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Droni

Come l’Ucraina è diventata una potenza dei droni. Report Economist

Ecco come vengono utilizzati i droni dall'Ucraina. Che cosa emerge da un approfondimento del settimanale The Economist

 

L’audace attacco con i droni sul Cremlino sta dividendo analisti e osservatori, oltre che Russia e Ucraina.

Sta di fatto che – al di là della mano che ha azionato l’attacco – sono ormai consolidate le capacità militari dell’Ucraina, in grado ormai di penetrare ben dentro il territorio nemico disorientandone le difese. Questo sviluppo è il frutto di un’emergente capacità produttiva autoctona che ha dotato l’esercito di Kiev di sofisticati droni d’attacco di cui un recente articolo dell’Economist descrive la genesi e le caratteristiche.

La guerra dei droni

È da diversi mesi ormai che la guerra in Ucraina ha preso un nuovo corso grazie ai droni di Kiev capaci di arrivare ben dietro le linee nemiche o addirittura in territorio russo per condurre sofisticati attacchi come quello che due giorni fa ha preso di mira il Cremlino, secondo il settimanale britannico.

Questo sviluppo è figlio della necessità, dice all’Economist una fonte dell’intelligence ucraina: di fronte a un nemico che usa ogni mezzo possibile, compresi i droni di fabbricazione iraniana, per portare rovina nel Paese, l’industria bellica di Kiev ha sviluppato in gran fretta una nuova tipologia di droni capaci di eludere la sorveglianza di Mosca e penetrare a fondo in territorio nemico.

La tipologia di droni in dotazione all’Ucraina

L’impellenza della guerra stimola anche la creatività. Gli ucraini ormai usano i droni in almeno cinque modi diversi. Anzitutto come piccoli mezzi di tipo commerciale che possono trasmettere ai comandi immagini delle postazioni nemiche; poi come munizioni volteggianti impiegate per arrecare disturbo più che per distruggere; poi come strumenti per la guerra elettronica; quindi come più grandi munizioni destinate a distruggere i mezzi corazzati del nemico; infine come mezzi di attacco decollati dal mare o da terra in grado di trasportare bombe e missili a distanza di centinaia o addirittura migliaia di chilometri dal punto di partenza.

Se l’hardware per le prime quattro categorie di droni arriva prevalentemente dall’estero ed è disponibile in grandi quantità, per i droni d’attacco la produzione è esclusivamente interna e questo crea problemi che tuttavia gli ucraini, di fronte alla realtà di una guerra brutale condotta contro di loro, sono stati in grado di sormontare.

La nuova dottrina militare ucraina e i droni

Entra in scena qui Mykhailo Fedorov, il vice primo ministro responsabile del programma droni dell’Ucraina. All’Economist Fedorov rivela quel che in parte è coperto da segreto, ossia la ristrutturazione dell’esercito di Kiev con la creazione di 60 squadroni di attacco con i droni, almeno uno per ogni brigata, dotati di un apposito staff e comandanti dedicati.

Si tratta della prima riforma di questo tipo condotta in qualsiasi esercito del mondo, realizzata anche attraverso lo studio di una dottrina militare aggiornata per includere l’impiego dei droni.

Una produzione autoctona

Lo sforzo ucraino passa anche attraverso una rinnovata capacità di fabbricazione dei droni stessi.

A tale scopo, il Ministero della Difesa ha creato un board nuovo di zecca per coordinare il lavoro dei produttori di droni. Sono state anche implementate riforme per deregolamentare questo mercato rimuovendo ad esempio le barriere all’importazione. Pochi giorni fa, infine, è stato attivato un nuovo cluster militare allo scopo di favorire l’integrazione tra la tecnologia militare, il capitale e società estere.

Il fattore Starlink

Fin dalle prime fasi del conflitto gli ucraini hanno potuto contare sulla rete di satelliti di proprietà di Elon Musk, che lavora a frequenze con cui per i russi è difficile interferire, per operare e manovrare i propri droni.

Negli ultimi  tempi tuttavia Musk, preoccupato per una possibile escalation da parte russa, ha introdotto motu proprio dei limiti all’impiego di Starlink attraverso sistemi di geolocalizzazione che disattivano automaticamente le comunicazioni quando i mezzi si allontanano troppo dal territorio ucraino e, addirittura, quando viaggiano a velocità superiori ai 100 km/h.

È questo il motivo per cui adesso gli sviluppatori ucraini di droni hanno preso a far capo a sistemi alternativi di comunicazione ovviamente dispendiosi ma non meno efficaci di Starlink.

Colli di bottiglia nella produzione autoctona di droni

Sebbene la produzione autoctona di droni d’attacco appaia promettente, ci sono delle strozzature che ne minano l’efficacia.

Una di queste è la scarsa disponibilità di munizioni e missili, che l’America è riluttante a mettere a disposizione di Kiev nel timore di irritare troppo Putin.

Un altro collo di bottiglia è rappresentato dalla produzione di motori, specialmente quelli a benzina, indispensabili per coprire lunghe distanze. Esiste solo un limitato numero di aziende al mondo in grado di confezionare quelli adatti ai droni ucraini e questo significa che Kiev deve fare anche i conti con la domanda concorrente dei russi.

La minaccia attacchi

C’è un ultimo fattore infine che potrebbe ostacolare la produzione interna di droni e sono gli attacchi mirati da parte della Russia. È già successo che gli impianti di fabbricazione ucraini venissero presi di mira da attacchi missilistici di Mosca.

Questo è il motivo per cui, come conferma all’Economist Dmytro Shymkiv, proprietario di AeroDrome, una delle fabbriche attive in questo settore, la location dei siti produttivi è coperta da un fitto segreto.

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