Non si attenuano le tensioni tra Londra e Bruxelles sul Protocollo Nordirlandese. Era stato Lord Frost, il minister che si occupa dei rapporti con l’Unione europea, a lanciare l’allarme: “Così com’è il Protocollo non funziona”. Poi, in modo molto più perentorio, nel suo discorso di Lisbona, Frost ha affermato che il Regno Unito potrebbe ricorrere all’articolo 16 del testo e sospenderlo fino al raggiungimento di un accordo più soddisfacente. La risposta del Vicepresidente Ue, Maros Sefcovic, non si è fatta attendere: “Non ci sarà alcuna rinegoziazione”.
In realtà, le parti sono al lavoro su alcune proposte di modifica del testo, a dimostrazione della farraginosità delle norme che regolano l’accesso delle merci nell’Ulster. A fare da sfondo c’è ovviamente una questione politica: con la nuova normativa post-Brexit Belfast si ritrova de facto nel Mercato Comune e nell’Unione Doganale Ue e Londra deve sottostare ai controlli nei porti nordirlandesi per commerciare con quella che è una parte integrante del suo territorio. Intollerabile per il governo di Boris Johnson, che aveva promesso non ci sarebbe stato alcun controllo doganale tra Londra e Belfast dopo l’uscita del Regno Unito dall’Ue. La spinosa questione – chiedere a Theresa May – è tanto più accesa in quanto a rischio c’è il Belfast Agreement del 1999, meglio conosciuto come Accordi del Venerdì Santo, che implica la pacificazione tra Regno Unito ed Eire e frontiere aperte tra le due Irlanda.
Frost ha tirato delle linee rosse per la modifica del Protocollo: togliere tutti i controlli alle merci in transito tra Londra e Belfast e affidarsi a un nuovo sistema che permette loro il passaggio se conformi alla normativa Ue o a quella Uk. Al momento le merci devono essere conformi sono a quella europea. Inoltre, un altro punto cardine per i britannici è il ruolo della Corte di Giustizia Europea: Londra vorrebbe che la sua sopraintendenza sul Protocollo cessasse. A tale proposito Frost ha spedito a Bruxelles una nuova bozza di Protocollo, per dirimere la questione che secondo il governo Tory “mina maggiormente i rapporti tra Uk e Ue”.
Sul fronte europeo Sefcovic ha proposto la riduzione dell’80% dei controlli sui cibi in transito tra Inghilterra e Ulster e quella del 50% dei moduli che servono per il loro passaggio. Oggi, un camion che trasporta diversi prodotti deve avere con sé un modulo per ogni prodotto, mentre con la proposta Ue il lasciapassare arriverebbe con la consegna di un solo modulo per carico. Infine, si propone un rilassamento delle informazioni che le aziende devono fornire alla dogana e nuove norme per consentire ai medicinali e all’ormai celebre salsiccia Cumberland di continuare ad arrivare nell’Ulster regolarmente.
In cambio di tutto ciò, Bruxelles chiede l’accesso ai database britannici delle merci in transito e la garanzia che i prodotti Uk non attraversino il confine della Repubblica d’Irlanda al di fuori delle norme.
Un accordo di compromesso è sicuramente possibile prima che una delle due parti ricorra all’articolo 16 del Protocollo. Ci aveva provato per qualche ora la Commissione lo scorso inverno per bloccare i vaccini destinati a Belfast.
Ma la reazione generale, persino dei repubblicani nazionalisti del Sinn Fein, portò a una rapida retromarcia. L’articolo 16 si può attivare unilateralmente quando qualsiasi termine del Protocollo causi “difficoltà sociali, economiche o ambientali”. Per Londra riconnettersi con il sempre più sfilacciato e disilluso mondo dell’unionismo protestante dell’Ulster – che si è sentito usato e trascurato nelle trattative sulla Brexit – è una condizione imprescindibile per ristabilire il suo potere su una home nation a rischio di distacco dalla madrepatria.