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Mine Navali Mar Nero

Guerra Russia-Ucraina, chi ha piazzato mine vaganti nel Mar Nero?

Mine navali trovate a galleggiare nel Mar Nero, Ucraina e Russia si incolpano a vicenda e la situazione si fa sempre più esplosiva. Ecco cosa hanno detto i Paesi belligeranti (e il Regno Unito)

 

Ucraina e Russia si sono accusate a vicenda di aver messo delle mine navali nel Mar Nero e negli ultimi giorni, quelle che avevano iniziato a fluttuare, sono state disinnescate da squadre di sommozzatori militari turchi e rumeni dopo che erano finite nelle loro acque.

Al pericolo che potrebbero provocare si aggiungono anche i relativi problemi legati alla navigazione globale e il conseguente aumento dei prezzi dei beni trasportati via mare.

L’INTERVENTO DELLA TURCHIA

Durante il fine settimana del 26 e 27 marzo, secondo quanto riportato da Dw, la marina turca ha individuato e disinnescato diverse mine navali alla deriva. Una è stata avvistata e neutralizzata vicino alla città di mare Igneada e un’altra vicino al canale del Bosforo che è stato brevemente chiuso al traffico.

L’INTERVENTO DELLA ROMANIA

Anche l’esercito rumeno ha detto di aver distrutto una mina navale individuata dai pescatori nei giorni precedenti. Secondo il sito The Maritime Executive, è stata rintracciata a circa 40 miglia nautiche (nm) al largo di Capu Midia, una base militare rumena situata vicino a Costanza.

LE MINE NAVALI

Le mine individuate erano di ancoraggio, ovvero armi che dovrebbero appunto essere tenute da un’ancora sotto la superficie dell’acqua pronte a detonare quando l’esplosivo entra in contatto con lo scafo di una nave.

LA VERSIONE DELLA RUSSIA

Il ministero della Difesa russo e il Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa, noto con la sigla FSB, hanno accusato l’Ucraina di averle posizionate al largo della costa di Odessa e hanno avvertito del fatto che, a causa di una tempesta, erano andate alla deriva.

I primi rapporti, riferisce Dw, parlavano di diverse centinaia di mine. Più tardi, il ministero della Difesa russo ha ridimensionato i numeri sostenendo che si erano rotte circa 10 delle 370 ancore.

LA VERSIONE DELL’UCRAINA

Kiev ha respinto le accuse ribadendo che si tratta della solita propaganda russa e ha aggiunto che le mine provenivano da scorte ucraine che erano state usate a Sebastopoli, al largo della Crimea, occupata dalla Russia dal 2014.

Il governo ucraino ha quindi accusato la Russia di aver deliberatamente permesso alle mine di galleggiare nel Mar Nero per danneggiare la reputazione internazionale dell’Ucraina.

COSA SI DICE NEL REGNO UNITO

Anche il Regno Unito ha puntato il dito contro Mosca. Il ministero della Difesa britannico, infatti, nel suo aggiornamento quotidiano sulla guerra del 3 aprile ha riferito che “sebbene l’origine di tali mine rimanga poco chiara e contestata, la loro presenza è quasi certamente dovuta all’attività navale russa nella zona e dimostra come l’invasione russa dell’Ucraina stia colpendo gli interessi neutrali e civili”.

Il primo ministro britannico, Boris Johnson, si è inoltre impegnato a fornire all’Ucraina sistemi di difesa costiera non specificati tra cui potenzialmente, stando al The Maritime Executive, potrebbe essere compreso il Naval Strike Missile.

COSA NE PENSANO GLI ESPERTI

“Entrambe le versioni sono plausibili”, ha detto a Dw Johannes Peters, un esperto di strategia marittima presso l’Università tedesca di Kiel. Secondo Peters, dalle immagini rilasciate, era chiaro che le mine in questione erano vecchi modelli (come confermato anche dalla Turchia) che potevano essere identificati come ucraini, ma che probabilmente risalivano all’epoca sovietica, come le YaM e YarM.

Ciò che è certo, ha detto l’esperto, “è che dopo l’annessione della Crimea, anche la marina russa ha avuto accesso a queste mine”.

La minaccia delle mine navali, tuttavia, per Peters potrebbe essere meno grave del previsto proprio perché dalle immagini risulterebbero “in un cattivo stato di manutenzione e alcune di loro non sembrano nemmeno essere attivate”. Questo però, ha chiarito, “non significa che non siano pericolose” perché il fatto che siano datate le rende probabilmente ancora più sensibili.

COSA DICE LA LEGGE

Dw ricorda che “non esiste un accordo internazionale che vieti le mine marine, così come per le mine terrestri. Tuttavia, la Convenzione dell’Aia sulle mine sottomarine vincola gli Stati a seguire alcune regole. Tra queste c’è una legge che stabilisce che le mine non devono essere lasciate andare alla deriva nelle acque internazionali”.

I RISCHI PER LE NAVI MERCANTILI E LA SUPPLY CHAIN

Il rischio di imbattersi in mine galleggianti nella principale rotta di navigazione del Mar Nero va anche ad allungare la lista dei rischi in cui potrebbero incorrere le navi mercantili. I governi, hanno detto a Reuters alcuni funzionari marittimi, devono garantire un passaggio sicuro sia per i lavoratori del settore che per mantenere le catene di approvvigionamento.

Come, infatti, anche Start ha scritto più volte, il Mar Nero è fondamentale per l’esportazione di moltissime materie prime. Le sue acque oltre a essere condivise da Ucraina e Russia toccano anche Bulgaria, Romania, Georgia e Turchia.

I funzionari hanno poi riferito all’agenzia di stampa che, dall’inizio del conflitto, al largo delle coste ucraine sono stati uccisi due marittimi e cinque navi mercantili sono state colpite da proiettili. Di queste, una è stata affondata.

Come se non bastasse, scrive Dw, al momento le compagnie di assicurazione si rifiutano di coprire i danni causati dalla guerra e quindi le compagnie di navigazione se decidono di inviare navi nei Paesi bagnati dal Mar Nero corrono un bel rischio finanziario.

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