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Londra

Perché tra Regno Unito e Francia sta finendo a pesci in faccia

Il punto di Daniele Meloni

 

Non c’è solo il Protocollo Nordirlandese a creare screzi tra Londra e Bruxelles. Ieri la tensione tra il Regno Unito e l’Unione Europea è salita alle stelle per il comportamento – definito “deludente e sproporzionato” – delle autorità portuali di Le Havre, Francia, che hanno sequestrato un peschereccio britannico reo di essere entrato nelle acque territoriali europee senza il permesso di pescare.

La vicenda ha mandato su tutte le furie Downing Street. La scorsa estate il premier Johnson non aveva esitato a schierare la Marina Militare a Jersey per negare a una decina di pescherecci francesi la licenza di pescare nelle acque britanniche. I francesi allora sostennero che il comportamento del leader Tory – che ha un grosso seguito presso i pescatori britannici pro-Brexit – contravveniva a quanto pattuito nel Free Trade and Cooperation Agreement firmato dal Regno Unito e dall’Ue il 24 dicembre 2020.

La guerra diplomatica è così iniziata. Prima, il ministro francese per gli Affari Europei, Clément Beaune, ha affermato che “gli inglesi capiscono solo il linguaggio della forza”. Poi il governo Castex ha annunciato che bloccherà tutti i pescherecci Uk e rafforzerà i controlli sulle navi se la questione non verrà risolta entro il prossimo 2 novembre. Nell’ultimatum i francesi sono arrivati addirittura a minacciare di fermare lo scarico dei prodotti britannici nei loro porti e di togliere l’elettricità a Jersey, territorio sotto la dipendenza della Corona britannica, come fecero lo scorso mese di maggio.

Londra non è rimasta a guardare, naturalmente. Aldilà del sarcasmo sul “linguaggio della forza” – gli inglesi hanno fatto notare che di solito se il linguaggio utilizzato è quello non finisce bene per i francesi – si è mossa la diplomazia. Il consigliere per la sicurezza nazionale, Lord Frost, ha presieduto un vertice ministeriale per considerare la risposta del paese alla Francia. In un comunicato il governo britannico ha affermato che “già ora ha concesso la licenza di pescare in acque UK al 98% delle navi europee e che è la Francia a non rispettare l’accordo per la Brexit”. Nella serata di ieri poi è arrivata addirittura la convocazione, da parte del Foreign Secretary, Liz Truss, dell’Ambasciatore francese a Londra, Catherine Colonna, per avere delle spiegazioni al riguardo.

Il ministro dell’Ambiente, Eustice, è intervenuto ai Comuni dove ha spiegato che la Cornelis Gert Jan – questo il nome del peschereccio – aveva ottenuto la licenza ed è inspiegabile il perché, successivamente, sia stata espunta dalla lista delle navi che possono pescare in acque europee.

Anche se, finora, sia Johnson che Macron sono rimasti ai margini delle questione, la sensazione è che la politica stia avendo una parte preponderante nella disputa. Il premier britannico deve dimostrare ai suoi votanti del mondo del fishing che intende difendere i loro diritti dopo che la comunità dei pescatori aveva criticato il suo accordo con Bruxelles. Il proprietario del peschereccio confiscato è, peraltro, uno scozzese e l’occasione è ghiotta per mostrarsi duro con i francesi e difendere gli interessi dei pescatori e degli scozzesi, cercando così di rappresentare tutto il Regno Unito. Per il Presidente francese, che nel 2022 cercherà il suo secondo mandato, mostrare i muscoli a Londra ha un doppio fine: ergersi a leader dell’Ue difendendo la Common Fisheries Policy  – Politica Comune in Materia di Pesca – nei confronti dell’odiata Inghilterra, e, allo stesso tempo, tutelare i suoi pêcheurs, cercando qualche voto in più in vista della campagna elettorale mostrandosi nazionalista quel tanto che basta per pescare – è proprio il caso di dirlo – nel serbatoio dei voti della destra repubblicana e post-gollista.

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