea di al-Udeid in una infrastruttura permanente.

Ma il Qatar è attivo anche sul fronte africano. Abdullah bin Hussein Mohammed al-Jaber ha trascorso tutta la sua carriera al ministero degli Esteri del Qatar e diventerà a breve un uomo chiave per attuare una sinergia con l’Africa.

Nato nel 1958, ha studiato Scienze politiche all’Università del Cairo nel 1979 e poi alla Western Michigan University (USA), dove ha conseguito un Master nel 1986. La sua carriera come diplomatico lo ha portato dalla Mauritania all’India, dalle Filippine all’Ungheria. Dopo aver lavorato presso le delegazioni permanenti a New York e Ginevra, così come a L’Aia, ha familiarità con questioni multilaterali, cosa che rappresenta una risorsa per Doha al fine di consolidare la sua posizione nell’Unione africana.

Consapevole di essere in ritardo in termini di presenza e di influenza in Africa rispetto ai suoi vicini, riconciliati ma ancora rivali, nel Golfo, il Qatar sta compiendo sforzi per modificare la propria strategia in Africa. Tuttavia, la strategia del Qatar sul continente è segnata da una forte logica economica, che ruota attorno a due settori di investimento prioritari: sicurezza energetica e alimentare.

La priorità del Qatar resta il Corno d’Africa, ma il nuovo direttore garantirà inoltre che l’emirato sviluppi le sue relazioni con il Ruanda, uno stato cruciale nella strategia per l’Africa orientale così come la Costa d’Avorio, un paese che spera lo aiuti avvicinarsi all’Occidente.

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