skip to Main Content

Stato Islamico

L’America ha sconfitto lo jihadismo?

Il corsivo di Giuseppe Gagliano.

 

Difficile non parlare della disfatta dell’Occidente in occasione dell’anniversario tragico dell’11 settembre. Presentare il ponte aereo organizzato dagli Stati Uniti da Kabul come un grande successo dal punto di vista militare da parte del generale Austin costituisce l’inequivocabile dimostrazione della decadenza dell’impero americano.

La superiorità indiscussa e indiscutibile della Nato e degli Stati Uniti sotto il profilo tecnologico non è stata adeguata per sconfiggere il jihadismo: l’incapacità politica, l’assenza di una reale strategia di medio -lungo termine, incapacità di contrastare una guerra asimmetrica come fu d’altronde quella del Vietnam o quella che affrontarono i francesi in Indocina. Il determinato fanatismo religioso alla fine ha avuto la meglio sui valori democratici dell’Occidente, Occidente che oggi deve necessariamente contrattare proprio con coloro che fino a ieri riteneva i suoi peggiori nemici. E non dimentichiamoci che il Qatar ha avuto che avrà un ruolo certamente importante nelle future relazioni col governo afgano rimane la sede per elezione, per eccellenza della Fratellanza Musulmana.

Ma se l’America piange, la Francia certo non ride visto che in Mali la sua sconfitta è un dato di fatto. Il fanatismo ideologico da un lato, la totale e assoluta spregiudicatezza nel sacrificare la propria vita per i propri ideali religiosi e l’altrettanta cinica spregiudicatezza nell’eliminare i propri avversari nei modi più spietati e crudeli fanno dei terroristi islamici dei nemici temibilissimi. Nemici di fronte ai quali i valori dell’Occidente sembrano sciogliersi come neve al sole. Almeno fino a questo momento. Riguardo poi al gregarismo patetico, vile e pusillanime degli alleati che ci sono come sempre accodati alle scelte americane non vale neppure la pena di spendere qualche parola.

Ma fra gli errori politici grossolani, inammissibili e dalle conseguenze drammatiche Gianandrea Gaiani su Analisi Difesa ne mette in evidenza due: “L’ambiguità di Washington ha raggiunto il picco durante gli otto anni di Amministrazione Obama con il sostegno all’estremismo islamico della Fratellanza Musulmana, evidente nelle cosiddette primavere arabe che hanno visto cadere i regimi tunisino ed egiziano e hanno indotto le monarchie sunnite e in genere il mondo arabo a diffidare degli USA. Per non parlare del sostegno militare e politico alle “rivoluzioni” in Libia e Siria: nella prima è stato destabilizzato il Mediterraneo Centrale alle porte dell’Italia e nella seconda sono stati apertamente armati dalle potenze occidentali movimenti e milizie jihadiste che si richiamano alla stessa ideologia dei terroristi che hanno compiuto stragi in Europa e Stati Uniti.”

È chiaro che una sconfitta di tale portata non farà altro che rafforzare l’integralismo islamico inducendolo a pianificare attentati nel cuore stesso dell’Europa e costringendo i servizi di sicurezza ad un lavoro ancora più complesso di quanto già non fatto fino a questo momento. Ma il terrorismo islamico ha un grande vantaggio: può colpire in qualunque momento, in qualunque luogo, con strumenti semplici o anche raffinati. Insomma ha dalla sua il vantaggio della sorpresa e della rapidità di esecuzione.

Back To Top