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Libia Turchia

Turchia, tutte le cose turche di Erdogan in Libia su energia e non solo

La Turchia, grazie alle crescita delle infrastrutture militari ed energetiche, avrà la possibilità di diventare un attore chiave a livello internazionale emarginando non solo l’Italia ma anche la Francia e la Grecia. L'analisi di Giuseppe Gagliano

 

Autorevoli fonti di agenzia di stampa — Agenzia Nova — hanno confermato che la Turchia sarà nelle condizioni a breve termine di porre in essere due fondamentali infrastrutture militari in Libia che le consentirebbero di consolidare la sua proiezione di potenza.

Queste due infrastrutture militari sarebbero la conseguenza sia di un accordo bilaterale tra la Turchia e il GNA sia l’esito dell’accordo tra Ankara e Washington di cui abbiamo parlato precedentemente.

La prima base militare sarebbe collocata nell’aeroporto di al-Watiya che si trova a circa 125 km a sud-ovest di Tripoli e l’altra nel porto di Misurata.

La prima infrastruttura militare ospiterebbe droni e caccia che servirebbero sia a scopo difensivo che offensivo. Rilevante, sotto il profilo militare, è il fatto che grazie agli accordi tra la Turchia e gli Stati Uniti questa infrastruttura militare diventerebbe fondamentale per il comando americano di Africom.

La seconda infrastruttura militare, di natura navale, consentirebbe alla Turchia di tutelare i propri interessi di natura economica all’interno del Mediterraneo orientale e cioè di tutelare i propri interessi relativi al petrolio e il gas ancora una volta in funzione anti greca.

Come avevamo indicato chiaramente in articolo precedente il recente colloquio tra Erdogan e Al-Serraj dimostra la linearità e la coerenza politico-strategica di Ankara che ha non solo lo scopo di avere un ruolo di primo piano nella ricostruzione libica, ma soprattutto intende porre in essere le operazioni di esplorazione e perforazione nel Mediterraneo orientale oggetto di una disputa durissima con Cipro e la Grecia sotto il profilo giuridico e diplomatico.

Non a caso il Gna ha dato il via libera alla Turkish Petroleum Company (Tpao) di effettuare prospezioni petrolifere nella propria zona economica esclusiva, autorizzazione questa che costituisce la diretta conseguenza dell’accordo sulla determinazione delle Zee siglato lo scorso anno tra Tripoli e Ankara.

Proprio a tale scopo non solo la Turchia ha rafforzato la proprio proiezione di potenza sotto il profilo della Marina militare ma lo ha fatto in stretta collaborazione con il Qatar come indicato in un articolo precedente.

In ultima analisi la Turchia, grazie alle crescita delle infrastrutture militari e alla loro collocazione geopoliticamente rilevante, avrà non solo la possibilità di accedere agevolmente ai corridoi energetici chiave come il Golfo Persico, il Corno d’Africa, il Caucaso, il Mar Rosso e il Mar Mediterraneo, ma avrà soprattutto la possibilità di diventare un attore chiave a livello internazionale emarginando non solo l’Italia ma anche la Francia e la Grecia.

Una delle ragioni di questo successo consiste, a nostro modo di vedere, nell’uso spregiudicato dello strumento militare di fronte al quale i paesi europei, almeno allo stato attuale, dimostrano la loro impotenza.

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