skip to Main Content

Giorgetti

Il Foglio di Ferrara incarta Domani e Repubblica su Giorgia Meloni

Che cosa ha scritto Il Foglio su Giorgia Meloni e non solo. I Graffi di Damato

Fra tutti i giornali italiani, quello più imbarazzato di fronte a Gorgia Meloni e al suo governo è Il Foglio fondato a suo tempo da Giuliano Ferrara e ancora da lui ispirato, pur diretto da Claudio Cerasa.

Parlo del giornale più imbarazzato, non imbarazzante perché questo titolo spetta, in ordine non solo alfabetico, a Domani e a Repubblica, il nuovo e l’ex quotidiano di Carlo De Benedetti: il primo avendo cominciato, e il secondo inseguendolo, una minuziosa esplorazione della famiglia della premier, fra tutte le pieghe e le piaghe, vere o presunte, dei suoi vari rami originari o derivati. Non è ancora uscito nulla di tanto rilevante o sospetto da avere incuriosito qualche Procura, ma su questo terreno le speranze degli interessati alla rottamazione di turno -si sa- sono sempre le ultime a morire.

Dicevo del Foglio fondato e ancora ispirato da Giuliano Ferrara, dichiarato elettore – almeno l’anno scorso, in occasione del rinnovo delle Camere – del Pd di Enrico Letta successivamente passato di mano, e di genere, a Elly Schlein.

Anche a costo di allarmare l’amico e in qualche modo anche collaboratore di gala Carlo Rossella, recentemente compiaciuto della “Ducia” data ogni tanto alla Meloni da un Ferrara insoddisfatto delle versioni sempre più a destra dell’originario centrodestra improvvisato da Silvio Berlusconi nel 1994, Giuliano ha fatto il suo “strappo” lunedì scorso, 15 maggio. “Il miracolo di questa Roma gialloazzurra”, ha titolato in prima pagina un commento alla visita appena compiuta sulle due rive del Tevere dal presidente ucraino Vladymir Zelenscky. E subito sotto, spiegando bene la sua pur disincantata soddisfazione: “La capitale dell’ambiguità trasformata nella capitale della controffensiva politica, militare e diplomatica degli ucraini. Complimenti a Meloni, e al bisogno di legittimazione che ci ha dato una destra euroatlantica”. Aggettivo, quest’ultimo, molto caro al fondatore del Foglio, che imparò da bambino col fratello Giorgio, che purtroppo è appena scomparso, a diffidare di Mosca crescendovi con la famiglia mandata lì dal Pci con la nomina del papà Maurizio Ferrara a corrispondente dell’Unità, prima di farne il direttore e di promuoverlo ad una carriera più interamente politica di amministratore locale e poi di parlamentare. La gradualità in quel partito era una regola assai difficilmente aggirabile. Solo ad Enrico Berlinguer sarebbe stato consentito di nascere  -diceva scherzando Emanuele Macaluso – membro della direzione nazionale del Pci.

Il “miracolo” della Meloni contemplato e descritto il 15 maggio è stato compensato tre giorni dopo, sempre in prima pagina, da una partecipazione ironica alla campagna di Domani e Repubblica sulla famiglia dei “Meloni serpenti”, protagonista di “una straordinaria commedia all’italiana, anzi italo-spagnola”, fatta di “intrighi”, di un “moroso della mamma che diventa moroso della figlia”, e via sbertucciando nella prospettiva di un film alla Virzì del 1996 titolato “Ferie d’agosto”.

Back To Top