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Tricarico

Putin pronto a colpire gli F-16 in basi Nato? L’analisi del generale Tricarico

Conversazione di Startmag con il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, sulle parole di Putin

“Colpiremmo gli F-16 anche negli aeroporti Nato”. Parola di Putin.

A oltre due anni dall’aggressione russa, l’Ucraina sollecita la fornitura dei cacciabombardieri F-16 dai paesi occidentali da mesi. Belgio, Danimarca, Norvegia e Paesi Bassi sono tra i paesi che si sono impegnati a donare gli F-16. Una coalizione di paesi ha promesso di aiutare ad addestrare i piloti ucraini al loro utilizzo, ricorda Reuters.

In un incontro coi piloti dell’aeronautica militare russa, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che se gli F-16 “saranno utilizzati da aeroporti di paesi terzi, per noi saranno un obiettivo legittimo: non importa dove si trovino”. Lo riporta l’agenzia di stampa Tass. La Russia non ha progetti su nessun paese della Nato e non attaccherà la Polonia, gli Stati baltici o la Repubblica Ceca, sostiene Putin. Tuttavia, se l’Occidente fornisce caccia F-16 all’Ucraina, questi saranno abbattuti dalle forze russe, ha precisato mercoledì il leader del Cremlino.

Ecco l’opinione di Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare.

Generale, come interpreta le dichiarazioni di Putin sugli F-16 che sarebbero colpiti dalle forze di Mosca anche se si trovassero in aeroporti Nato?

Mi auguro che questo non accada, ossia se l’Ucraina dovesse un giorno (lo spero per loro) acquisire capacità operativa sugli F-16, e spero che tutti i paesi contributori siano d’accordo su questa visione, essi vengano dislocati su territorio ucraino. Non c’è motivo per cui debbano attivare le attenzioni nefaste di Putin partendo da basi che non siano ucraine.

Secondo lei le parole di Putin sono comunque una minaccia alla Nato?

Le parole di Putin vogliono riaffermare il principio in base al quale gli ucraini si possono difendere a certe condizioni. Sono condizioni che io personalmente non condivido, non ho compreso molte delle peculiarità di questo conflitto, però al momento sembra certe regole siano tacitamente condivise anche da Putin, quindi l’assunto in base al quale ogni offesa arrecata alla Federazione russa con gli obiettivi russi in Ucraina possa partire soltanto dal territorio ucraino. Questo è un assunto che sembra consolidato e che Putin rivendica in questo momento. Nulla più di questo.

Generale, quali sono invece le peculiarità del conflitto a cui accennava?

Non capisco come un paese invaso, ridotto a un cumulo di macerie, verso il quale sono state perpetrate le efferatezze disumane da tutti i punti di vista da parte di un paese che ha compiuto crimini di guerra contro l’umanità in migliaia di circostanze (il numero di fascicoli messi in piedi dalla Corte penale internazionale lo attesta), ecco non capisco come non si passa attaccare questo paese nel suo territorio, quindi individuare obiettivi militari nel suo territorio e colpirli, ma bisogna soltanto limitarsi a cacciarlo fuori dai propri confini. Questa è un’assurdità che è stata evocata e ben definita all’inizio del conflitto, assertivamente altrimenti ci sarebbe stata un’escalation, e che è stata accettata. Gli ucraini avrebbero bisogno di armi per poter colpire i russi in profondità, com’è giusto che sia, invece queste armi sono fornite soltanto a condizione che siano usate all’interno dei confini nazionali. Questa è una delle principali bizzarrie di questo conflitto che personalmente non capisco.

Ultima domanda: sempre il presidente russo ha avvertito che la Russia terrà conto del fatto che gli F-16 possono trasportare armi nucleari precisando che l’eventuale fornitura di F-16 all’Ucraina “non cambierà la situazione sul campo di battaglia”. Anche lei l’anno scorso, sempre a Startmag, osservò che “l’F-16 non rappresenta un game changer per l’Ucraina. È un passo in più, ma non ribalterà le sorti del conflitto”. A un anno di distanza ne è ancora convinto?

Ne sono convinto più di prima. Le faccio questo esempio: durante la guerra del Kosovo — che è quella che conosco meglio — arrivammo ad avere 900 velivoli impegnati, quasi tutti aggiornati con i sistemi d’arma e l’avionica necessaria. Dopo 78 giorni piegammo Milošević, non Putin. Come si fa a pensare che un manipolo di velivoli, di cui non si sa quali armamenti e capacità abbiano, possa ribaltare le sorti di un conflitto contro la Russia?

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