A volte ritornano. Leggendo l’articolo pubblicato su il manifesto dal titolo ”È nato un nuovo sessantotto” – a proposito delle manifestazioni nel mondo filo-Greta – è difficile non sottrarsi all’impressione di stare rivivendo un déja vu.
Ricordate come venne celebrato il movimento alter global a livello mondiale? Nello stesso modo. E quale fine ha fatto? Si è eclissato.
Quando poi si leggono frasi di questo genere – “I veri nemici saranno dunque le grandi potenze mondiali, le multinazionali, incapaci di trovare alternative all’attuale modello di crescita economica” – è difficile pensare che costoro abbiano una visione realistica e non viziata da ideologie faziose e totalitarie.
Se infatti un quotidiano come il manifesto può esistere lo deve proprio alla globalizzazione capitalistica che consente al giornale comunista di essere presente su Google, su Facebook e su Twitter, tutte multinazionali americane.
Se poi i lettori possono acquistare il manifesto online attraverso le modalità di pagamento elettronico lo possono fare proprio grazie alla globalizzazione non solo della tecnologia ma anche degli enti bancari.
E se infine qualsiasi giornalista de il manifesto può viaggiare in giro per il mondo per fare i reportage lo può fare fare grazie alla globalizzazione dei mezzi di trasporto e soprattutto grazie agli investimenti miliardari che Stati e multinazionali ogni giorno fanno per le infrastrutture ferroviarie, portuali e aeroportuali.
E che dire degli investimenti che vengono fatti per la costruzione dei cavi sottomarini che consentono anche ai giornalisti del quotidiano comunista di comunicare in tutto il mondo o di quelli relativi ai satelliti di telecomunicazioni che consentono ai giornalisti del quotidiano di parlare via cellulare dentro e al di fuori dei confini nazionali?
Un consiglio dunque: volete essere coerenti? Scegliete di vivere come fece David Thoreau.