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Orban

La melina di Orban su Svezia e Finlandia

Anche Viktor Orban si oppone al rapido ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato: ecco perché. L'approfondimento di Pierluigi Mennitti

Non c’è solo Recep Tayyip Erdogan a frapporsi al rapido ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia, i due paesi scandinavi che in conseguenza dell’aggressione russa all’Ucraina hanno deciso di abbandonare una decennale neutralità e di ingrossare le fila dell’Alleanza atlantica. L’altro muro da superare è a Budapest e ha il volto di Viktor Orban.

Il primo ministro ungherese, da tempo in rotta di collisione con l’Ue e con l’Occidente in genere sulla politica nei confronti di Mosca, sembra intenzionato a vendere caro il suo sì ai due nuovi membri (che gli osservatori non ritengono sia in discussione) e per ora ha deciso di adottare un metodo che ebbe una qualche efficacia nel calcio degli anni Settanta: la melina.

IL VOTO DEL PARLAMENTO UNGHERESE

L’ultima notizia è infatti che il parlamento di Budapest deciderà sull’ingresso della Finlandia e della Svezia alla Nato il 20 marzo, anziché come previsto il 6, ritardando così l’adesione di altre due settimane. Un apposito nuovo calendario delle sessioni parlamentari è stato adottato questa settimana.

L’Ungheria e la Turchia sono dunque gli unici due paesi membri della Nato a non aver ancora ratificato l’adesione di Svezia e Finlandia all’alleanza militare. In Ungheria, il governo ha ritardato la ratifica per oltre sei mesi, adducendo sempre altre priorità, come le urgenti proposte legislative necessarie per ottenere i fondi del Recovery Fund. E nella sua ultima intervista radiofonica, Orban aveva affermato che durante una riunione del gruppo parlamentare a Balatonfüred, sulle quiete rive del Balaton, era sorta una disputa sulla questione. “C’è chi pensa che dovremmo scambiare due parole con i finlandesi e gli svedesi di buon cuore”, aveva detto il primo ministro, “perché non funziona che i due paesi ci chiedano aiuto, mentre loro sfacciatamente diffondono bugie sull’Ungheria, ad esempio che ci qui non c’è democrazia o stato di diritto”.

Adesso una delegazione parlamentare negoziale, guidata dall’ex ministro della Difesa Csaba Hende e dal presidente della commissione per gli affari esteri Zsolt Nemeth, sarà inviata nei due paesi scandinavi per esprimere i dubbi e le preoccupazioni ungheresi.

Di cosa si tratta lo ha spiegato il ministro degli Esteri Peter Szijjarto: “Negli ultimi anni, bugie e notizie inventate sull’Ungheria sono state diffuse abbastanza regolarmente dai funzionari del governo in Svezia”, ha detto Szijjarto, “per rispondere alle legittime preoccupazioni al riguardo, abbiamo deciso di inviare una delegazione in Svezia e Finlandia per chiedere ai presidenti dei rispettivi parlamenti di organizzare un incontro congiunto per discutere la vicenda”.

I parlamentari di Momentum, il partito liberal-progressista, sperano che le visite in Svezia e Finlandia riescano a convincere la maggioranza dei parlamentari del governo a votare a favore dell’adesione. Un passaggio che nessun osservatore mette in dubbio, nonostante la melina delle ultime settimane. Qualunque sia l’esito dei negoziati, secondo lo stesso Szijjarto e la presidente della Repubblica Katalin Novak il governo è deciso a sostenere l’adesione di Finlandia e Svezia, con Novak che ha definito giustificata l’adesione dei due paesi. “Confido che il parlamento prenderà una decisione saggia il prima possibile”, ha detto Novak.

Tuttavia, il dibattito parlamentare di mercoledì scorso, protrattosi per ben quattro ore, ha registrato moltissimi interventi di deputati della maggioranza che hanno lamentato come alcuni rappresentanti finlandesi e svedesi abbiano negli anni passati “insultato” l’Ungheria. Al centro dei risentimenti, le critiche espresse sui temi dei diritti e sulla stretta del governo guidato dal partito di Orban Fidez su magistratura, media, università. Preoccupazioni in linea con quelle espresse ripetutamente dalla Commissione europea. Ma ora sono Helsinki e Stoccolma ad avere bisogno del via libera di Orban, per di più su un punto sensibile di politica estera e militare. Questioni su cui il primo ministro ungherese è ancora una volta in “garbato” dissenso con l’Ue (e con la Nato).

IL PENSIERO DI ORBAN SULL’INVASIONE DELL’UCRAINA

In un’altra intervista recente, rilasciata al settimanale svizzero di lingua tedesca Weltwoche, Orban ha rinnovato le critiche agli Stati Uniti, affermando che nella guerra in corso in Europa “oggi gli americani hanno l’ultima parola” e che, sulle questioni belliche, l’Unione Europea prende sempre più decisioni nell’interesse dell’America.

Quanto alle origini del conflitto in Ucraina, Orban ha mostrato comprensione per le preoccupazioni che hanno mosso Vladimir Putin. “Il problema di Putin sono le basi missilistiche statunitensi che sono già presenti in Romania e Polonia, la possibile espansione della Nato in Ucraina e Georgia e il relativo dispiegamento di armi, questo è il motivo per cui Putin non riesce più a dormire sonni tranquilli la notte”, ha spiegato il leader ungherese, concludendo però: “Capisco quello che ha detto Putin. Ma non accetto quello che ha fatto”.

Le prossime settimane dovrebbero comunque sbloccare l’impasse che blocca Svezia e Finlandia, sia sul versante ungherese che su quello turco. Martedì scorso, infatti, durante una conferenza stampa assieme alla prima ministra finlandese Sanna Marin, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha dichiarato che i rappresentanti dei governi turco, svedese e finlandese terranno dei colloqui a Bruxelles la prossima settimana, citando i progressi nei negoziati con la Turchia. E il 20 marzo si attende il voto del parlamento ungherese.

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