Il direttore Luciano Fontana ha chiesto a se stesso e ai lettori del Corriere della Sera, affacciandosi ad una vistosa finestra in prima pagina, se “possiamo permetterci 9 mesi di campagna elettorale”, quanti ne mancano al rinnovo del Parlamento europeo. Al quale un po’ tutti i partiti guardano con più interesse che ai rinnovi di alcune amministrazioni regionali e comunali che pure precederanno quell’appuntamento ma, certo, non varranno come le altre a misurare la loro consistenza nazionale e, soprattutto, i loro rapporti di forza.
Nove mesi, in effetti, sono tanti, al netto peraltro degli altri due o tre già trascorsi ma ugualmente ascrivibili – per gli atteggiamenti assunti dai partiti sui tanti problemi che ci assillano – alla campagna elettorale per il Parlamento europeo. Ma sono in fondo – vorrei ricordare al direttore del maggiore giornale italiano – i tempi di una gravidanza umana. Quelli invece previsti o prescritti dalle nostre leggi per il rinnovo del Parlamento nazionale sono due, come la durata della gravidanza di una gatta. Ma sono tempi scritti sulla carta, perché in realtà anche le campagne elettorali per il rinnovo delle Camere, ordinario e persino anticipato che sia, durano tantissimo, cominciando ben prima degli atti ufficiali di avvio.
IL GIOCO DELLE COPPIE TRA MELONI E VON DER LEYEN
Appartiene alla campagna elettorale per le europee, con riflessi interni sugli sviluppi dell’esperienza di governo e i rapporti tra i partiti della maggioranza di centrodestra o di destra-centro, anche quello che Libero ha chiamato “il gioco delle coppie” sopra le fotografie dei due eventi svoltisi ieri: l’incontro fra la premier Giorgia Meloni e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, nella Lampedusa allo stremo per i migranti che vi sbarcano, e il raduno leghista a Pontida. Dove Matteo Salvini ha esibito e rafforzato la sua alleanza e amicizia con la leader della destra francese Marine Le Pen in abito rigorosamente nero, e meno rigorosamente ma avvenentemente tendente al corto.
VON DER LEYEN SOCCORRE MELONI, SCRIVE DOMANI
Domani, il giornale di Carlo De Benedetti da più di un anno in versione o tendenza dichiaratamente e orgogliosamente “radicale”, anche nell’opposizione al governo in carica, ha definito “soccorso” quello che la tedesca Ursula ha voluto prestare alla romana garbatelliana Meloni accettando di corsa il suo invito a Lampedusa per accreditarne, persino con un piano comunitario in dieci punti sul tema migratorio, la versione di un’Italia per niente isolata in Europa: né nell’affrontare le dimensioni quasi bibliche degli sbarchi sulle coste che sono anche i confini meridionali europei, né nell’aspirazione a contare di più nell’Unione dopo il rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Dove alla presidente uscente della Commissione cosiddetta esecutiva piacerebbe essere confermata al suo posto con l’appoggio anche della famiglia dei conservatori e riformisti europei presieduta proprio dalla Meloni. Che la combina, diciamo così, con quella davvero parentale, e non solo politica, dei fratelli d’Italia.