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Drone Cremlino

Il drone sul Cremlino era ucraino?

La Russia ha dichiarato di aver sventato nella notte fra il 2 e il 3 maggio un attacco ucraino sul Cremlino tramite drone. L'Ucraina ha negato qualsiasi coinvolgimento nell'incidente. Gli analisti affermano che ci sono una serie di ragioni per cui il presunto attacco non torna. Fatti e analisi

 

Riguardo all’attacco via drone al Cremlino, su una cosa sembrano concordare gli analisti: è impossibile sapere con precisione chi ha lanciato i droni.

Mercoledì la Russia ha accusato l’Ucraina di aver tentato di attaccare il Cremlino la notte tra il 2 e il 3 maggio usando due veicoli aerei senza pilota, o droni, parlando di attentato al presidente Putin. L’Ucraina ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’incidente.

Il Cremlino è uno dei complessi governativi più sorvegliati al mondo, puntualizzava ieri la Cnn.

Mesi fa, le autorità russe hanno iniziato a montare installazioni di difesa aerea sul Ministero della Difesa e sugli edifici amministrativi in tutta Mosca.Anche il confine della Russia con l’Ucraina è protetto. Se si trattava di droni ucraini, come hanno fatto a sfuggire al rilevamento? Le difese di Mosca hanno fallito? Ancora più imbarazzante per il Cremlino, come hanno fatto i droni ad avvicinarsi così tanto al Cremlino? si interroga ancora la Cnn.

In termini di portata, gli esperti affermano che i droni lanciati dall’Ucraina potrebbero raggiungere in profondità il territorio russo e fino a Mosca, che dista circa 450 km (280 miglia) dal confine, riporta la Bbc. Questa operazione può essere portata a termine, “solo con un drone che non parte dall’Ucraina” ha commentato il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore della Difesa, al Corriere. “A giudicare dal video parrebbe trattarsi di un drone quadricottero, o simile, cosa che fa pensare che il velivolo sia stato lanciato dall’interno del territorio russo” ha ipotizzato Pietro Batacchi, direttore di Rid.

“L’abbattimento è l’unica cosa certa. Il resto sono illazioni”. È quanto ha sentenziato su Domani, il generale Umberto Rapetto, esperto di cybersicurezza.

Tutti i dettagli su ipotesi e tesi degli esperti.

LA POSIZIONE DEL CREMLINO

Nella notte tra il 2 e il 3 maggio le forze ucraine hanno tentato di colpire con droni la residenza del Cremlino del presidente russo, Vladimir Putin. Lo ha reso noto l’ufficio stampa del presidente il 3 maggio specificando che né Putin né altre persone sono rimaste ferite. “Due aeromobili a pilotaggio remoto erano diretti al Cremlino. In seguito alle azioni tempestive intraprese da servizi militari e speciali utilizzando sistemi di combattimento radar, i dispositivi sono stati disabilitati”, si legge nel comunicato stampa.

In particolare, le riprese video hanno mostrato due oggetti volanti che si avvicinavano al Palazzo del Senato all’interno delle mura del Cremlino e uno che esplodeva con un lampo luminoso. Il sindaco di Mosca, Serghey Sobyanin, ha disposto il divieto di sorvolo di droni sulla capitale dopo l’abbattimento dei due droni.

Il giorno dopo aver accusato l’Ucraina di quello che ha definito un attacco terroristico, ieri l’amministrazione del Cremlino ha spostato l’attenzione sugli Stati Uniti, ma senza fornire prove, sottolinea Reuters.

LA REPLICA USA

Washington ha subito respinto le accuse: “Gli Usa non incoraggiano, non sostengono e non forniscono supporto ad attacchi contro singoli leader”. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale alla Cnn a proposito dell’attacco al Cremlino.

E QUELLA UCRAINA

Anche l’Ucraina da parte sua ha subito negato il coinvolgimento nell’incidente nelle prime ore di mercoledì.

QUALE DRONE POTREBBE AVER ATTACCATO IL CREMLINO

Samuel Bendett, uno specialista di droni presso lo US Center for Naval Analyses, ha suggerito che il drone possa essere un UJ-22 di fabbricazione ucraina o un Mugin-5 cinese, riporta il Guardian. Quest’ultimo è disponibile online a 7.500 sterline, un prezzo ben all’interno della fascia di un gruppo di guerriglieri, oltre che di un attore statale, e una tacca sopra un semplice quadricottero.

I droni ad ala fissa possono volare per centinaia di miglia su una rotta preimpostata, scendendo a bassa quota per evitare il rilevamento. Inoltre sono realizzati con materiali compositi che non sono sempre facili da rilevare sul radar. Sia l’UJ-22 che il Mugin-5 dichiarano una velocità di crociera di 75 mph e un tempo di volo di sette ore – e parti dell’Ucraina sono a meno di 480 km da Mosca.

LA GITTATA POSSIBILE DAL TERRITORIO UCRAINO

“Sebbene l’Ucraina non abbia confermato che le sue forze armate abbiano effettuato gli attacchi, penso che i raid preventivi a cui abbiamo assistito lo scorso anno dimostrino che l’Ucraina ha la capacità di lanciare attacchi a lungo raggio di questo tipo dall’interno del territorio ucraino”, ha affermato alla Bbc David Cenciotti, direttore del blog Aviationist.

Ancora la Bbc riporta che lo specialista di droni Steve Wright sostiene che è possibile che un drone possa colpire il Cremlino dopo il lancio dall’interno dell’Ucraina. Ma ha aggiunto: “La mia ipotesi è che il drone sia stato lanciato da molto più vicino, in quanto ciò gli eviterebbe di dover affrontare gran parte delle difese di Mosca”.

Il ministro ucraino per la trasformazione digitale Mykhailo Fedorov si è recentemente vantato di un drone ucraino chiamato R18 che “può volare da Kiev a Mosca e ritorno”, ricordava ieri sempre la Bbc, aggiungendo che Fedorov ha negato di aver chiesto attacchi di droni su Mosca.

COSA SOSTIENE L’INSTITUTE FOR THE STUDY OF THE WAR (ISW)

Secondo gli analisti dell’Institute for the Study of War (ISW), diversi indicatori suggeriscono che l’attacco sia condotto internamente e intenzionalmente organizzato, anche perché la Russia ha recentemente adottato misure per aumentare le capacità di difesa aerea interna russa, anche all’interno della stessa Mosca.

In quanto tale, ha osservato il think tank di Washington, era quindi “estremamente improbabile” che due droni potessero “penetrare più strati di difesa aerea e far esplodere o essere abbattuti proprio sopra il cuore del Cremlino in un modo che fornisse immagini spettacolari catturate piacevolmente dalla telecamera”.

Inoltre, anche la “risposta immediata, coerente e coordinata” del Cremlino all’incidente ha sollevato sospetti, suggerendo che l’attacco fosse “preparato internamente in modo tale che i suoi effetti politici previsti superino il suo imbarazzo”, ha aggiunto il think tank.

IL COMMENTO DEL GENERALE CAMPORINI

E anche nel nostro paese gli esperti militari si interrogano sulla natura dell’attacco al Cremlino via drone del 3 maggio.

Questa operazione può essere portata a termine «solo con un drone che non parte dall’Ucraina. È praticamente impossibile che un mezzo in grado di volare per 700 chilometri e con dimensioni che superano la tonnellata possa fare questa traversata senza essere avvistato. Se la Russia continua a sostenerlo ammette di non avere un vero scudo anti-aereo. E non mi sembra questo il caso» ha commentato al Corriere il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore della Difesa.

Dunque per il generale è una «false flag», una provocazione, un blitz inscenato dagli stessi invasori, sottolinea il Corriere. «L’alternativa — aggiunge Camporini — è che si tratti di un drone più piccolo spedito non più dall’Ucraina, ma da sabotatori interni. Scenario non meno grave per la Russia, in quanto vorrebbe dire che non hanno il controllo del territorio nelle vicinanze di Mosca. Ma anche questa ipotesi pare poco credibile e di conseguenza non resta che la provocazione».

L’ANALISI DEL GENERALE RAPETTO

Anche per il generale della Guardia di Finanza, Umberto Rapetto, esperto di cybersecurity, ci sono troppi nodi da sciogliere per sostenere che il drone al Cremlino possa essere ucraino.

“Chi si avvale di certi aggeggi si chiede anzitutto quanto tempo questi possono stare per aria e, nel caso si intenda recuperarli a fine missione, il “chilometraggio” o le “ore” vanno dimezzate prevedendo – appunto – andata e ritorno. Il secondo quesito riguarda la “gittata” dei sistemi ricetrasmittenti che servono per manovrare il drone e per gestirne le eventuali operazioni” ha spiegato Rapetto sul quotidiano Domani.

“Le valutazioni in argomento restringono il raggio di operatività di questi strumenti di guerra e ovviamente portano ad escludere lunghe galoppate aeree.Se si aggiunge che lo spazio aereo che sovrasta zone, comprensori o singoli edifici connotati da elevata criticità è interdetto non solo amministrativamente, ma è presidiato da armi convenzionali e tutelato elettronicamente, il campo di gioco subisce un ulteriore restringimento” ha aggiunto Rapetto.

Pertanto “le considerazioni appena fatte  — spiega Rapetto — portano a dare un certo carattere locale a quel che è successo. Una storia di quartiere che lascia immaginare una secca alternativa: una permeazione dell’intelligence ucraina che ha “uffici” o collaboratori (o partner stranieri) nei dintorni della piazza Rossa oppure una fantasiosa compagine di eredi del Kgb che espone i luoghi sacri a rischi eccessivi pur di attribuire a Zelensky determinate iniziative”.

Infine, forse giusto l’esame dei resti del drone potrebbe essere d’aiuto nell’attribuzione dell’attacco al Cremlino: “l’identificazione del modello e la carica residua delle batterie di alimentazione potrebbero rivelare quanta “strada” aveva percorso, desumibile sulla base del consumo di energia” secondo il generale Rapetto.

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