“Saremo noi a decidere chi arriva nell’Unione europea e in quale circostanze, non i trafficanti”. È una delle frasi più significative pronunciate dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che domenica ha visitato Lampedusa e presentato un piano per il contenimento dell’immigrazione irregolare verso l’Italia.
“A Lampedusa è successa una cosa rivoluzionaria”, ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto: “per la prima volta si è parlato di combattere gli scafisti”. Il piano europeo “accoglie le proposte dell’Italia”, ha dichiarato il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto. A detta di Fratelli d’Italia, il governo di Giorgia Meloni ha riportato una “grandissima vittoria” che ha indirizzato la Commissione verso l’apertura di “una missione navale europea per contrastare le partenze illegali e i trafficanti”.
In verità – come ha evidenziato su X David Carretta, corrispondente di Radio radicale dalle istituzioni europee -, di “nuovo” nel piano in dieci punti di von der Leyen non c’è nulla.
COSA (NON) C’È DI NUOVO NEL PIANO DI VON DER LEYEN SUI MIGRANTI
Come primo punto, Von der Leyen ha promesso all’Italia il sostegno della Commissione, dell’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo e di Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera) per le registrazioni e le identificazioni dei migranti. Questo sostegno è già previsto.
Al secondo punto, la commissaria ha detto che l’Italia riceverà maggiore sostegno per trasferire i migranti fuori da Lampedusa e ha invitato gli altri stati membri dell’Unione a utilizzare il meccanismo volontario di solidarietà per favorire il ricollocamento dei migranti in Italia. Nel concreto si tratta, come ha scritto Carretta, di “qualche milione di euro e qualche centinaio di ricollocamenti in più”.
Il terzo punto riguarda il sostegno di Frontex al governo per velocizzare i rimpatri e l’invio di Margaritis Schinas (vicepresidente della Commissione europea) nei paesi d’origine dei migranti per negoziare accordi di questo tipo. Accordi che però i paesi d’origine tendono a non firmare: l’anno scorso l’Italia ha rimpatriato meno di tremila migranti, ha scritto Carretta. Il sostegno di Frontex, comunque, esiste già.
Il quarto punto consiste nel rafforzamento degli sforzi anti-trafficanti e nella cooperazione con i paesi d’origine e di transito: con la Tunisia, ad esempio. Si tratta di un punto già previsto dal recente memorandum tra Bruxelles e Tunisi.
LA MISSIONE SOPHIA
Il quinto punto è quello più rilevante per il governo Meloni, perché von der Leyen ha promesso un rafforzamento della sorveglianza del mar Mediterraneo e un’estensione delle missioni navali esistenti, o la creazione di nuove. Come fatto notare da Carretta, “sono i governi a decidere su missioni. Era stato Salvini [al tempo ministro dell’Interno, ndr] a chiedere di chiudere Sophia per obbligo di salvare migranti”.
La missione navale europea Sophia aveva come obiettivo il contrasto del traffico di esseri umani e del contrabbando di armi; si è conclusa nel marzo 2020, sostituita dall’operazione Irini per il monitoraggio dell’embargo sulle armi alla Libia. Giorgia Meloni aveva posizioni molto critiche sull’operazione Sophia – la accusava ad esempio di trasportare i migranti irregolari in Italia -, eppure adesso sembrerebbe volervi fare ritorno.
Come ha scritto il corrispondente da Bruxelles di Repubblica, Claudio Tito, la reintroduzione della missione Sophia o di un’operazione equivalente richiederà un accordo con gli altri paesi membri dell’Unione europea, ma è un argomento che, a otto mesi dalle elezioni europee, “rischia di convincere pochi alleati”.
Da un lato, c’è una questione economica: la missione andrà finanziata, e molte risorse militari europee sono state concentrate sugli aiuti all’Ucraina. Dall’altro lato, c’è un fattore temporale: il ripristino di una flotta navale richiederà almeno sei mesi: nel migliore dei casi, dunque, l’operazione verrebbe avviata in inverno, quando i flussi migratori sono solitamente più bassi.
In ultimo, per essere efficace, la missione dovrebbe avere un mandato più esteso: dovrebbe, cioè, poter operare non solo nelle sole acque internazionali ma anche in quelle libiche e tunisine o sulla terraferma, in maniera da contrastare concretamente la logistica dei trafficanti.
GLI ULTIMI PUNTI DEL PIANO
Al sesto punto, von der Leyen ha parlato di cooperazione tra le autorità europee e italiane per la rimozione e la distruzione delle imbarcazioni utilizzate dai trafficanti. Questa cooperazione esiste già.
Il settimo punto riguarda l’aiuto dell’Agenzia per l’asilo per l’accelerazione delle procedure di richiesta di asilo e per il respingimento di quelle infondate. “In Italia c’è una Costituzione”, scrive Carretta, “le garanzie a tutela dei richiedenti asilo, compresi i ricorsi, vanno rispettate.
L’ottavo punto fa riferimento all’istituzione di corridoi umanitari e percorsi legali di migrazione per il contrasto dei trafficanti: l’Unione europea ne discute già da una decina d’anni.
Al nono punto c’è la promessa di un rafforzamento della cooperazione con l’UNHCR (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) e con l’OIM (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni) per l’assistenza ai migranti lungo le rotte migratorie e per i rimpatri volontari. Questa cooperazione esiste già.
Il decimo e ultimo punto riguarda l’accelerazione della messa in atto dei punti del memorandum d’intesa con la Tunisia, firmato a luglio.