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Giorgetti

La lezione dell’incontro Macron-Meloni

Le prime mosse di Giorgia Meloni in politica estera. Si comincia con Macron. I Graffi di Damato

 

Non sono stati i novanta minuti dell’incontro di ieri mattina con Mario Draghi a Palazzo Chigi per lo scambio delle consegne, prima del festoso passaggio della campanella del Consiglio dei Ministri dall’uno all’altra, ma hanno avuto una forte consistenza politica anche i sessanta minuti trascorsi in serata da Giorgia Meloni col presidente francese Emmanuel Macron, sul terrazzo di un albergo affacciato su Trastevere. Non è stato insomma, per quanto definito “informale” da entrambe le parti, un semplice incontro di cortesia, di rispetto della premier italiana verso un ospite illustre presente a Roma per un evento della Comunità di Sant’Egidio sulla pace. “Prime intese”, ha titolato il Corriere della Sera.

“A lezione d’Europa”, ha preferito invece annunciare Repubblica con la solita allusione critica verso la leader della destra diventata la prima presidente del Consiglio nella storia d’Italia. Dello stesso tenore è stata la rappresentazione dell’incontro sul Fatto Quotidiano con quel Macron che “dà a Giorgia lezioni di sovranismo contro gli Usa sul gas”, venduto oltre Oceano agli europei a prezzi troppo alti lucrando sul rincaro dei rifornimenti energetici dalla Russia, che ne ricava il finanziamento della guerra all’Ucraina.

Questa storia o rappresentazione del governo Meloni “a lezione” è smentita dal tweet che lo stesso Macron ha diffuso sul colloquio avuto con la premier italiana. Esso dice: “E’ in quanto europei, paesi confinanti, per l’amicizia dei nostri popoli, che con l’Italia dobbiamo proseguire il lavoro intrapreso. Farcela insieme, con dialogo e ambizione, è ciò che doniamo ai giovani e ai nostri popoli. Questo incontro @GiorgiaMeloni, va in questa direzione”.

Il “lavoro da proseguire” è quello condotto dallo stesso Macron e Mario Draghi anche al recentissimo Consiglio Europeo in un duro braccio di ferro con i tedeschi sul tetto al prezzo del gas. Un lavoro che la Meloni ha ereditato e intende continuare a tal punto da procurarsi, sempre sul Fatto Quotidiano, la definizione di “ostaggio” del l’ex presidente del Consiglio. Un ostaggio così sottomesso da avere assunto come consulente -ha protestato il giornale di Marco Travaglio- l’ex ministro draghiano della transizione ecologica Cingolani. Che di nome si chiama Roberto, tradotto in “Attila” nel titolo del Fatto.

E’ proprio per la continuità prodottasi fra lui e la Meloni ex oppositrice che Draghi nei giorni scorsi, tenendone informato al Quirinale il consenziente Sergio Mattarella, ha lavorato dietro le quinte per creare le condizioni dell’incontro di ieri sera fra il presidente francese e la nuova premier italiana. Missione compiuta, direi. Altro che Meloni – ripeto- in grembiule “a lezione”, come fa comodo immaginare anche al segretario del Pd Enrico Letta per la concorrenza con un Giuseppe Conte convinto di essere lui il capo dell’opposizione, pur avendo il suo MoVimento 5 Stelle raccolto nelle urne del 25 settembre meno voti, e portato alle Camere meno parlamentari, del partito del Nazareno.

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