Un pacchetto di aiuti militari di 75 milioni di dollari è stato bloccato dal senatore degli Stati Uniti Patrick Leahy, il presidente della commissione per gli stanziamenti del Senato, per le sue obiezioni alle ripetute violazioni dei diritti umani in Egitto.
Questo è il secondo anno consecutivo che l’amministrazione statunitense ha riprogrammato gli aiuti militari per l’Egitto. Nulla di sorprendente se consideriamo che
Human Rights Watch ha accusato l’Egitto di impedire agli attivisti e ai gruppi ambientalisti di svolgere ricerche indipendenti e lavori sul campo per proteggere l’ambiente con l’avvicinarsi della COP27. E che dire del fatto che le autorità egiziane hanno arrestato 60.000 persone e ne sono scomparse con la forza centinaia dal 2013, mentre migliaia hanno rinnovato la loro detenzione preventiva (spesso illegale).
Il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi ha negato che l’Egitto detenga prigionieri politici nonostante le critiche di Amnesty International e HRW secondo cui il suo governo guida una campagna di abusi diffusi, torture e detenzione di migliaia di prigionieri politici.
Se questo blocco dei fondi riflette un crescente divario tra il Congresso e le priorità dell’amministrazione Biden, dall’altro lato è anche possibile che questa decisione sia la conseguenza dei rapporti bilaterali tra Egitto e Russia che non sono venuti meno nonostante la Guerra in Ucraina.
Tuttavia il Cairo è agli occhi degli Stati Uniti un alleato strategico, un importante mediatore nel conflitto arabo-israeliano e vitale nella stabilità della regione e del resto del mondo (non dimentichiamoci che controlla il Canale di Suez).