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Turchia Siria

Perché Francia e Turchia si fanno la guerra in Libia

Che cosa succede in Libia fra Turchia e Francia. L'analisi di Giuseppe Gagliano

 

Più volte su Start è stata sottolineata la spregiudicatezza della strategia politica e militare della Turchia in Libia.

In relazione agli sviluppi recenti della situazione militare libica è necessario sottolineare come la dinamica conflittuale sullo scacchiere libico stia aumentando di complessità soprattutto sul controllo della città di Sirte.

In primo luogo infatti la Russia ha cercato di contrastare l’offensiva turca attraverso una oculata e circoscritta strategia di attacco aereo utilizzando i Mig 29 e i Sukhoi Su-24 con la quale, al momento attuale, è riuscita ad arrestare l’avanzata turca verso la città di Sirte. Questa città costituisce uno snodo strategico fondamentale non solo per LNA – che potrebbe avere il controllo dei terminal petroliferi – ma altrettanto importante per la Russia che – presso l’aeroporto di Ghardabiyae il porto di Tobruk – potrebbe istituire infrastrutture militari volte non solo ad una spartizione della Libia ma soprattutto a porre in essere una strategia di contenimento sul Mediterraneo della presenza americana.

Proprio per questa ragione, come abbiamo sottolineato in un articolo precedente, la partnership strategica con gli Stati Uniti diventa sempre più importante.

In secondo luogo la centralità della città di Sirte è rilevante per la proiezione di potenza egiziana. Non a caso il presidente egiziano ha definito Sirte come una linea rossa, linea che se venisse oltrepassata giustificherebbe un intervento militare egiziano e quindi un possibile conflitto turco- egiziano. Proprio per questa ragione il presidente al Sisi potrebbe porre in essere un’offensiva per sfondare il confine libico sul versante di Tobruk con il fine di difendere la città di Sirte.

In terzo luogo la Francia non potrà accettare passivamente che la Turchia giunga a un controllo dello scacchiere libico e, proprio Macron ha definito il ruolo della Turchia in Libia come un vero e proprio gioco pericoloso. A livello di scenario strategico non si può escludere quindi un coinvolgimento militare diretto della Francia in funzione antiturca.

Per quanto riguarda il nostro paese, oltre a ribadire quanto affermato in un articolo precedente, si deve ricordare come il famigerato inviato speciale italiano in Libia ancora ancora non sia visto. Chiederemo a questo punto lumi alla trasmissione “Chi l’ha visto”.

Non c’è dubbio che un eventuale conflitto di ordine militare, che vedrebbe direttamente coinvolte Turchia, Egitto o addirittura la Russia, non solo danneggerebbe in modo pressoché definitivo la politica estera Italiana in Libia — incrementando pericolosamente l’instabilità del Mediterraneo orientale — ma la costringerebbe in un secondo momento a contrattare la sua presenza almeno con tre nazioni differenti che la emarginerebbero in modo umiliante.

Superfluo aggiungere che la situazione libica attuale è la diretta conseguenza della caduta di Gheddafi l’unico leader che era riuscito a mantenere la stabilità della Libia. Sarebbe stato infatti nel nostro interesse nazionale mantenerlo al potere e non contribuire a deporlo.

Come ha opportunamente su queste pagine sottolineato Carlo Jean, “l’Italia ha perso ormai ogni prestigio, e nessuno prende sul serio i nostri ministri, specialmente quello degli Esteri. Purtroppo il problema è più vasto perché è l’intera Europa che è stata messa all’angolo dalla Turchia e dalla Russia che hanno dei sistemi decisionali e una volontà di impiegare lo strumento militare al servizio della diplomazia che sono decisamente più brillanti rispetto a quelli di un’Europa che da questo punto di vista rigetta per principio l’uso della forza.”

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