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Mattarella, Conte, Savona. Come è andata la nomina in Consob (secondo lo scoop di Buffagni)

Fatti, nomi, indiscrezioni e scenari sulla nomina di Paolo Savona alla presidenza della Consob

“La scelta di Savona è stata fatta dai due presidenti, Mattarella e Conte, ed è stata approvata dal Consiglio dei ministri”.

Il virgolettato non è uno scoop di un giornalista ma è quanto ha detto un sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

Lo ha detto infatti oggi, in un’intervista al Corriere della Sera, il sottosegretario Stefano Buffagni, esponente di spicco del Movimento 5 Stelle e considerato dalle cronache giornalistiche molto vicino al vicepremier Luigi Di Maio.

La frase di Buffagni ha destato reazioni diverse nella maggioranza di governo. Tutte, quanto meno, improntate a stupore. E qualcuno ha ipotizzato anche una gaffe istituzionale.

La procedura di nomina del presidente della Consob è la seguente: dopo che consiglio dei ministri ha avviato ieri la procedura, si attende il parere delle commissioni competenti per poi procedere alla deliberazione definitiva da sottoporre a Sergio Mattarella. Dopo l’ok del Colle, Savona si potrà dimettere da ministro agli Affari Ue, incarico che verrà preso ad interim dal premier Giuseppe Conte, come ha comunicato il governo.

Buffagni, dunque, ha svelato quello che di solito i politici non dicono: ossia che su queste materie delicate le procedure formali sovente non corrispondono a quelle reali. Il peso del Colle si fa sentire in tutte le fasi della nomina, al di là di formalismi e ipocrisie.

D’altronde negli scorsi giorni lo stesso Corriere della Sera, per la penna del quirinalista Marzio Breda, aveva scritto papale papale delle perplessità di Mattarella sul nome di Marcello Minenna per la presidenza della Consob; un nome platealmente invocato da vertici e base del Movimento 5 Stelle.

Per questo oggi Buffagni, sapendo dei malumori di molti parlamentari pentastellati sull’esito della vicenda Consob (in primis Elio Lannutti), ha sottolineato che “Minenna è un grande professionista che può dare una mano al Paese”.

Ma di fatto il niet di Mattarella è stato accolto dal premier Conte, senza alcuna contrapposizione con il Colle come sottolineato da giorni dal Fatto Quotidiano.

La svolta – secondo le indiscrezioni raccolte da Start Magazine – è arrivata quando in un colloquio fra Conte e Savona (che nel frattempo era tornato a sentire il capo dello Stato) il ministro degli Affari europei di fronte a uno spaesato premier per lo stallo sul dossier Consob ha dato la disponibilità ad andare alla presidenza della Commissione che vigila sulla Borsa e le società.

Una disponibilità gradita a Conte e accolta dal presidente della Repubblica.

Una sorta di “rivincita” per l’economista dopo il “no” di Mattarella alla sua nomina a ministro dell’Economia. L’uomo che per le sue idee sull’Unione monetaria europea poteva destabilizzare i mercati stando al Tesoro ora andrà con il beneplacito del Quirinale a controllare i mercati. E dopo, chissà, potrà essere una risorsa anche per successive nomine: dal Quirinale a Palazzo Koch.

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“Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell’Economia. La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari. Ho chiesto, per quel ministero, l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con l’accordo di programma. Un esponente che al di là della stima e della considerazione per la persona non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell’Italia dall’euro. Cosa ben diversa da un atteggiamento vigoroso, nell’ambito dell’Unione europea (…)”.

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