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Quota 100

Perché tesi e dubbi di Toni Capuozzo su Bucha sono farlocchi

Tutti gli errori di Toni Capuozzo su Bucha. Il commento di Giuliano Cazzola

 

Toni Capuozzo non demorde nel ruolo di avvocato del diavolo che ha scelto per sé da quando la guerra in Ucraina lo ha riportato ai fasti televisivi a cui aveva dovuto rinunciare da pensionato. Tutto sommato la sua nuova mission può avere una qualche utilità. Quelli che hanno la mia età ricordano un capolavoro della cinematografia giapponese (‘’Rashomon’’ del grande Akira Kurosawa) in cui lo stesso fatto di sangue viene raccontato da tre testimoni secondo versioni diverse ma tutte plausibili.

Capuozzo sul sito di Nicola Porro pubblica un post nel quale esprime degli interrogativi, da lui definite domande di un giornalista, sulla strage di Bucha. Si dichiara sorpreso dalla sequenza di date (se ben ricordiamo questo aspetto è ripreso in termini generali anche nella lettera aperta degli ex inviati di guerra) e le mette in fila così.

Il 30 marzo i russi abbandono Bucha; il 31 marzo il sindaco, davanti al municipio, rilascia (è visibile il video) una dichiarazione orgogliosa, sul giorno storico della liberazione. Non parla di vittime per le strade; in quella stessa giornata Maxar Technologies pubblica le foto satellitari che rivelano l’esistenza di fosse comuni attorno alla chiesa. È una scoperta che poteva essere fatta a terra: è la fossa che pietosamente gli abitanti del posto hanno iniziato a scavare il 10 marzo per seppellirvi i propri morti nella battaglia – siamo poco lontani dall’aeroporto di Hostomelv- in cui nessuno avrebbe fatto distinzioni tra civili e militari.

Obiezione: le dichiarazioni del sindaco, desunte dal video, durano un tempo brevissimo; non siamo in grado di escludere che, nel prosieguo, non abbia parlato di vittime civili. È lo stesso Capuozzo a ricordare l’esistenza di fosse comuni nei pressi della chiesa, anche se, con una certa disinvoltura, ammette che nella battaglia nei pressi dell’aeroporto, vi siano state vittime civili come effetto collaterale. Poi la ricostruzione dell’ex inviato mette in fila eventi ed episodi che non hanno unità di tempo e di luogo, ma sono tra loro separati. In sostanza vengono cuciti tra loro video, filmati e congetture che non provano nulla. Per esempio, il sindaco di Bucha potrebbe aver parlato del massacro in tante altre circostanze, in quelle stesse ore. Infatti, già il 28 marzo il sindaco di Bucha Anatolii Fedoruk aveva denunciato parte degli orrori indicibili perpetrati nella città. Chiaramente non poteva neppure lui stesso averli visti tutti perché nello stesso messaggio, ripetuto più e più volte in televisione in Ucraina aveva raccomandato a tutta la popolazione di prestare attenzione ad ogni singolo centimetro di città perché il pericolo di bombe inesplose e di ordigni posizionati addirittura dentro i vestiti di alcuni cadaveri era molto alto. Questo è stato detto e ripetuto più e più volte e ci sono le fotografie di ordigni di fabbricazione russa rinvenuti in prossimità di abitazioni, di ammassi di veicoli. Questo annuncio televisivo era stato fatto e tuttora è in corso non solo relativamente a Bucha ma anche Irpin e tutte le città liberate. Prendere solo qualche secondo della dichiarazione del 1° aprile 2022, quando neppure il sindaco aveva potuto vedere bene la città è quantomeno malizioso. Stiamo parlando di una città di 28mila abitanti circa. Piccola ma non piccolissima. Vederla tutta richiede giorni.

Si arriva al 1° aprile, quando va in onda va in onda a Ukraine TV24 l’intervista al sindaco, il quale non rilascia alcun commento su morti per strada.

Il pesce d’aprile si completa con un post di un neonazista — che si fa chiamare Botsman — su Telegram con immagini di Bucha. Anche questo signore non parla di morti. Ma lo si sente rispondere a una domanda: “Che facciamo con chi non ha il bracciale blu?” “Sparate”, risponde.

Il 2 aprile la Polizia ucraina gira un lungo filmato (pubblicato da Capuozzo) sul pattugliamento delle strade di Bucha (che ripeto non è enorme: 28mila abitanti). Si vede un solo morto, un militare russo, ai bordi della strada. Nel filmato, lungo 8 minuti ci sono abitanti che escono dalle case, e passanti che si fermano a parlare con la polizia. Lieti di essere stati liberati, ma nessuno parla di morti per strada. La cosa peggiore è quando uno racconta di donne costrette a scendere in una cantina, e uomini prelevati per essere interrogati.

Due giorni dopo che i russi sono andati via — commenta Capuozzo — non si vedono morti. Civili vivi e contenti di essere liberati, ma neanche un morto per le strade. Allora i morti che appaiono dal 3 aprile da dove vengono?

Il 3 aprile torna in scena il neonazi (si noti l’assonanza con il giudizio di Putin sugli ucraini, ndr) su Telegram incomincia a postare le foto dei morti. A tre giorni pieni dalla Liberazione.

Il 4 aprile, il New York Times pubblica una foto satellitare che riprende i morti per strada, spiegando che è stata scattata il 19 marzo (quindi i corpi sarebbero per strada da quasi due settimane (sembrano le armi chimiche di Saddam, commenta sardonico Capuozzo).

Poi arriva la requisitoria finale dell’avvocato del diavolo:

Com’è che gli abitanti di Bucha che, sotto la dura occupazione russa, seppellivano i propri morti, questi invece, pur liberi, li lasciano sulle strade? Com’è che attorno ai morti non c’è quasi mai del sangue? Se una vittima viene sparata alla tempia, è una pozza, finché il cuore batte. Se gli spari che è già morto, niente sangue. Com’è che in una cittadina piccola e in guerra, dove nessuno presumibilmente si allontana da casa, nessuno ha un gesto di pietà, per tre giorni, neanche uno straccio a coprire l’oscenità della morte? Erano morti nostri o altrui?

Obiezione: qualificando come nazista la prima persona che ha postato le immagini dei cadaveri, Capuozzo gli attribuisce una patente di mistificatore; avverte il lettore di una possibile mistificazione; pur essendo una città piccola è plausibile che non ci renda conto subito di ciò che è successo. Quanto alle sepolture è lo stesso Capuozzo a riconoscere l’esistenza di fosse comuni, contenenti cadaveri di civili.

Ma a questo punto, pur non essendo mai stati corrispondenti di guerra, ci permettiamo qualche domanda.

Dall’1 al 4 aprile gli ucraini sarebbero stati in grado di organizzare una scenografia perfetta, con vere e proprio eccellenze del trucco, sulla base di un piano predisposto in precedenza. Hanno disseminato le strade di cadaveri, curando i particolari (il pigiama, le mani legate dietro la schiena, qualche tratto femminile, un giocattolo e quant’altro). In fondo non siamo in una grande fiction? Tutto questo con la complicità dei nuovi corrispondenti di guerra (quelli che hanno ammazzato il giornalismo) che avevano libero accesso a Bucha e che non si sono accorti di niente: dell’allestimento dei set, del trasporto dei cadaveri, della loro sistemazione adeguata allo scopo di produrre scene il più orripilanti possibili, poi, il tocco finale: un colpo alla nuca sul cadavere). Un po’ come quei milioni di sanitari che hanno iniettato il microchip da vaccino a miliardi di persone senza rendersi conto di che cosa stavano facendo. Oddio non saranno le armi chimiche di Saddam, ma, in piccolo, è un altro 11 settembre quando — come si continua a dire — erano stati gli Usa ad abbattere le Twin Towers. Possibile che gli ucraini siano stati in grado in poche ore di montare una scenografia degna di un colossal, senza che nessuno se ne accorgesse. Infine Capuozzo si concede una licenza da ‘’duro di guerra’’ lasciando intendere che — sulla base della sua esperienza — i cadaveri abbandonati sarebbero divenuti cibo per il cani randagi.

Capuozzo parla di cadaveri impossibilitati a rimanere lì per quel tempo senza decomporsi… e come la mettiamo con il gelo? La temperatura delle celle mortuarie varia da +2°C a +4°C, per far sì che il cadavere possa decomporsi molto lentamente e resista integro anche per settimane. A Bucha e nelle altre città vicine la temperatura ha raggiunto anche i -15°C. Nevica tutt’ora. Ricorderei al Capuozzo che un cadavere a quelle temperature, in montagna, per esempio, resiste per mesi senza decomporsi in maniera evidente. Lo stesso vale per l’afflusso ematico a seguito di un colpo d’arma da fuoco. A -15°C la densità e la velocità di un fluido cambia. Così come cambiano le consistenze dei tessuti e dei fori. Circa i cani sappia Capuozzo — amico degli animali — che i soldati russi ne hanno ammazzato decine che avrebbero dovuto divorare i cadaveri.

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