Putin ha evitato il viaggio in Brasile per il G20 per non creare problemi a Lula e imbarazzi ai capi di Stato e di Governo degli altri Paesi membri, visto anche che su di lui pende un mandato di arresto internazionale da parte della Corte Penale Internazionale dell’Aia. Non avrà invece problemi a posare per la foto di famiglia con i leader di forse 24 paesi, tra cui Narendra Modi e Xi Jinping, durante il vertice dei Brics che si terrà a Kazan, lungo il fiume Volga, tra il 22 e il 24 ottobre. Lo scorso anno, quando il blocco anti-occidentale si è riunito a Johannesburg ed è passato da cinque a dieci membri, Putin era invece dovuto restare a casa per evitare l’arresto. Questa volta, giocando in casa, punta a a giocare un ruolo di primo piano in un club in rapida espansione che sfida il dominio dell’ordine guidato dall’Occidente.
Arrivati al loro 15° anno insieme, i Brics originari (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) hanno ottenuto pochi risultati concreti. Tuttavia, in questo vertice, Putin spera di dare al blocco una maggiore rilevanza globale dal punto di vista politico-economico attraverso la creazione di un nuovo sistema di pagamenti finanziari globali finalizzato a contrastare il dominio degli Stati Uniti e a proteggere la Russia e i suoi alleati dalle sanzioni. “Tutti comprendono che chiunque potrebbe affrontare sanzioni da parte degli Stati Uniti o di altri paesi occidentali”, ha dichiarato il mese scorso Sergei Lavrov, il ministro degli Esteri russo (ma di origine armena da parte di padre, il cui cognome era Kalantaryan). Un sistema di pagamenti Brics permetterebbe infatti “operazioni economiche senza dipendere da chi ha deciso di armare il dollaro e l’euro”, ha aggiunto Lavrov. Questo sistema, chiamato “BRICS Bridge” dalla Russia, dovrebbe essere realizzato entro un anno e consentirebbe ai paesi di regolare i pagamenti transfrontalieri utilizzando piattaforme digitali gestite dalle loro banche centrali. Controversamente, potrebbe prendere spunto da un altro progetto chiamato mBridge, sviluppato insieme alle banche centrali di Cina, Hong Kong, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti e gestito in parte dalla “occidentale” Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI),ma che – nonostante le smentite – si starebbe ponendo come un sistema che mira ad aggirare o entrare in competizione con il dollaro o con le altre maggiori valute utilizzate negli scambi internazionali. Sebbene il progetto sia stato concepito prima dell’invasione russa, i suoi successi tecnici potrebbero ispirare la strategia dei BRICS.
I colloqui dei Brics metteranno in evidenza la corsa alla ridefinizione del sistema finanziario mondiale. La Cina ha da tempo puntato sulla tecnologia dei pagamenti, piuttosto che su una ribellione dei creditori o un conflitto militare, per ridurre il potere che gli Stati Uniti derivano dall’essere al centro della finanza globale. Il piano dei Brics potrebbe offrire transazioni più economiche e rapide, il che – secondo loro – potrebbe attirare le economie emergenti. I funzionari delle maggiori istituzioni finanziarie occidentali – secondo quanto scrive l’Economist – sono preoccupati che il piano possa essere progettato per eludere le sanzioni, e alcuni sono frustrati dal coinvolgimento non intenzionale della BRI, un’organizzazione svizzera nota come la “banca delle banche centrali”.
Il dominio Usa nel sistema finanziario globale è stato un pilastro dell’ordine mondiale del dopoguerra. Riflette la sua forza economica e militare, ma anche il fatto che gli attivi denominati in dollari, come i titoli del Tesoro, sono considerati sicuri, facili da comprare e vendere, e protetti da confische governative e inflazione. Nonostante le banche centrali abbiano diversificato le loro riserve, incluso l’acquisto di oro, circa il 58% delle riserve in valuta estera sono in dollari, e l’effetto di rete del dollaro pone le banche americane al centro del sistema mondiale dei pagamenti. Quasi tutte le banche che operano in dollari devono farlo attraverso una banca corrispondente negli Stati Uniti, permettendo così al governo americano di monitorare i flussi finanziari. Questo dà agli Usa una leva di potere che hanno sfruttato come alternativa alla guerra.
Il numero di persone soggette a sanzioni americane è esploso di oltre il 900% (arrivando a circa 9.400) nei due decenni fino al 2021. Nel 2018, SWIFT, un sistema di messaggistica usato da circa 11.000 banche in 200 paesi per trasferire fondi a livello transfrontaliero, ha disconnesso l’Iran su richiesta degli Stati Uniti.
Tutto questo è nulla rispetto all’attacco finanziario alla Russia in risposta alla criminale invasione dell’Ucraina nel 2022. L’Occidente ha congelato 282 miliardi di dollari di beni russi all’estero, disconnesso le banche russe da SWIFT e impedito loro di elaborare pagamenti attraverso banche americane. Anche le minacce di “sanzioni secondarie” sugli istituti di credito di altri paesi che sostengono lo sforzo bellico russo hanno avuto un impatto. Il crollo dei servizi Visa e MasterCard in Russia ha spinto gli avversari degli Stati Uniti a cercare alternative al sistema del dollaro.
Putin spera di capitalizzare su questo malcontento contro il dollaro al vertice dei Brics. Per lui, la creazione di un nuovo sistema è una priorità pratica e geopolitica. I mercati russi dei cambi ora commerciano quasi esclusivamente in yuan, ma poiché la Russia non può ottenere abbastanza valuta cinese per pagare tutte le sue importazioni, è stata costretta a barattare beni, al punto che ad ottobre la Russia ha accettato di comprare mandarini dal Pakistan, pagando con ceci e lenticchie.
Putin mira a rendere la vita fuori dal sistema americano più sostenibile creando una propria infrastruttura finanziaria. I funzionari dei Brics hanno discusso la creazione di un’agenzia di rating del credito per rivaleggiare con quelle occidentali e un sistema di pagamenti per sostituire Visa e MasterCard. Tuttavia, il piano più ambizioso è l’uso di denaro digitale sostenuto dalle valute dei vari Paesi, il che decentralizzerebbe il sistema finanziario e impedirebbe che un paese possa disconnetterne un altro.
Le iniziative dei Brics nel campo dei pagamenti mettono in luce le sfide geopolitiche che affrontano le organizzazioni multilaterali come la BRI, che è ora presa tra rivalità economiche e la necessità di rimanere imparziale. Gli Stati Uniti, nel frattempo, stanno cercando di competere migliorando il proprio sistema di pagamenti basato sul dollaro, con la Federal Reserve che sta lavorando su progetti per rendere i pagamenti più rapidi ed economici.
Tuttavia, il sistema di pagamenti dei Brics dovrà affrontare sfide significative. Garantire la liquidità sarà difficile, e molti paesi potrebbero essere riluttanti a mantenere grandi quantità di valute straniere. La sfiducia nei confronti della Cina, soprattutto da parte dell’India, potrebbe anche ostacolare il progetto. Nonostante questi ostacoli, il vertice dei Brics potrebbe segnare un passo importante verso una nuova era per il sistema finanziario globale, anche se da più parti gli esperti continuano a vedere gli USA – specie se alleati come Giappone, Gran Bretagna e anche Italia – come come guida della competizione globale.