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Quota 100

Cari ex corrispondenti di guerra (come Toni Capuozzo), provo vergogna per il vostro appello

“Vergogna e disprezzo. Sono i due sentimenti che ho provato quando ho letto la lettera aperta degli ex corrispondenti di guerra. Ecco perché”. Il commento di Giuliano Cazzola   Vergogna e disprezzo. Sono i due sentimenti che ho provato quando ho letto la lettera aperta degli ex corrispondenti di guerra e ho visto aggiungersi altre…

 

Vergogna e disprezzo. Sono i due sentimenti che ho provato quando ho letto la lettera aperta degli ex corrispondenti di guerra e ho visto aggiungersi altre firme di adesione.

Vergogna per me, per il fatto di appartenere a un Paese dove argomentazioni come quelle contenute nella lettera trovano condivisione e sostegno, possono essere diffuse per ore sui canali televisivi, senza che nessuno protesti, in nome di una libertà d’opinione che è un caposaldo della democrazia, ma che non può giustificare la menzogna, la disinformazione e l’inganno.

Quando un noto personaggio televisivo, già propagandista del Grande Reset delle vaccinazioni, afferma che in Ucraina sono in corso le riprese di una fiction, non esprime una ‘‘opinione’’, ma si rende protagonista di una provocazione gratuita e disonesta, alla stregua di un avvoltoio che spolpa a distanza quei poveri cadaveri.

Disprezzo per i firmatari, perché non c’è nulla che giustifichi le loro istanze. Non esiste un ‘’pensiero unico’’, altrimenti proprio loro non rimbalzerebbero da uno studio televisivo all’altro facendosi belli della loro professionalità e delle esperienze vissute.

Ma quando raccontano – alla stregua di un curriculum vitae – gli orrori di cui sono stati testimoni intendono forse insinuare che le devastazioni dell’Ucraina, i morti ammazzati per le strade, la fuga dei profughi, le bombe e i missili non sono convincenti, non hanno quello stesso odore di tragedia che loro hanno avvertito nelle guerre trascorse?

Torna in campo la fiction? Dovrebbero rendersi conto, costoro, che si arrogano il diritto di smentire i loro più giovani colleghi che sono sul posto, che attraversano l’Ucraina e che mandano video, foto, immagini e commenti.

Certo, sarebbe opportuno sentire anche l’altra parte. Ma chi impedisce alle Tv russe di seguire i combattenti e mandare immagini in tutto il mondo?

In sostanza, quando i sepolcri imbiancati della lettera aperta, affermano che è morto il giornalismo offendono prima di tutto i loro colleghi, i quali sono accusati di far passare una sola versione dei fatti.

Ma se ci fosse davvero una sola versione, se non ci fosse altro da raccontare, se i fatti fossero drammaticamente unilaterali, se non ci fossero da raccontare soltanto l’aggressione dei russi e la difesa degli ucraini, che cosa dovrebbe mostrare un inviato di guerra?

Gli assassini del giornalismo sono i firmatari dell’appello. E la cosa che più sorprende una persona della mia età, vissuta durante la guerra fredda e compagno di lavoro e di lotta, per decenni, di tanti militanti comunisti, e quindi testimone di tante contorsioni intellettuali per giustificare i misfatti dell’Urss, pur sempre patria del socialismo reale, è vedere delle persone anziane come me, figlie della mia stessa storia sbavare dietro a chi ha abolito la Rivoluzione d’ottobre, ha adottato un modello economico mafio-oligarco-capitalista ed è risalito alla visione imperiale degli zar.

L’Urss finanziava in Europa i partiti comunisti, Putin è il benefattore dei fascisti, nazionalisti, sovranisti.

Bontà loro gli ex corrispondenti alla fine lo devono scrivere: ‘’Chiariamo subito: qui nessuno sostiene che Vladimir Putin sia un agnellino mansueto. Lui è quello che ha scatenato la guerra e invaso brutalmente l’Ucraina. Lui è quello che ha lanciato missili provocando dolore e morte. Certo. Ma dobbiamo chiederci: ma è l’unico responsabile?’’.

A parte l’eufemismo dell’agnellino, la risposto è Sì; lo è certamente della guerra, dell’invasione brutale, del lancio dei missili e dell’aver provocato dolore e morte.

Adesso è questo, solo questo il principale problema. Proprio loro che blaterano di negoziati, di vie diplomatiche, non potranno sostenere che Putin è stato costretto a fare la guerra, per una condizione di assoluta necessità?

Del resto, se la sentono di smentire lo stesso Putin, il quale, esibendosi in storici voli pindarici, sulle origini dell’Ucraina è arrivato, davanti a tutto il mondo, ad affermare: l’Ucraina è parte della Russia e noi ce la prendiamo.

L’operazione militare speciale aveva lo scopo di cacciare i drogati (Kirill ha aggiunto anche i froci) e di denazificare il territorio.

Il problema dei nostri ‘’pacefondai’’ è che l’Ucraina ha resistito, anche con successo, più di quaranta giorni. Zelenzky è ancora lì e ha dimostrato di avere gli attributi di un leader.

Se si fosse fatto da parte in Occidente sarebbero tutti più felici (Biden gli aveva offerto un esodo in sicurezza).

Ma in quello che una volta era chiamato il mondo libero è insorto un dubbio: la guerra in Ucraina non è un conflitto locale ma il primo atto di un nuovo imperialismo russo.

Lo scenario internazionale è cambiato; da qui l’esigenza di rafforzare la difesa.

Questa roba del 2% del pil che dovrebbe essere destinato al welfare non al riarmo è talmente patetica da indurre conati di vomito.

A chi usa tank, missili e tagliagole non è consentito rispondere con l’erogazione di un assegno sociale.

In sostanza, l’Occidente ha avuto la fortuna che Putin può essere fermato dagli ucraini, che alla fine combattono e muoiono anche per noi. Perché non armarli fino ai denti? Un’ultima considerazione.

Gli ex corrispondenti di guerra saranno stati sicuramente in campo nei conflitti e genocidi seguiti alla fine della ex Jugoslavia. In quella vicenda furono commessi errori da parte dell’Europa.

Scoppiate poi i vari conflitti si rivelò del tutto inutile la presenza di una Forza dell’Onu.

Dopo Srebrenica dovette intervenire la Nato e anche l’Italia (premier Massimo D’Alema) mandò degli aerei a bombardare la Serbia. Milosevic finì davanti alla Corte dell’Aja.

In Ucraina la pace si fa con le armi, prima ancora che con le sanzioni. Poi sarà interessante mettere le carte in tavola e andare alla scoperta delle ‘’altre’’ responsabilità.

Ovviamente emergerà la tesi che la Nato che ha accerchiato la Russia. Ma solo il 6% dei confini della Federazione sono in comune con qualche Paese membro della Nato. Putin ha annesso la Crimea, ha diviso la Georgia, conduceva una campagna di infiltrazione nel Donbas; come reazione l’Occidente si era limitato a sanzioni poco più che simboliche.

La Nato è forse responsabile di aver accolto – senza invaderli – Paesi che hanno richiesto di aderire all’Alleanza come se dovessero sottoscrivere una polizza sulla vita?

Ma questo processo si è concluso nel 2004, quando nel 2002, a Pratica di Mare, la Russia aveva sottoscritto un accordo di collaborazione con i Paesi Nato.

Putin è stato invitato al G8 fino al 2014.

Certo non poteva fare parte di questo club un Paese che incorpora un pezzo importante di uno Stato sovrano, in aperta violazione del Memorandum di Budapest del 1994.

Poi la Nato è una organizzazione tanto tirannica da permettere al governo di un Paese membro (Orban) di solidarizzare con Putin.

Ecco: queste sono le mie reazioni alla lettera degli ex corrispondenti.

Se mi è consentito un indirizzo personale diretto: andate a… !

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