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Arnese

Il bersaglio Conte, l’Ema non ha dati sui vaccini, falsi strepitii sullo shopping

Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. I tweet di Michele Arnese, direttore di Start

 

COME LA MAGGIORANZA AMA CONTE

 

LA PIRAMIDE E IL FARAONE

 

DATI & VACCINI

 

I FALSI STREPITII SULLO SHOPPING

 

LE RICHIESTE DI MUSTIER (UNICREDIT) AL GOVERNO

 

RICORDI BANCARI…

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ESTRATTO DELLA NOTA DI STEFANO FOLLI SU REPUBBLICA:

Nella situazione attuale, c’è un disagio politico tra il presidente del Consiglio Conte e i partiti che lo sostengono, a cominciare da quello di Zingaretti. Ne deriva che sostituire un paio di ministri minori, il cui nome è pressoché sconosciuto al pubblico, non serve a nulla. Non rinsalda la coalizione, non risolve i problemi interni ai partiti. Viceversa, metter mano ai ministeri maggiori, quelli con portafoglio (Difesa, Interno, Sviluppo economico, Infrastrutture, eccetera), significa aprire una vera e propria crisi: con tutte le incognite del caso, prima fra tutte la messa in discussione del capo del governo. Perché ovviamente è lui il bersaglio delle manovre in corso, tanto che quando si parla di “rimpasto” spesso si affaccia il tema di uno o due vice-premier da inserire nella cornice ministeriale. Il che conferma l’esistenza di un non-detto tra Conte e le forze della maggioranza, visto che non lo si ritiene più il garante dell’equilibrio. Anche qui, nessuna sorpresa. Intorno alla gestione delle future risorse europee (il Recovery plan) si sta giocando da tempo una partita complessa. Da un lato, c’è Conte che tende a creare una cortina fumogena di commissioni ed esperti, ma in ultima analisi è determinato a mantenere per sé l’ultima parola sugli investimenti e l’impiego dei fondi, peraltro condizionati da ritardi, rinvii e indecisioni. Dall’altro, ci sono i capi partito che non gradiscono essere tagliati fuori. In fondo è qui il cuore dello scontro tra un premier abituato ormai a maneggiare in solitudine il suo potere (che è grande, anche in virtù dello stato d’emergenza) e quanti nella coalizione vorrebbero tornare a logiche più tradizionali. Le quali non garantiscono da sole una maggiore efficienza, anzi, però aiutano a sottrarre lo scettro all’avvocato del popolo. Sullo sfondo si registra la crescente irritazione dell’Europa per il balletto romano, le cui conseguenze rischiano di proiettarsi in modo negativo sui piani di Bruxelles. Dietro il “rimpasto” s’intravede dunque lo sforzo di mettere sotto tutela il presidente del Consiglio o al limite di cambiarlo. Anche se non è chiaro con chi. In ogni caso, “rimpasto” diventa oggi sinonimo di crisi dell’esecutivo. Le indiscrezioni dicono che al Quirinale si vede con preoccupazione tale scenario. Si vorrebbe evitare di spostare qualche mattone per il timore di far crollare il muro durante l’emergenza sanitaria. È comprensibile, secondo una logica conservativa. Tuttavia le dinamiche politiche hanno il loro peso e stanno esercitando una pressione, mentre una spinta ancora maggiore viene dall’Europa.
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