skip to Main Content

Putin

Perché la Russia sarà sempre meno putinista

Il futuro della Wagner. Il destino di Prigozhin. Il futuro di Putin e della Russia. Conversazione di Start Magazine con Roberto Menotti, direttore di Aspenia on line

I destini intrecciati di Prigozhin e Putin. Il futuro della Wagner. L’indebolimento della verticale di potere in Russia. Le sorti della guerra in Ucraina. Questi ed altri temi sono al centro della conversazione con il direttore di Aspenia online Roberto Menotti che, pur delineando prospettive segnate dall’incertezza, si dice sicuro su una cosa: dopo il tentato putsch di Prigozhin niente in Russa sarà più come prima.

Quale sarà ora il destino di Prigozhin?

Noi anzitutto dovremmo vedere Prigozhin per quello che è: un imprenditore. Non bisognerebbe quindi confonderlo con una figura politica tradizionale; piuttosto è un imprenditore di se stesso che ha un’azienda e che agisce come un mercenario a tutti gli effetti. Questo elemento ci aiuta a capire la stranezza del suo putsch, tentato e forse nemmeno tentato la settimana scorsa.

Quali saranno le sue prossime mosse?

Ferma restando l’incertezza sul suo destino finale, io credo che lui, da buon imprenditore, abbia delle ambizioni e che possa anche tentare di fare una scalata politica. Credo che lui ad un certo momento abbia pensato di fare questo salto, non dico per sostituire Putin ma almeno per prendere il controllo del Ministero della Difesa.

Per prendere lui stesso il posto del ministro Shoigu?

Può darsi. Io comunque trovo più che plausibile che lui un pensiero politico l’abbia fatto, poi credo che si sia tirato indietro perché ha visto che non ha aveva abbastanza seguito. Credo che la sua scommessa fosse sulle forze armate regolari: è lì che si è giocato tutto: Lo hanno lasciato fare ma certo non lo hanno acclamato. Poi c’è una seconda considerazione da fare.

Quale?

Credo che lui abbia puntato tutto sul fatto che il futuro della Wagner è fuori dalla Russia.

 La famosa influenza russa in Africa, Medio Oriente e America Latina?

Esatto. Una influenza che però Prigozhin attribuisce non alla Russia ma alla stessa Wagner. Visto soprattutto come è andata a finire in Ucraina, dove i suoi mercenari sono stati oggettivamente sfruttati dal Cremlino, che li ha messi nei punti più caldi del fronte, a quel punto Prigozhin, vedendo che le sue forze si stavano deteriorando, si è ricordato che lui i suoi più grandi affari li ha sempre fatti all’estero. In definitiva lui ha anzitutto voluto salvare la sua manodopera e poi, solo in secondo ordine, ha tentato il colpo di mano.

Una posizione molto vantaggiosa quella di Prigozhin.

Senza dubbio, diciamo che lui ha tutto l’interesse a sfruttare la sua capacità di ricatto. Lui infatti, essendo in grado di creare molti problemi in casa, può pretendere da Putin la massima libertà di azione all’estero.

E invece per Putin, è giusto sottolineare che il suo potere sta vacillando, o si esagera?

Secondo me, è vero, il suo potere vacilla. In che misura, però, è impossibile dirlo. Quantificare l’entità del danno procurato da Prigozhin non è possibile, ma il danno c’è stato e dunque la famosa “verticale di potere” che ha retto per 23 anni è diventata una linea obliqua del potere. È evidente che il sistema è oggetto di numerose sfide, che risalgono a ben prima del putsch. C’è in particolare una relativa frammentazione del potere militare in cui spicca il ruolo della Wagner come vera forza di élite della Russia, il che però significa che se Putin la vuole usare deve pagare un prezzo. Tra l’altro le forze armate russe in questo anno è mezzo hanno dimostrato tutti i loro limiti e Wagner lo ha ricordato apertamente e in pubblico.

È inevitabile allora dire che c’è stato un indebolimento di Putin?

Sì, è inevitabile anche alla luce di altri due episodi che non dobbiamo sottovalutare. C’è stato innanzitutto il famoso attacco con i droni al Cremlino, che pur essendo una vicenda molto piccola, assume però un forte rilievo simbolico. L’altro fatto riguarda i continui bombardamenti ai ponti della Crimea che mostrano come la Crimea stessa sia tecnicamente contendibile.

Se consideriamo anche questi aspetti, l’operazione militare speciale risulta un autentico disastro. Condivide?

A tal proposito mi tocca ricordare quello che avevo scritto su Aspenia oltre un anno fa, e cioè che l’operazione è fallita fin dai primi giorni, almeno nei termini in cui l’aveva spiegata Putin, che come ricorderete puntava alla decapitazione dei vertici di Kiev. Quello che abbiamo invece visto, da lì in avanti, è la trasformazione dell’operazione in una guerra esistenziale, per il futuro della patria, per l’onore, per la storia. Quindi, adesso, Putin non può più uscirne.

Back To Top