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Macron spinge Draghi al Quirinale?

Con il Trattato Italia-Francia, Macron sta incoraggiando indirettamente Draghi nella "corsa al Quirinale"? I Graffi di Damato

 

Fra le tante fotografie sulla missione del presidente francese Emmanuel Macron a Roma per la firma odierna del cosiddetto trattato del Quirinale fra i due Paesi, ve n’è una un po’ galeotta per le attuali circostanze politiche.

Alla vigilia ormai -fra poco più di un mese- della convocazione delle Camere in seduta congiunta per l’elezione del successore di Sergio Mattarella quello di Macron a Mario Draghi a Palazzo Chigi è sembrato, a torto o a ragione, ben più di un saluto formale fra persone che si conoscono e si stimano: quasi un incoraggiamento a Draghi nella “corsa al Quirinale” in cui tanti lo vedono ormai coinvolto senza più il distacco o la diffidenza di qualche settimana fa.

Persino dal Vaticano, dove Mattarella è atteso il 16 dicembre per una visita annunciata di “congedo” dal Papa, giungono segnali a favore di Draghi, che lo stesso Pontefice l’anno scorso volle d’altronde chiamare, da celebre “disoccupato” per l’esaurimento del suo mandato di presidente della Banca Centrale Europea, alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.

“Non è un mistero per nessuno -ha scritto il vaticanista del Messaggero riferendo sugli auspici espressi dal Segretario di Stato Pietro Parolin per un Presidente dal “proflo di mediazione, di punto fermo per i valori democratici e di riferimento di fronte alla fluidità in cui ci troviamo a vivere”- che a Santa Marta”, la residenza di Papa Francesco, “si faccia il tifo per Mario Draghi. ritenuto una personalità autorevolissima in Europa e nel mondo, ispirato da una sana laicità e con le spalle sufficientemente larghe per far fronte alle sfide”.

Addirittura al Fatto Quotidiano, dove Draghi è poco simpatico, diciamo così, per il solo fatto di essere succeduto all’indimenticato e amatissimo Giuseppe Conte, se non di avere partecipato attivamente a quello che il direttore di quel giornale ha definito “Conticidio” in un libro, sembrano ormai rassegnati al trasferimento del presidente del Consiglio al Quirinale. In vista o in funzione del quale è stato visto nella cronaca politica di Wanda Marra anche la decisione di Draghi di consultare separatamente -al posto, per ora, del “tavolo” proposto dal segretario del Pd Enrico Letta per mettere tutti insieme i leader della maggioranza- i capigruppo parlamentari e capi-delegazione dei partiti che partecipano al governo. “Al Nazareno- ha riferito la cronista parlando della sede del Pd- l’ipotesi che il premier vada al Quirinale non sembra così peregrina”.

Anche direttamente dal mondo delle 5 Stelle, in particolare dal vice presidente del Movimento Marco Turco, pur temendo “un rallentamento di tutte le attività in atto” per effetto della prevedibile formazione di un nuovo governo, e non della semplice sostituzione del presidente del Consiglio, è arrivata l’assicurazione che “verso Draghi non abbiamo nessuna preclusione”.

C’è tuttavia chi ancora spera di convincere Mattarella a un bis temperato, diciamo così. Sembra il sottinteso, per esempio, del disegno di legge appena proposto dall’autorevole senatore del Pd Luigi Zanda per una modifica della Costituzione sulla ineleggibilità del capo dello Stato uscente e sull’abolizione del cosiddetto semestre bianco, che gli impedisce di sciogliere le Camere. Sono cose entrambe auspicate pubblicamente da Mattarella, a garanzia delle quali il presidente in scadenza potrebbe farsi confermare, facendo eleggere praticamente il suo successore dalle nuove Camere nel 2023, e in un nuovo contesto anche costituzionale, oltre che politico.

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